Quattro curiosità per scoprire A NIGHT AT THE OPERA dei Queen

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Il 21 novembre 1975 usciva il quarto album dei Queen, un'opera sperimentale, poliedrica e bellissima, di cui vi sveliamo quattro curiosità che (forse) non conoscevate. 

 

Una produzione costosissima 

La creazione di un gioiello musicale di tale portata richiede il suo prezzo. Così l'album necessitò delle più alte prestazioni economiche della carriera dei Queen. Fu registrato in 4 mesi, dall'agosto al novembre 1975 e la sua genesi passò per ben sei studi, prima di approdare al debutto in scena dell'Empire Theatre di Liverpool.

Freddie Mercury e Brian May iniziarono con un'immersione creativa ai Rockfield Studios, in Galles. Da qui, la band toccò poi altri cinque studi: Roundhouse, Sarm East, Scorpio, Lansdowne e Olympic.  Tanto che il produttore del gruppo, Roy Thomas Baker, si mise le mani dei capelli quando dovette recuperare e mettere insieme tutti i frammenti creativi sparsi spazialmente. Ma lo sforzo sarebbe stato ripagato con brillanti e gradevoli soddisfazioni: A NIGHT AT THE OPERA diventò un Disco di Platino, conquistando anche due Grammy Awards!

Il significato dietro la copertina 

L'album, sin dal titolo, omaggia l'arte visiva attraverso il richiamo al film del 1935 di Groucho e Chico Marx Una Notte All'OperaPropone dunque al suo spettatore non solo una fascinazione sonora, ma anche una complessità estetica e performativa, come se ci trovassimo a teatro. Per questo, la copertina non può prescindere da una minuziosa attenzione visiva, soprattutto dato che è stato lo stesso Freddie a disegnarla! Uno stemma centrale a forma di Q è circondato da due leoni incoronati, un granchio e due fatine, assimilabili a creature verginee.

Sono così riprodotti tutti i segni zodiacali dei membri della band, in aggiunta a una Fenice che sovrasta la composizione. Questo animale mitologico incarna la rinascita e l'eternità. Tuttavia, i leoni potrebbero essere anche associati alla forza e alla nobiltà, il granchio alla resistenza e alla rinascita e le fatine colorate alla positività, alla speranza e all'ottimismo. Tutti bellissimi simboli, tra cui non poteva mancare la bandiera inglese sullo sfondo.

Quella "sottile" frecciatina 

L'opera parte con il botto sin dalla prima track, Death On Two Legs. Si tratta di una lettera d'odio, non troppo velata, al primo manager della band, Norman Sheffield, che abusò della sua posizione dal 1972 al 1975 approfittandosi dei ragazzi. Questi ultimi erano dei giovani musicisti squattrinati, che non guadagnavano quasi nulla dai loro lavori e non potevano sopperire alle spese. 

Norman rifiutò un prestito di 5000 sterline al bassista John Deacon, che doveva sposarsi, e non aiutò neanche Freddie a pagarsi la casa. Per questo i Queen ricorsero al legale Jim Beach che lì allontanò dalla produzione della Trident, con un patto che lasciava a Shieffeld l'1% dei ricavi dei successivi album. Così la band era finalmente libera, festeggiando con la voce di Freddie a ritmo di "kiss my ass". 

Uno studiato pastiche stilistico 

La peculiarità di A NIGHT AT THE OPERA è la sua forte componente teatrale, che unisce un piacevole appeal acustico alla poliedrica combinazione di più generi diversi. I Queen volevano avere tutto lo spazio di sperimentazione che prima non era stato mai concesso loro. Così i 12 brani accompagnano le note glam di Marc Bolan e David Bowie al musical di Broadway, l'hard rock alla vocazione spirituale zeppeliana. Dalle atmosfere romantiche di fine '800 al folk americano, l'album è un perfetto pastiche stilistico.

Tra le canzoni troviamo messaggi velati, allusioni a una sessualità ambigua che sa di Oscar Wilde (Lazing On A Saturday Afternoon), fino al riferimento canzonatorio ai machi del rock, come Robert Plant, in I'm In Love With My Carcantata da Roger Taylor. L'uso sapiente dei cori in accostamento alla voce solista, come in un'operetta, divampa poi in The Prophet's Song fino a trovare la sua apoteosi in Bohemian Rapsody. L'ultima track dell'album è sicuramente il lascito più complesso e sfaccettato di questa folle serata all'opera. 

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