Le collaborazioni top secret dei Beatles

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Non forse tutti sanno che i Fab Four, dietro l'aura iconica del loro successo, nascondono delle collaborazioni in incognito con altri artisti, rese celebri nel corso della loro carriera. Volete sapere quali?

Tutti li conosciamo come Paul McCartney, John Lennon, George Harrison e Ringo Starr. Ma come reagireste nello scoprire che i celebri musicisti hanno assunto degli pseudonimi per delle collaborazioni inedite? Una volta scoperti sicuramente rileggereste i credits di alcuni album con un altro sguardo, scoprendo un tracciato compositivo che spazia su diversi generi e mostra il desiderio costante di sperimentazione ecelettica dei nostri. 

Partiamo dal magico Paul McCartney, conosciuto anche come Macca e indomito alfiere di basso e chitarra. Negli anni Sessanta assunse lo pseudonimo di Apollo C. Vermouth per produrre il lavoro della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Il nome del gruppo, nonostante sembri richiamare il soprannome del pirotecnico batterista dei Led Zeppelin, John Bonham, era in realtà una formazione esordiente di studenti di una scuola d'arte britannica. Questi donavano al rock sfumature jazz, psichedeliche e avanguardiste e, forse proprio per la loro poliedricità, conquistarono Macca. 

Ma quest'ultimo compose anche il singolo Woman (1966) dei Peter and Gordon, un gruppo il cui leader, Peter Asher, era il fratello dell'allora fidanzata di Paul, Jane Asher. La collaborazione, firmata come Bernard Webb, venne resa nota dall'altro musicista della band, Gordon Weller, durante l'apparizione televisiva al programma HullabalooLo step successivo richiamò poi il nome con cui Macca soleva registrarsi negli alberghi per non essere riconosciuto, Paul Ramon, che diede anche l'idea ai Ramones per il loro marchio. Questa volta parliamo della Steve Miller's Band, con il brano My Dark Hour(1969)

Per il singolo del 1971Uncle Albert/Admiral Halseydi Paul e Linda McCartney, il cantante scelse invece il nome di Percy Thrillington, che rimase fino al 1977. E il periodo ci ricollega a due collaborazioni sotto mentite spoglie del camaleontico George Harrison. Quest'ultimo soleva chiamarsi Harry Georgeson, Son Of Harry e George H. Tre soprannomi iconici, che ritornano nelle sue partecipazioni musicali segrete. Con il secondo pseudonimo compose la canzone You've Got The Love (1973) di Dave Mason. Mentre con il primo produsse la canzone That's Life(1975) di Billy Preston, considerato come il quinto beatle, incorniciata dall'album IT'S MY PLEASURE

Questo soprannome era nato da una session con Jack Bruce e cambia dalla prima co-produzione con Preston in I WROTE A SIMPLE SONG(1971), dove era George H. Citando Bruce non ci stupiamo quindi che, pochi anni prima, nel 1969, Harrison abbia co-scritto la loro Badge, firmandosi come L'Angelo Mysterioso. Chiudiamo quindi la parentesi del quiet baetle con una collaborazione tanto importante da dar vita a un supergruppo alla fine degli anni Ottanta, The Travelling Wilburys, con esponenti d'eccezione: Bob Dylan, Roy Orbison, Tom Petty e Jeff Lynn. Sulla canzone Handle With Careperò, George si chiamò Nelson Wilbury. 

Anche il dirompente Ringo vuole la sua parte. Così non possiamo non citare la sua collaborazione con il bluesman Howlin Wolf per I Ain't Superstitious (1971)Qui usò il soprannome di Richie, a lui abituale in rimando al suo nome di battesimo: Richard Starkley. Ma non solo, perché, a distanza di un anno, il tocco di Ringo si trova anche su un brano del cantautore Harry Nilsson, molto vicino ai Beatles. Si tratta di Spacemandove troviamo il batterista sotto l'incognita di Richie Snare. Il nome Roy Dyke è invece tutto per Harrison, con il suo album solista di debutto, WONDERWALL MUSIC (1968).

Ed ecco quindi che bussa alla porta John Lennon, di cui ricordiamo subito il sognante e romantico nome con cui firmò Woman Power (1973) di Yoko Ono e altre loro collaborazioni. Si tratta di John O' Cean, in riferimento alla traduzione in giapponese del nome di Yoko Ono, letteralmente figlia dell'oceanoC'è poi l'indimenticabile Lucy In The Sky With Diamondsbrano originale dei Beatles nel 1967 e reinterpretato da Elton John nel 1974. In questa versione Lennon partecipò alle chitarre e ai cori, sotto però l'appellativo di Winston O' Boogie. Che altro dire? Le testimonianze musicali parlano da sé e, qualunque sia il nome con cui si mostrano i Fab Four, il risultato è sempre vincente

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