You Never Can Tell: da Chuck Berry a Pulp Fiction

Chi può dimenticare quell'iconico ballo a sfondo twist tra John Travolta e Uma Thurman? E la scelta del brano da parte del geniale Quentin Tarantino non è casuale, in quanto omaggia il padre fondativo del rock 'n roll, lascito ereditario di molti artisti contemporanei. 

Chuck Berry, classe 1926 e paladino di voce e chitarra di St. Louis, è scomparso recentemente nel 2017. Tuttavia la sua eredità è scritta sui brani che, per generazioni, hanno consolidato lo spirito rock di molti musicisti. Tra di loro il fan più accanito è Keith Richards che, con i suoi Rolling Stones, esordì proprio con una cover di Berry, Come OnNon dimentichiamo poi la celebre Surfin' USAfirmata dai Beach Boys senza il permesso del suo originale interprete. E infine quella collezione di opere in musica che, a distanza di anni, raccontano ancora l'animo giovanile. 

Così Berry si compiacque dell'uso della sua Johnny B. Goode (1958), pietra miliare del rock che sarà portata nello spazio, nel film Ritorno Al Futuro (1985)Perché era quella la realtà da lui interpretata musicalmente. Giovani ragazzi, abbandonati all'ebbrezza della frenesia adolescenziale e accompagnati dal ballo come infallibile strumento comunicativo. E lo stesso cantante non mancava di destreggiarsi a ritmo sul palcoscenico, tanto che a lui è attribuita l'invenzione della duck walk nel 1956. Ebbene sì, Angus Young degli AC/DC ha il suo indubbio contraltare stilistico, simbolo di una scelta vincente. 

Nonostante Chuck Berry non sia un eccelso esempio di buona condotta, la sua aura musicale ha trapassato le controversie personali, dettando uno stile unico e inimitabile. Così, dal rock and roll, al blues, fino al country, Berry seppe affabularsi i gusti dell'America bianca e interpretare il divario generazionale tra le aspirazioni giovanili e il bigottismo degli adulti. Con una tale impronta rivoluzionaria, è quindi indubbio che una delle sue canzoni più celebri rappresenti un frammento eterno cinematografico. Stiamo parlando della celebre scena del twist a due ballato da Uma Thurman e John Travolta

Sono loro i protagonisti - come Mia Wallace e Vincent Vega - scelti dal vibrante regista Quentin Tarantino per il suo cult del 1994Pulp FictionE si sa, Tarantino non sceglie mai colonne sonore casuali. Così il suo film di punta, perfettamente incorniciato in un puzzle di storie pop, imprevedibili, ironiche e pulp, vuole Chuck Berry al suo fianco. La canzone scelta è You Never Can Tellpubblicata nel 1964 come parte dell'album ST. LOUIS TO LIVERPOOL. Questa si inserisce in una concatenazione di 8 singoli pubblicati da Berry dal 1964 al 1968 e punta di diamante della sua carriera. 

Su un arco temporale di trent'anni, You Never Can Tell mostra la sua perpetua contemporaneità e il carisma della sua interpretazione. Così Tarantino voleva ricreare con un twist improvvisato, dettato da una separazione speculare dei suoi interpreti, un gioco delle parti, per enfatizzare i diversi stili di ballo di Mia e Vincent. E pensare che all'inizio Uma Thurman non era convinta della scelta del brano, che invece connoterà simbolicamente la sua egida artistica. Accanto a Berry, il film si costella poi di omaggi significativi alla cultura musicale anni '60-'70. 

Il soundtrack si dota quindi di musicisti di spicco come Al Green, Dusty Springfield e Dick Dale, anagraficamente più giovani di Berry, ma figli dei primordi degli anni Quaranta, quando si stava scrivendo la rivoluzione rock 'n roll. E You Never Can Tell riposa in questa dimensione fondativa, come la storia d'amore tra due giovani che cercano ricchezza, felicità e benessere. Un inno intergenerazionale, dunque, reinterpretato anche nel 2013 da un'improvvisazione brillante di Bruce Springsteen. Naturalmente, richiesta dai calorosi fan. 

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