Brian Johnson, Freddie Mercury o David Lee Roth? Ecco i migliori frontmen degli Eighties

Ogni band ha il suo spirito guida, l'uomo da palcoscenico che detiene la prima fila e incanta il pubblico con la sua voce. Davanti a grandi leader degli anni '70 come Robert Plant, Mick Jagger e Ozzy Osbourne, scopriamo i protagonisti degli anni '80. 

Axl Rose, Guns N' Roses

Nella Los Angeles del 1985 nasce un gruppo destinato a tracciare la storia. Sono i Guns N' Roses, guidati dal serpentino Axl Rose che, con le sue movenze e uno stile invidiabile, dettato dall'immancabile combo bandana-occhiali da sole, ha forgiato un'icona. Da subito MTV l'ha reso paladino del glam rock, anche se il suo carattere controverso l'ha reso nemico di molti colleghi. Tuttavia Axl detiene il primato di estensione vocalica tra i rocker, con il raggiungimento di cinque ottave piene. 

Brian Johnson, AC/DC

Nel 2016 proprio Axl Rose sostituì in tour l'iconico frontman degli AC/DC, Brian Johnson, a causa di gravi problemi d'udito di quest'ultimo. Johnson, sin dalla nascita del suo celebre gruppo heavy metal nel 1980, si è sempre destreggiato con sonorità esplosive, performandole in interpretazioni pirotecniche. Ad accompagnare il suo ruggito sul palcoscenico l'immancabile cappello, firma simbolica, la cui idea nacque quando il cantante si esibiva nei pub frequentati perlopiù da operai, nel Nord Est dell'Inghilterra. 

Freddie Mercury, Queen 

Gli Eighties hanno brillato per le performances del carismatico frontman dei Queen, nati negli anni '70. Che quello di Freddie Mercury sia un dono artistico innato è assodato, dettato dal tocco da baritono e dalla scientifica velocità di vibrazione delle corde vocali, più alta di qualsiasi altro essere umano. Così non si possono immaginare i Queen senza Mercury che, con i distintivi baffi anni Ottanta, consolidò il talento rodato del gruppo che, nel 1986, svettò con l'album A KIND OF MAGIC. 

David Lee Roth, Van Halen 

La parentesi 1978-1985 dei Van Halen appartiene a David Lee Roth, il biondo cantante celebre per le sue performance vertiginose con salti e spaccate. La sua verve inconfondibile, incanalata in show mozzafiato con un'accattivante mimica facciale e una voce preponderante, lo collocano tra i migliori interpreti heavy metal anni '80. Non è un caso che una delle canzoni più celebri del periodo, Jump, coroni una nuova modalità, più partecipativa, di rapportarsi al pubblico. Insieme alla chitarra di Eddie Van Halen, Lee Roth è un simbolo generazionale. 

Debbie Harry, Blondie

Chi dice che il frontman non può essere anche una frontwoman? Se la contemporaneità dà massima voce alle paladine del symphonic metal, gli anni Ottanta riconoscono tra le loro protagoniste Debbie Harry. Con i suoi Blondie svetta le classifiche proprio nel 1980 con Call Me e, grazie al suo ruolo di leader in una band tutta maschile, si imprime come carismatica e provocante leader della nuova ondata musicale new wave. Ad accompagnarla uno stile distintivo, raffinato e punk, in una combinazione esplosiva, fedele compagna della sua voce.

David Coverdale, Whitesnake

Se gli anni Settanta di David Coverdale vivono di Deep Purple, gli anni Ottanta sono tutti per i Whitesnake. E, in un'epoca in cui il virtuosismo da palcoscenico fa da padrone, l'estetica dell'adone è predominante. Così Coverdale, alto, dai lunghi capelli ricci biondi e dalle camicie mistiche, ha dominato le scene, venendo però spesso paragonato a un altro big del settore, Robert Plant. Entrambi adottano virtuosismi vocali e una precisa intonazione, che però al tempo stesso li differenzia peculiarmente. 

Steve Perry, Journey 

I primi anni Ottanta sono anche il terreno più fruttuoso per i Journey, che con ESCAPE conquistano la prima posizione delle classifiche e nove dischi di platino. A guidarli l'eccezionale voce di Steve Perry, che illumina l'ascesa del gruppo con Don't Stop Believin. Il suo lascito ereditario abbraccia un'ampia potenza vocalica e una capacità interpretativa ed empatica straordinaria, che lo rende, ad oggi, uno dei frontmen più amati. 

Vince Neil, Mötley Crüe

Tra performance esplosive e canzoni palpitanti e patinate, non possiamo dimenticare Vince Neil, scelto dai Mötley Crüe per la sua dirompente capacità intrattenitiva. Neil dona alla voce una sensualità ritmica accompagnata dal brivido di connettere fisicamente il corpo alla fame vorace degli spettatori. In questo si incanala lo spirito predatore del cantante, che regala ai fan un ritratto esperienziale valorizzato dal live. 

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