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Quel giorno in cui i Doors si sciolsero

Alcune band trovano una nuova strada musicale dopo la perdita della loro anima fondativa, altre, semplicemente si sciolgono. Così è successo ai Doors, che hanno chiuso i battenti a due album dalla morte del carismatico Re Lucertola.

Pensare al Jim Morrison degli ultimi anni non è lo stesso che immaginarne la poetica immagine degli esordi. Lentamente la sua aura si è spenta, in un corpo che faticava ormai a sopportare il peso di un'anima screziata. Così il Re Lucertola era ingrassato, incorniciato da una barba trasandata e con un vezzo prepotente per le droghe e l'alcool. Tanto che il tastierista Ray Manzarek racconta come potesse arrivare a trangugiare in una sera fino a 27 Mai Tai senza apparentemente mostrare cedimenti. Appartentemente, appunto. 

Subito dopo c'era stato il repentino trasferimento da Los Angeles a Parigi, insieme alla compagna Pamela Courson, l'amore cosmico di Jim, a cui è stata affidata la sua eredità. E in quel periodo i Doors stavano lavorando al loro ultimo album insieme, L.A. WOMAN (1971), dopo l'allontanamento dello storico produttore della band, Paul Rotchild, che aveva firmato anche l'ultimo album di Janis Joplin, PEARL. Il suo fiuto aveva già captato una difficoltà fattuale non solo produttiva, ma anche emotiva, per via della presenza altalenante di Jim. Per questo, nonostante l'album contenesse un pezzo storico come Riders On The Storm, Jim non era più lo stesso per cantarla. 

Si dice che già dopo il terzo album del gruppo l'iconico frontman volesse darsi a qualcosa di diverso. Ma il suo spirito ritrovava sempre la spinta datagli dai suoi colleghi e amici: Ray Manzarek, Robby Krieger e John Densmore. E proprio loro si trovarono di fronte all'ineluttabile e incontrovertibile notizia della sua morte, il 3 luglio 1971. Una realtà misteriosa, su cui Manzarek si interrogò più volte dato che nessuno aveva assistito al momento in cui Jim venne tumulato. Nonostante ciò l'elegia del Re Lucertola trovò il suo compimento tra le parole di Pamela. L.A. WOMAN, invece, venne pubblicato e riscosse un grandissimo successo. 

Ma i due album successivi del trio senza Jim non trovarono la stessa approvazione. Così ci fu prima OTHER VOICES (1971) e poi FULL CIRCLE (1973), ma senza la sensuale e trascendentale voce di Morrison. Dopo un periodo di pausa, nel 1978 venne AN AMERICAN PRAYER, da considerarsi come l'ultimo lascito discografico dei superstiti Doors. Non solo la chiusura di un'epopea di quasi 10 anni incanalata in un'esperienza surreale, ma il lucchetto sigillato su un'epoca che traeva dalle continue metamorfosi del rock la sua linfa vitale. 

Tuttavia, al contrario dei Grateful Dead che nel 1995 persero il loro simbolo, Jerry Garcia, per i Doors non c'era il Bob Weir di turno a poter tessere le fila di una nuova era della band. L'ultimo live insieme si chiuse dunque con quell'esibizione del 12 novembre 1970, non la più brillante, in cui Jim si abbandonò a una letargia dionisiaca, o meglio, a un disorientamento alcolico. A distanza di quarant'anni dalla morte, Manzarek e Krieger furono gli unici due a visitare la tomba di Jim. Le parole di Densmore illuminarono invece l'elegia funebre di Manzarek, nel 2013. Un'unione velata, ma importante, anche dopo il loro canto del cigno. 

Francesca Brioschi

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