animals pink floyd

La promozione italiana di ANIMALS, raccontata da chi l'ha fatta

Quando uscì ANIMALS lavoravo già alla EMI nell’area del repertorio internazionale. Ero entrato nel periodo in cui uscì WISH YOU WERE HERE, avevo quindi già respirato quel clima di attesa che pervadeva la casa discografica all’uscita di un disco dei Pink Floyd che, da solo, poteva determinare l’esito di un anno intero di vendite.

Le notizie arrivavano con il contagocce e spesso neanche per le vie ufficiali, sapevamo dalla stampa inglese della session fotografica con il maiale gonfiabile effettuata intorno alle ciminiere della Battersea Power Station e poco di più, arrivarono i primi documenti interni che riportavano i titoli e gli autori dei brani, documenti che in gergo venivano chiamati “ll testo etichetta” con cui sarebbero state realizzate le etichette dei dischi ma i nastri non arrivavano e tanto meno foto della copertina se non all’ultimo momento. Non esisteva ancora MTV, non c’erano i videoclip e non avevamo neanche nuove foto del gruppo, perché ogni foto doveva essere approvata dal management della band con a capo Steve O’Rourke, uno tosto. Nonostante Alberto Pasquini, il nostro capo, lo conoscesse non si riusciva ad avere nessun materiale di un certo rilievo, che potesse essere utile alla promozione di ANIMALS. Oggi la cosa può far sorridere, però immaginate un label manager di 23 anni, infoiatissimo del gruppo, che deve aiutare l’azienda a promuovere il disco più importante dell’anno e... non ha nessun materiale a disposizione.
david gilmour
Foto di Fabio D'Emilio

Neanche i nostri eroi in Inghilterra, che all’epoca erano il fotografo Armando Gallo e il conduttore Rai Michel Pergolani, potevano aiutarci: non avevano nulla. I Pink Floyd, elusivi come non mai, oltre la loro musica non concedevano nulla e allora, molto italianamente, ci demmo da fare, sia sul fronte televisivo che su quello fotografico. I responsabili della promozione EMI, Danilo Ciotti e Michele Di Lernia, non erano tipi che si arrendevano facilmente e, per dirla con un linguaggio cinematografico, erano capaci di mandare l’acqua al contrario. Convinsero Paolo Giaccio, che in Rai era stato tra le anime della trasmissione radiofonica Per voi giovani, all’epoca uno dei responsabili della trasmissione televisiva Odeon, a inventarsi qualcosa. Così si materializzò l’idea di girare uno speciale, diretto da Piero Natoli, all’interno dell’istituto artistico di Velletri, dove gli allievi avrebbero disegnato ascoltando la musica del nuovo disco.

I potenti mezzi della EMI italiana si misero in moto e io, con il pulmino Fiat 850 del nostro magazzino vendite, andai a caricare due casse amplificate di notevoli dimensioni e le portai a Velletri, dove diffusero la musica mentre gli allievi realizzavano i disegni su grandi fogli e tavole. Il servizio venne bene e fu regolarmente trasmesso in prima serata e, siccome esistevano solo le tre reti Rai, l’audience fu molto rilevante e quindi l’iniziativa promozionale più importante, quella televisiva, andò a buon fine, ma per la promozione stampa c’era ancora molto da fare, soprattutto perché mancavano le foto.

Ci venne in soccorso proprio la EMI International chiedendoci quali giornalisti volevamo accreditare per il concerto di Zurigo. Noi rispondemmo subito chiedendo anche un photo pass, che avrei usato io. I miei trascorsi come fotografo di «Sound Flash» e «Nuovo Sound» convinsero il mio capo ad approvare la trasferta. Da quel momento in poi cominciarono a giocare tre cose: la mia Nikon F2A, il leggendario 105 mm f1.8, il 50 mm f1.4, la pellicola diapositiva Kodak per luce artificiale “tirata” a 800 ASA e la conoscenza perfetta che avevo dei brani musicali.

Il concerto fu fantastico, scoprii per la prima volta che c’era anche un altro chitarrista solista sul palco, Snowy White. Ero pronto quando entrò in scena il “maiale” e il 50 mm fece il suo lavoro... ero pronto quando Nick Mason avvicinò una radiolina a transistor al microfono inquadrato dal faro... ma soprattutto riuscii a scattare una foto, una sola, all’invisibile Rick Wright, costantemente nascosto dietro le tastiere.

Tornai a Roma custodendo le pellicole come oro, litigando all’aeroporto per non farle passare sotto i metal detector... i controllori erano insospettiti dalle buste foderate di piombo per le pellicole e volevano aprirle! Dopo una nottata di attesa andai a ritirare le diapositive dall’unico laboratorio che le lavorava di notte in via Palestro, EVA Color, e dalla faccia sorridente con cui il tecnico e proprietario mi consegnò le scatole capii che era andata bene.

In ufficio ricevetti molti complimenti perché le foto erano belle, nonostante i mezzi tecnici per scattare foto in concerto non fossero quelli di oggi; mentre le stavamo visionando nel mio ufficio in proiezione, per combinazione passò Daniel Caimì, editore di «Suono» e «Rockstar» che vedendole disse: “Le voglio assolutamente”... e chiamò il suo ufficio dando ordine di smontare il numero in lavorazione dedicato ai Pink Floyd per rimontarlo utilizzando le mie foto. La duplicazione delle foto proseguì a ritmo spedito, finalmente avevamo abbastanza fotocolor per tutte le riviste italiane e potemmo fare un buon lavoro di promozione stampa.

 

Il testo di Fabio D'Emilio è estratto dal numero di Grandi Glorie del Rock, disponibile nello store di Sprea. Non perderlo!

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