HEMISPHERES dei Rush: quando la musica divenne epica

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Nel 1978 esce il sesto album in studio del gruppo progressive rock canadese. Un album dove mitologia, epica e rock a tutto volume si completano in un inno distintivo. 

Geddy Lee polistrumentista e cantante, Alex Lifeson alla chitarra e Neil Peart alla batteria. Uniti dal 1968, ma con questa formazione dal 1974, dopo l'ingresso storico di Neil Peart, i Rush si sono sempre distinti per un sound sperimentale affacciato su temi mitologici e fantascientifici. Una fonte di ispirazione per tantissime band hard rock e heavy metal, oltre che per i maestri del progressive metal, tra cui Dream Theater e i Simphony X. E pensare che all'inizio c'era chi non ne coglieva le sfaccettature policrome, riconoscendo nel gruppo una cover band dei Led Zeppelin!

Qualcosa dei Led Zeppelin effettivamente c'è. Fin dagli esordi, infatti, i Rush accolgono quel sound mistico zeppeliano che traccia loro la strada verso un'evoluzione futura. Questa trova un suo primo sfogo in 2112, che inaugura la trilogia fantascientifica con A FAREWELL TO KINGS ed HEMISPHERES. In particolare questi due album sono legati tra loro in un loop continuativo ed evocativo. Un'unica suite intitolata Cygnus X-1 che si completa tra due album.

A FAREWELL TO KINGS si chiude con un cuore palpitante che affonda nei timpani dell'ascoltatore e un senso di incompiutezza che trova sfogo in HEMISPHERES

L'album è complesso nella sua semplicità, con quattro tracce iconiche che conducono il disco verso toni alti e grandiosi.

A Cygnus X-1 Book II: Hemispheres segue Circumstances e l'aura melodica di The Trees, che diverrà uno dei brani più cantati ai concerti dei Rush. Fino alla chiusura in nove minuti di La Villa Strangiato, che innalza nuovamente lo spirito dopo l'epico incipit, con una narrazione tutta strumentale

La leggenda narra che i Rush vollero registrare questo brano in presa diretta, ma dovettero ripeterla più volte. Così sul CD originale si sentono i rumori di fondo, che tratteggiano la vita piena, famelica e concreta della band...

Insomma, la potenza dirompente delle involute e funamboliche composizioni dei Rush abbraccia ancora quello spirito old del progressive rock anni Settanta. Ma al tempo stesso è già proiettato verso qualcosa di nuovo...

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