The Clash: 4 curiosità sul loro album di debutto, THE CLASH

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Nel 1977 Londra è in fiamme e chiama a gran voce i musicisti che hanno acceso quell'incendio rivoluzionario, i Clash, che sfornano un album di debutto spiazzante e vincente per la scena underground, non sapendo ancora di lasciare un'eredità eterna. Ecco a voi 4 curiosità. 

L'appartamento in cui tutto iniziò

La storia di THE CLASH, album di debutto dell'omonima e iconica band, fu scritta in gran parte tra le case popolari di Harrow Road, nella periferia londinese. Qui, al diciottesimo piano, viveva con la nonna l'indomito chitarrista Mick Jones, dopo essere rimasto orfano. Lui, innamorato del sound Johnny Thunder dei New York Dolls scrisse le fila dei Clash unendo poliedriche personalità, cresciute tra Camden, Nothing Hill e Brixton.

Così, accanto allo "strimpellatore" Joe, appassionato di Woodie Guthrie, si accostò il belloccio Paul Simonon, educato al basso sulle prime canzoni dei Ramones. Infine, prima dell'istrionico Topper alla batteria, chiudiamo il cerchio con il tocco ai rullanti di Terry Chimes. Sembrano un gruppo di ragazzi come tanti, in un quartiere povero e marginale, dove però Jones vide scritto sul cavalcavia, dirimpetto alla sua finestra, The ClashUn simbolo, una profezia.

Un album lampo 

La genesi dei Clash fu frenetica sin dalla formazione. Quando il manager dei London SS, Bernie Rhoades, disse a Joe Strummer che voleva lui, ma non la sua band, i 101'ers, per un nuovo progetto pirotecnico. Così gli diede 24 ore per decidere cosa fare e il resto è storia. Dato che, nel 1977, la neonata band con Jones e Simonon firmò il contratto con la CBS Records per 100.000£. L'album d'esordio venne così inciso, con Chimes ingaggiato per le registrazioni, in 4 settimane al prezzo di 4000£.

Si trattò dunque di tempi e prezzi relativamente ridotti per un disco che avrebbe scritto la leggenda. Questo venne stampato in due versioniUK (1977) e US(1979) che hanno solo sei brani in comune perché Rhoades pensava che il pubblico americano non fosse pronto alla rudezza che poi avrebbe lanciato anche i Sex Pistols. E su una collezione di 14/15 brani, dove spiccano London's Burning White Riot, i brani sono fast anche nella durata, come proiettili sui tre minuti di esecuzione.

White Riot e le controversie 

Il debutto discografico fu però preceduto dalla pubblicazione del singolo White Riot, nel marzo 1977. Un brano controverso sin dal titolo, interpretato diversamente da come lo intendevano i suoi musicisti. Questi volevano infatti ritrarre ironicamente l'inerzia dei bianchi, incapaci di divertirsi e combattere per i propri diritti, a differenza dello spirito energico e libero dei neri. I Clash infatti avevano reso proprio l'insegnamento eversivo del reggae, da loro amato, in una lotta contro l'industria capitalista americana

Per questo il brano, con uno stile schietto ed essenziale era il perfetto inno riottoso, ma rivolto verso il progresso, non l'anarchia. Al suo debutto si classificò dodicesimo in classifica, ma ai Clash non importava e infatti dissero che se avessero voluto sfondare le classifiche avrebbero scritto la classica ballad d'amore. Un'intento rivoluzionato, descritto dalla copertina del singolo dove la band indossava giacche di pelle con la scritta hate and war, a indicare una chiara proiezione decostruttivista rispetto al rock del passato. 

I riferimenti culturali 

A rendere esplosivo questo primo album sono poi i poliedrici riferimenti artistici e culturali. Così un brano come Clash City Rockers rievoca, con un sapore nuovo e dinamitardo il sound di Kinks e Who. Ma anche i Creedence Clearwater Revival affiorano sul ritmo di I'm So Bored With The USALa band eccelle quindi nell'unire i frammenti del rock, sfumato dal reaggae e dall'inconfondibile croce punk

Bernie Rhodes vuole dare infatti alla neonata band una conformazione affiliata al proto punk degli MC5 e dei Ramones con riferimenti agli Stooges e ai Television. Il risultato culturalmente ibrido e reinterpretativo del rock più classico, che all'epoca detenevano i Rolling Stones, è vincente. Vi lasciamo quindi le parole di Paul Simonon:

Se i Clash sono diventati una leggenda è soprattutto perché sono uno dei pochi gruppi di quel periodo ad aver sempre saputo evolversi e trasformarsi.

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