Ci sono stati molti festival, ma un unico imperdibile appuntamento tra gli anni 80 e i primi 90: il Monsters of Rock a Castle Donington.
In un pigro giorno della tarda estate 1980, il mondo cambiò. O almeno, cambiò il mondo dell’heavy rock. In quel giorno, il 16 agosto 1980 per la precisione, più di 40.000 capelloni in jeans e giubbotti di pelle si radunarono in un campo nelle Midland orientali, per assistere alla nascita di un evento destinato a giocare un ruolo centrale nel decennio che stava iniziando: l’inaugurazione del festival Monsters of Rock.
I Rainbow entrarono nel 1980 negli inaspettati panni di pop star. Il chitarrista e lider maximo Ritchie Blackmore aveva sostituito il cantante Ronnie James Dio con un elettrizzato Graham Bonnet e le sue camicie hawaiane stavano riplasmando la classica furia hard del gruppo in un sound più patinato e da classifica, ed era stato ricompensato con due hit nella Top 10, Since You’ve Been Gone e All Night Long.
Quale modo migliore per festeggiare, se non organizzare una grande festa? Oltre ai Rainbow, il primo cartellone del Monsters of Rock comprendeva i Judas Priest, gli Scorpions, i rocker canadesi April Wine, i Saxon e da New York i Riot e i Touch.
Non era il primo mega concerto all’aperto. C’erano già stati Monterey, Woodstock, l’Isola di Wight, Bath, il Reading Rock And Blues Festival, Glastonbury Fayre, il California Jam, e tutti si erano ritagliati un posto nella storia, dando vita a leggende, storie, eroi e gaglioffi. Non era nemmeno il primo festival dedicato solo all’hard rock, o al suo ringhiante e borchiato discendente heavy metal. Fin dal 1977, il Day On The Green organizzato a San Francisco dal super promoter Bill Graham era diventato una vetrina importante per nomi del calibro di Aerosmith, Ted Nugent, AC/DC e Van Halen.
Ma il nuovo arrivato, organizzato come vetrina per i Rainbow di Ritchie Blackmore in uno spiazzo al centro di una pista motociclistica vicino a Castle Donington, nel Leicestershire, era una cosa diversa.
Intanto, fu il primo festival a proclamarsi orgogliosamente festival rock. E fu un momento senza precedenti, sufficiente perché le varie tribù metal convergessero con ogni mezzo (auto, pullman, treni, motociclette) e da ogni dove (Inghilterra e resto del mondo). Anche se il Monsters of Rock fosse nato e morto in quel momento, sul crinale di una nuova decade, il suo posto nella mitologia heavy metal sarebbe stato assicurato.
Ma non fu così. Tornò l’anno dopo, e quello dopo ancora, e poi di nuovo, crescendo ogni volta come imponenza e importanza. Nei successivi 15 anni, il Monsters of Rock – o più semplicemente Donington, come tutti lo chiamavano – diventò l’evento più importante del calendario hard rock e metal, una versione da universo parallelo del Royal Ascot, o di Wimbledon, o di cosa poi sarebbe divenuto Glastonbury.