FRANK: come Amy Winehouse mosse i primi passi

amy winehouse

Prima del Club 27, prima di BACK TO BLACK, prima degli amori disastrosi, c’era solo Amy Winehouse con la sua musica. Ve la presentiamo, partendo dagli inizi.

Prima di finire tra le fila degli artisti più amati e fragili di tutta la storia della musica, Amy iniziò la sua strada nel panorama musicale cantando per la Bolsha Band quando era appena una ragazzina. Guidata dal suo amore per Dinah Washington e Sarah Vaughan, Amy si fece largo diventando la voce della National Youth Jazz Orchestra.

Aveva appena 19 anni quando, grazie al suo migliore amico Tyler James che aveva inviato delle sue demo, firmò con il produttore Simon Fuller nel 2002. La compagnia aveva deciso di tenerla nascosta prima del debutto ufficiale. Questo piano, però, venne sventato quando Darcus Beese della Island Records la ascoltò casualmente in alcune clip di altri clienti, e iniziò a chiedere per mesi chi fosse, sentendosi rispondere sempre che non poteva essergli rivelato il suo nome. Infine Beese riuscì a scoprire la sua identità, e iniziò così la collaborazione con la Island Records.

Il 20 ottobre 2003 venne pubblicato FRANK, un album parzialmente influenzato da uno dei grandi maestri musicali di Amy: Frank Sinatra. Solo nel 2004 fu diffuso anche in Europa; incontrò critiche ed elogi, senza raggiungere il successo che avrebbe poi conosciuto un album come BACK TO BLACK, ma dimostrando comunque il talento della giovane Amy Winehouse.

Il New York Times scrisse che la sua musica era una miscela lucida di funk ventilato, dub e anima ispirata al jazz”, mentre altri furono meno entusiasti, soprattutto del lavoro di produzione. E lo era anche Amy stessa, che fu molto insoddisfatta del risultato, come confessò a The Observer nel 2004:

Alcune cose di questo album mi fanno andare in un posticino che è fottutamente amaro. Non ho mai sentito l'album dall'inizio alla fine. Non ce l'ho in casa mia. Beh, il marketing era fottuto, la promozione era terribile. Tutto era un disastro. È frustrante, perché si lavora con tanti idioti, ma sono degli idioti simpatici. Quindi non puoi dire: 'Sei un idiota'. Loro sanno di essere idioti.

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