Simbolo di un'epoca e manifesto di un nuovo stile di vita: Stayin’ Alive è senza dubbio una delle più grandi hit dei Bee Gees. Il brano conferì al gruppo l’eterna fama. Ma conoscete la sua storia?
Insieme al film per il quale venne composto, Saturday Night Fever, Stayin' Alive rappresenta come pochissimi altri brani l’epoca della discomania. Se il lungometraggio lanciò la carriera di John Travolta, la colonna sonora modellò l’identità dei Bee Gees agli occhi dei fan di tutto il mondo. Tanto che, dopo l’enorme successo, i fratelli Gibb svilupparono un amore/odio verso la canzone.
Barry, Robin e Maurice Gibb avevano formato la loro band già negli anni ’60, e dopo gli esordi pop avevano imboccato una strada fatta di ritmo travolgente, ispirata al rhythm ‘n’ blues. Il punto di svolta arrivò con l’album MAIN COURSE, quando Barry Gibb scoprì e iniziò a utilizzare la sua voce in falsetto. In particolare, Nights on Broadway inaugurò il vero marchio della band (ve ne abbiamo parlato qua).
Nel 1977, mentre componevano How Deep Is Your Love e More Than A Woman, il produttore Robert Stigwood informò i Bee Gees che quelle canzoni avrebbero fatto parte della colonna sonora di un nuovo film, basato su un articolo intitolato “Riti tribali delle nuove notti del sabato”.
Inizialmente Stayin’ Alive non scatenò interesse né entusiasmo, a differenza di Night Fever. Il gruppo decise comunque di rifinire Stayin’ Alive. C'era un solo problema: in quei giorni venne a mancare la madre del batterista, Dennis Byron, che fu costretto a interrompere il suo lavoro. Così, di punto in bianco, la band si trovò senza batterista. In mancanza di tempo, inizialmente i Bee Gees si arrangiarono con la drum machine dell’organo Hammond, ma il risultato non piacque a nessuno.
Allora Karl Richardson e Albhy Galuten ebbero un’idea geniale: quella di estrarre due battute della batteria di Night Fever, e, duplicandole, creare una base per Stayin’ Alive. Il ritmo in loop che ne venne fuori è quello più amato della disco music.
Non finisce qua. I Bee Gees crearono uno scherzo attorno a questa vicenda, attribuendo il ritmo al batterista Bernard Lupe. Inevitabilmente, questo fantomatico musicista divenne richiestissimo, una leggenda della musica. Bernard Lupe, però, non è mai esistito.