Jim Morrison: una vita come opera d’arte in 5 aneddoti

Jim-Morrison-The-Doors-Elektra

Musica, arte e letteratura. Come interagiscono queste realtà con l'esistenza di Jim Morrison? Ecco 5 curiosità che hanno reso la vita del musicista un'opera d'arte. 

 

Una morte poetica 

Gli ultimi giorni di Jim Morrison si sono intervallati tra le strade parigine. E proprio nella capitale francese, il 3 luglio 1971, il Re Lucertola è stato trovato morto nella vasca da bagno della sua casa in Rue De Beautreillis. Come nel celebre dipinto La Morte di Marat di Jacques-Louis David. Morrison si è spento nella città dei poeti maledetti per antonomasia, la città di Arthur Rimbaud, non a caso l'autore preferito di Jim. Come il cantante, Rimbaud da tempo profetizzava la sua morte

Quel misterioso anagramma di L.A. Woman

Parigi era stato il rifugio di Morrison dopo le registrazioni di L.A. WOMAN (1971). Non si sa se l'artista volesse solo ricongiungersi alla sua compagna, Pamela Courson, se andasse alla ricerca di luoghi artistici e simbolici per placare la sua tempesta interiore, se agognasse un rifugio lontano. Fatto sta che proprio quell'ultimo album con la sua iconica title track, aveva riscosso grande successo oltreoceano, con un particolare messaggio al suo interno. 

Alla fine di L.A. Woman, infatti, è recitato una sorta di mantra che ripete ossessivamente l'espressione Mr Mojo Risin'. Si tratta dell'anagramma di Jim Morrison creato da John Sebastian dei Lovin' Spoonful, che aveva alloggiato al Morrison Hotel. In un'altra vita, con molto più tempo davanti a sè, probabilmente quel soprannome sarebbe diventato un iconico alter ego

Va' dove ti porta il cuore

E a proposito di dimore parigine, hotel e velleità maledette, Jim aveva fatto della propria vita un ininterrotto viaggio nomade e circense, senza mai avere una casa fissa. Come un perfetto viaggiatore errante, l'artista preferiva cambiare continuamente destinazione, prediligendo alberghetti infimi. Si dice che la sua meta preferita fosse il Tropicana Motel di Los Angeles, prossimo a uno strip club e a un bar gay. Qui soggiornarono diversi musicisti tra cui Tom Waits, Iggy Pop, Alice Cooper, Janis Joplin, Joan Jett, i Ramones e i Blondie. Insomma, un luogo che trasudava materia artistica.

Una creatura apollinea e dionisiaca

In Jim trovava poi espressione la perfetta apoteosi tragica e poetica. Da un lato un paroliere d'incanto, un poeta in grado di tradurre il quotidiano in simbolici e riflessivi aneddoti. Dall'altro, un giovane trasandato con barba e capelli lunghi impregnati di whisky, abbandonato a qualsiasi droga potesse dargli temporaneo sollievo e alfiere di feste baccanali.

Jim era entrambe le cose in un'unica, controversa realtà, che potevi amare incondizionatamente e allo stesso modo odiare. E questi due volti uniti in un singolo innalzamento tragico non possono che ricondurci alla celebre opera di Friedrich Nietzsche: La nascita della tragediaEra questo uno dei libri preferiti di Jim. 

Quell'Antonioni mancato 

Sempre del leggendario L.A. WOMAN fa parte anche un altro iconico pezzo dei Doors: L'AmericaQuesto fu preso in considerazione da un colosso italiano della cinematografia, Michelangelo Antonioni, per il suo cult del 1970Zabriskie Point. Un grido di libertà, evasione e ribellione sullo sfondo della contestazione giovanile sessantottina, tra sogno e realtà. Insomma, lo scenario perfetto per una colonna sonora in stile Doors, guidata dal suo poetico portavoce.

Tuttavia alla fine la scelta del regista ricadde su Careful With That Axe Eugene, dei Pink Floyd. Un'occasione mancata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You May Also Like