Chi era la “chitarra più veloce del West?”

Alvin_Lee

Woodstock fu un festival leggendario, a cui diede sapore la chitarra di un musicista dalle mani d'oro: Alvin Lee.

A Woodstock, nel 1969, c'erano milioni di persone, avvolte dall'ebbrezza del fumo, dell'alcool e da quel peculiare misticismo che solo la musica sa rilasciare. Sul palco si intervallarono pirotecniche esibizioni, con il lascito storico di artisti del calibro di Pete Townshend, Jimi Hendrix, Carlos Santana, Joe Cocker e molti altri. Tra di loro c'era anche il brillante Alvin Lee, di soli 25 anni, cresciuto a pane, blues, jazz e rock 'n roll e pronto a incantare i suoi spettatori. Al suo fianco gli immancabili Ten Years After, fedeli compagni dal 1966

Il loro nome si forgia su una tradizione, dato che deriva dai dieci anni passati dal debutto di Elvis Presley. Con un nome così iconico, la band non poteva che dare il massimo, anche se le condizioni atmosferiche, quel giorno del 1969, non erano delle migliori. Un'opprimente umidità creava infatti problemi agli strumenti, tra cui la Gibson rossa di Lee, che inceppava in continue accordature sbagliate durante le prove. Così come i cameramen rivolti al palco sudavano freddo per i problemi con i macchinari. Non un inizio promettente per Lee, preoccupato che la sua esibizione potesse squagliarsi nella calura estiva. Tuttavia nessuno dimenticò mai quei 9 minuti di assolo

Perché l'esibizione di Lee sul brano I'm Going Home incanalò la dirompenza psichedelica in una polifonia di jazz, hard rock e progressive. Le sue dita si muovevano fameliche sulle corde della chitarra, in un crescendo di note verso un'esplosione acustica. Grazie alla sua lisergica performance, Lee si guadagnò il titolo di precursore dello shred styleuno stile fondato sulla velocità ipnotica degli arpeggi. Capiamo dunque come il nomignolo di Lee, chitarra più veloce del West, sia una medaglia al merito degna della sua conquista. 

La canzone di Woodstock forgiò un appellativo iconico e un personaggio carismatico, che libera sulla chitarra un'estensione di anima e corpo. Ma I'm Going Home nasce come un brano di poco più di 6 minuti, parte integrante dell'album UNDEAD (1968). E inizialmente si rifà a una tradizione boogie e swing, che vede in Woody Herman il suo principale alfiere nella wish-list artistica e musicale di Lee.

Il chitarrista avrebbe poi devoluto tutta la sua causa poetica alla canzone, arrivando fino a un ampliamento di 17 minuti ininterrotti di vibrante passione musicale. Per questo non possiamo che omaggiare un talentuoso artista e ricordarne una leggendaria esibizione in un'altrettanta leggendaria carriera.

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