Nothing But Thieves: “Con MORAL PANIC ci spingiamo oltre i confini del rock”

I Nothing But Thieves ci hanno presentato in anteprima il loro ultimo album (in uscita proprio oggi): MORAL PANIC. Ecco cosa ci hanno raccontato.

Conor Mason (voce, chitarre), Joe Langridge-Brown (chitarre) e Philip Blake (basso) ci hanno svelato in anteprima, e rigorosamente via telematica, i retroscena del loro terzo lavoro, MORAL PANIC (RCA Records/Sony Music). Un disco che risulta incredibilmente attuale rispetto alla realtà che stiamo vivendo e che vuole rivolgersi alle persone con una forte carica di protesta morale ma che, alla fine, vuole anche trasmettere tanta speranza.

Prodotto da Mike Crossey (The 1975, Arctic Monkeys e Wolf Alice), MORAL PANIC è composto da 11 tracce: Unperson, Is Everybody Going Crazy?, Moral Panic, A Real Love Song, Phobia, This Feels Like The End, Free If We Want It, Impossible, There Was Sun, “Can You Afford To Be An Individual?, Before We Drift Away.

I Nothing But Thieves hanno di recente annunciato 3 livestream “Live from the Warehouse”, che si terranno il 28 e il 29 ottobre e di cui sono già aperte le prevendite a questo link. Aperte inoltre le prevendite dell’unica data italiana del tour 2021 della band, in programma il 3 novembre al Fabrique di Milano. È possibile acquistare i biglietti sui circuiti TicketOne e Ticket Master.

MORAL PANIC è un disco attuale sebbene scritto in tempi non sospetti (ci riferiamo all’emergenza COVID-19), come è nato?

Esatto, buona parte dell’album è stata scritta prima dell’emergenza sanitaria, ma suona attuale perché avevamo già visto aspetti della società che nel corso del tempo non hanno fatto altro che peggiorare. A differenza degli altri dischi, che sono stati scritti on the road, quest’anno ci ha permesso di avere il tempo di stare a casa e dedicarci all’album (mai successo dal 2014 ad oggi). Anche per questo motivo parla meno di noi e più di ciò che ci circonda.

Raccontateci il perché della scelta del titolo e della copertina dell’album.

Il titolo MORAL PANIC esprime totalmente il concetto di base del disco: è un album sulle persone, un disco più apertamente politico, che vuole dare voce alle tensioni che viviamo e al dolore della società. Per quanto riguarda la copertina, abbiamo pensato che sarebbe stato troppo facile e scontato farla rimanere intrappolata in tonalità scure e abbiamo voluto estendere la palette di colori. Inoltre rispecchia perfettamente le emozioni confuse della gente perché guardando le figure non si capisce se siano amici o nemici, se si stanno abbracciando o si stanno facendo del male.

C’è un brano in particolare che preferite?

Siamo tutti concordi nel dire Can You Afford To Be An Individual?. Questo brano è uscito un bel pezzo con due refrain e basta, il testo poi è estremamente coinvolgente. Pensare che è stata la prima idea che ci è venuta per l’album e l’ultima che siamo riusciti a ultimare. È un brano che riassume ciò che è il rock per noi, ci sembra quasi di ascoltare una canzone da fan e non da artisti che l’hanno scritta.

Che rapporto avete con l’Italia?

L’Italia è un paese in cui veniamo spesso e nel quale ci siamo esibiti fin dagli esordi, ricordiamo ancora quando abbiamo aperto i Muse nel 2015 al Rock in Roma, è stato uno degli show più incredibili mai vissuti, i fan italiani sentono veramente la musica e hanno reazioni molto intense che ci hanno subito fatto innamorare di questo pubblico. È un paese in cui ci fa sempre piacere e tornare anche per il buon cibo e il buon vino, a dirla tutta!

Il vostro modo di fare musica è cambiato nel corso degli anni?

Abbiamo già due album alle spalle e di volta in volta ci siamo spinti sempre un po’ oltre. Ad oggi questa è un’operazione ancora più facile perché l’esperienza ci permette di sperimentare sia in fase di scrittura che in fase di registrazione, cerchiamo di non pensare mai troppo e di buttarci sperimentando al massimo. Il disco precedente è nato come reazione al primo album, mentre questo è più un disco “stand alone”, rappresenta un nuovo inizio.

Cosa state preparando per i 3 livestream? Cosa ne pensate dei social e della tecnologia che durante il lockdown hanno sostituito i rapporti dal vivo? Sono stati più negativi o positivi?

Sarà sicuramente strano non vedere il pubblico dal vivo ma siamo comunque molto emozionati di poter realizzare un evento e di metterci in gioco con questa nuova realtà a cui dobbiamo sottostare. Volendo è anche una scusa per vedere una band in un modo completamente diverso, e anche per noi lo sarà, basti pensare che in concerto hai 18 brani da fare ogni volta e la scaletta non può variare, mentre in questi live stream avremo tre scalette diverse con canzoni vecchie e rimaneggiate, abbiamo voglia di novità e porre brani noti ma diversi, adesso abbiamo tanto materiale e vogliamo che i fan siano contenti.

Per quanto riguarda i social sicuramente ci sono sia i pro che i contro, nel senso che molte persone li hanno utilizzati per sentirsi meno soli ma andrebbero regolamentati come radio, tv, pubblicità…

Abbiamo notato una ricerca dei suoni più moderna, è una mossa puramente artistica o anche un mondo di raggiungere il grande pubblico?

Dom è uno che è molto attento alle novità a livello sonoro, non soltanto a livello di pop-rock ma anche a livello di hip hop ed è grazie a lui che il nostro sound è molto fresco. Abbiamo voluto spingerci oltre i confini del rock, anche se ci piace comunque molto il rock urlato degli anni ’70, però è anche vero che (fortunatamente) viviamo in un mondo in cui c’è la cultura della playlist, ovvero della fluidità dei generi musicali. Se guardiamo al nostro pubblico notiamo che la differenza culturale e generazionale è molto ampia quindi vuol dire che stiamo riuscendo ad freschi e attuali senza fossilizzarci su un unico suono.

Artisticamente quali sono i vostri punti di forza che hanno contribuito alla realizzazione di questo album?

Siamo cinque individui con personalità molto diverse che riescono a confluire perfettamente quando si tratta di musica creando un mix di varie influenze ed emozioni. La cosa bella di noi è che ci ascoltiamo.

 

C’è un brano che ha un retroscena interessante?

Mentre scrivevamo Impossible non ne venivamo fuori e pensavamo di scartarla, quando continui ad ascoltare i tuoi pezzi a un certo punto hai bisogno di un po’ di distanza. Poi Dom ha preso la canzone, ha cambiato l’accordo ed effettivamente l’abbiamo percepita in maniera diversa. MORAL PANIC è un disco denso e cupo dal punto di vista dei testi, è importante che ci sia un brano di respiro come Impossible, sia per noi che per chi ascolta, se non fosse stato inserito nel disco questo album risulterebbe inascoltabile.

C’è qualcuno a cui vorreste dedicare l’album?

Considerando che è un album sulle persone, trovarne una in particolare sarebbe da ipocriti.


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