The Who: di cosa parla MY GENERATION?

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Nel 1965 l'album d'esordio degli Who incarnò l'inno di una generazione e la sua irriverente originalità, tra scontri generazionali e lotta di classe, lanciò un sound unico. Ma quale significato si nasconde dietro il celebre disco?

Lo storico chitarrista degli Who, Pete Townshend, aveva appena compiuto 20 anni quando uscì MY GENERATION, il 3 dicembre 1965. E cominciamo proprio da lui poiché mise corpo e anima in questo progetto, facendosi autore di 8 canzoni su 12. A quell'epoca, Pete viveva nel quartiere londinese chic di Belgravia, all'ultimo piano di una palazzina vuota dove poteva liberamente comporre, suonare e fumare marijuana anche fino a tarda notte. Un sogno da giovane rocker, o meglio da carismatico Mod, che traeva da quell'aura irriverente e libertina un respiro di liberazione e indipendenza. 

Tuttavia, era circondato da una società medio borghese e da aspiranti membri della classe dirigente che si discostavano molto dalle sue origini operaie. Ma soprattutto, sembrava lontano da quei ragazzi di West London a cui voleva rivolgere il rock rivoluzionario degli Who.

Come ricorda nella sua autobiografia Who I Am, non lo interessava tanto lo scontro generazionale con la modica classe degli anni Trenta, quanto la lotta di classe. Un argomento da lui approfondito anche attraverso la lettura della trilogia narrativa di David Mercer, drammaturgo definito da Townshend come socialista di tendenza marxista. 

Ed è proprio lo scrittore che ispira il chitarrista per la genesi di MY GENERATION. Un'opera in cui la cornice culturale e sociale dello scontro tra mod e rocker fa da padrona. Da un lato i figli del proletariato, che ascoltano rhythm & blues, dall'abbigliamento curato e le Vespe cromate con sfarzosi specchietti. Dall'altro i capelluti figli del rock 'n roll abbigliati a giacche in pelle e con sfavillanti motociclette.

Sono loro gli agenti trainanti di una rivoluzione generazionale in cui Townshend si riconosce come colui che vuole morire prima dei trent'anni per non incontrare la vecchiaia o, come si addice alla sua personale interpretazione, l'eccessiva ricchezza. 

La sua paura è quindi quella di essere intaccato dalla malattia dilagante dell'ipocrisia e del perbenismo che riveste una società incapace di guardare altrove. Così il grido degli Who è quello di una generazione che ha fatto della musica la sua arma comunicativa, per inneggiare alla libertà come svincolamento dalle tradizioni, dalla proprietà e dalle responsabilità. E per trasmettere questo messaggio, gli Who si appellano a un rock duro ed energico, che trova sfogo nei primi potenti assoli di basso di John Entwistle

Il disco è rivoluzionario e parla con forza al suo pubblico, anche grazie a un'iconica copertina che vede la band, non a caso, in piedi tra barili di petrolio. 

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