5 copertine di dischi che possono dirsi opere d’arte (parte 2)

rolling stones exile

Mai giudicare un disco dalla copertina! O forse si? Sicuramente quando dietro celebri album c'è la mano di un artista, l'occhio vuole la sua parte. Scopriamo insieme altre 5 cover che possono dirsi opere d'arte.

Trovate la prima parte dell'articolo a questo link.

Banksy per i Blur con THINK TANK (2003)

C'erano una volta due amanti dai corpi spezzati e dai caschi da palombari avvolti in un abbraccio. Sicuramente qui cè il tocco di Banksy, lo street artist dall'identità misteriosa, la cui opera dal titolo Think Tank è stata usata dai Blur come cover del loro album omonimo. Siamo nel 2003 e il gruppo britpop non poteva scegliere immagine più rappresentativa per un album che tesse sound rock ed elettronici su temi dal sapore politico.

Il loro album è una narrazione di amore, pace e violenza che riflette l'attivismo e lo spirito di denuncia dell'artista a cui si ispirano.

Cindy Sherman per Babes in Toyland con FONTANELLE (1992)

Passiamo a un'artista che ha fatto della propria immagine un vero stile. Lei è Cindy Sherman, performer del travestimento come omaggio al mondo artistico-letterario e denuncia degli stereotipi, principalmente legati alla donna. La Sherman non poteva non incontrare le riot grrls per eccellenza degli anni Novanta, le Babes in Toyland. Musiciste che hanno fatto del femminismo la propria arma comunicativa.

Quando la loro batterista, Lori Barbero, venne a conoscenza della passione condivisa con la Sherman per le bambole, chiese come copertina un'opera d'arte. E la ottenne per FONTANELLE (1992) dove, su uno sfondo scuro ed esoterico, troneggia una bambola senza vestiti. Emerge dunque la concretizzazione estetica del nome della band: delle bambole in un mondo di giochi, un mondo tuttavia oscuro e inquietante. 

Man Ray per i Rolling Stones con EXILE ON MAIN ST. (1972)

Facciamo ora un salto indietro nel tempo verso il quindicesimo album dei Rolling Stones, dalla genesi lunga e tormentata. Si intitola EXILE ON MAIN ST. e il titolo non può essere più rappresentativo di quel periodo della band.

A causa di problemi con il fisco, infatti, i Rolling Stones scapparono dall'Inghilterra alla Francia. Qui, il batterista Charlie Watts commissionò la copertina al celebre artista Man Ray. Un'icona artistica del Novecento ed esponente di spicco del Dadaismo. Fu lui a realizzare quel collage iconico di foto in bianco e nero che chiudeva la doppietta consecutiva di cover ad arte, dopo STICKY FINGERS (1971) di Andy Warhol

Mark Ryden per gli Screaming Trees con UNCLE ANESTHESIA (1991)

Dagli scatti fotografici ci spostiamo verso un mondo immaginario e fatato, ma anche criptico e ambiguo. Quello che ospitano i dipinti di Mark Ryden, pittore statunitense classe 1963 che tratteggia universi surreali abitati da personaggi fiabeschi. L'artista presta la sua creatività alla dimensione alternative rock/grunge degli Screaming Trees.

Il loro quinto album in studio, UNCLE ANESTHESIA, ritrae una piccola Alice di Carroll davanti a un mostruoso Brucaliffo che si nutre di sangue da una flebo. La bimba ha in mano un grosso verme e il mondo che li circonda sembra tutt'altro che meraviglioso. Ma questo è lo spirito estetico che si adatta al rock degli Screamin Trees e ci piace. 

Helmut Newton per gli Scorpions con LOVE AT FIRST STING (1984)

Chiudiamo con uno dei gruppi heavy metal più rappresentativi degli anni Ottanta: gli Scorpions. Un nome che si pone come dichiarazione d'intenti stilistilica, attraverso i pantaloni in pelle e il look total black, accompagnati a un sound pungente.

Nel 1984 la band pubblica LOVE AT FIRST STING, contenente forse la traccia più famosa del gruppo: Rock You Like A Hurricane. E a un tornado discografico non può che accompagnarsi una cover iconica e passionale. Per questa, gli Scorpions si rivolsero al fotografo tedesco Helmut Newton, il cui tocco audace ed erotico aveva offeso la sensibilità americana. Ma non con questa copertina sexy, che inaugurò il vero successo della band. 

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