Status Quo: quando Rick Parfitt scrisse “Whatever You Want”

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Gli anni Settanta tracciarono un filo tra rock e disco music e una menzione di merito va agli Status Quo, che coronarono il loro successo con un pezzo indimenticabile, forgiato da Alan Brown e Rick Parfitt. 

L'espressione status quo è una celebre espressione latina che indica la situazione stabile di un particolare momento. Così, la band britannica che porta il suo nome, gli Status Quo, scavò una sua settorialità specifica al di fuori della dimensione musicale psichedelica degli anni Settanta.

Quei quattro ragazzi, trovatisi agli albori degli anni Sessanta, volevano discostarsi dalla simpatia per l'acid rock dei figli dei fiori verso sonorità boogie. Tuttavia era difficile sfondare oltreoceano, dove l'egemonia di Woodstock e dei suoi padri fondatori non accoglieva con ardore melodie così diverse dall'identità dominante in quel particolare contesto storico. 

Ma i nostri capelloni dal tocco eclettico erano destinati a sfondare. Forse i loro precedenti nomi, The Spectres e Traffic Jam, non davano loro quella brillantezza spensierata illuminata dai riflettori dell'industria musicale. Però, come Status Quo, avevano acquisito una precisa componente identitaria. Così i chitarristi Rick Parfitt e Francis Rossi, con le loro Fender Telecaster, rispettivamente bianca e verde, erano tanto iconici quanto le loro capigliature da cupidi del rock. Poi c'erano le tastiere di Andy Brown e il basso di Alan Lancaster a infiorettare un quadretto venale. E questa formazione originaria, poi evolutasi nel tempo, ne ha collezionati di successi, tra cui ne ricordiamo uno in particolare. 

Si tratta di Whatever You Want, probabilmente impresso nella memoria collettiva grazie ai jingle pubblicitari che ne hanno reso omaggio. Pubblicato nel 1979 come traccia del dodicesimo album omonimo della band, già dal titolo veicola una chiara dichiarazione di intenti. Come se ci trovassimo in un mirabolante paese dei balocchi dove tutto ciò che desideriamo è alla nostra portata. Ma il brano incornicia sia il lato luminoso che quello più infingardo dello star system. Così, quando si raggiunge il successo agognato e il mondo si inchina al risultato, la libertà è solo un sogno apparente, poiché l'anima rimane ingabbiata in un castello d'avorio in cui baluginano i riflessi delle sue speranze. 

Questa è la legge dello status quo, che però non sopprime la gioia e la spensieratezza che traspare da questa canzone e che ne scrive anche la genesi. Sembra infatti che Parfitt e Brown abbiano composto il leggendario pezzo in una serata particolarmente alticcia. Un tocco di eleganza decadente in pura chiave rock 'n roll, che imprime a Parfitt il suo iconico soprannome, The Womorr, ovvero "the wild old man of rock 'n roll".

Ed è bastato poco tempo al pezzo per scalare le classifiche britanniche, un pezzo dove disco dance, hard rock e boogie si fondono in armonie altamente orecchiabili. La band gioca poi sull'originalità alla chitarra, che si dota di ondulazioni e distorsioni sonore in cui Rick Parfitt è un alfiere del sound e ci lascia la sua eterna testimonianza.  

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