Da Bob Dylan a Keith Richards: 7 imperdibili autobiografie rock

Chi lascia un segno indelebile in musica non può accompagnarlo da un'eterna firma con l'inchiostro, portavoce di vite frenetiche, imprevedibili e votate all'arte del rock 'n roll. Riscopriamo dunque alcune autobiografie da aggiungere alla libreria. 

La Sottile Linea Bianca (2002), Lemmy Kilmister

Non è la sottile linea rossa dell'omonimo film bellico di Terrence Malik, ma la scapestrata storia di Lemmy Kilmister, scomparso nel 2015. Edita da Simon & Schuster negli Stati Uniti e da Baldini & Castoldi in Italia, La Sottile Linea Bianca tratteggia l'indimenticabile vita del frontman dal sangue inquinato di puro heavy metal. Dagli esordi come roadie di Jimi Hendrix,  alle lezioni di basso date a Sid Vicoius, fino al vezzo per la speed e l'intramontabile epopea Motörhead, c'è ancora tanto da scoprire sul dirompente cantante e musicista. 

Chronicles (2004), Bob Dylan 

Lo stesso editore americano dà alla luce nel 2004 il primo volume dell'antologia autobiografica di Bob Dylan. Un progetto ambizioso, che in origine avrebbe dovuto comprendere tre libri di Chronicles sul leggendario menestrello di Duluth, vincitore del Premio Nobel per la letteratura. Tuttavia ci rimane solo il primo, edito in Italia da Feltrinelli nel 2005. Questo incornicia la parentesi dagli anni Sessanta agli anni Ottanta di Dylan, da New York a New Orleans, lungo un tracciato di poesia, vita e considerazioni attorno alla musica folk, pane quotidiano del cantautore. 

I Am Ozzy (2009), Ozzy Osbourne

Se invece siete in vena di fame sanguinolenta e dell'imprevedibile follia del frontman del sabba nero, allora puntate tutto su I Am OzzyL'autobiografia di Ozzy Osbourne è una chicca di dettagli minuziosi e scabrosi di una vita votata al lato oscuro del rock. La firma è quella della Grand Central Publishing e l'opera si avvalora della scrittura a due mani con lo sceneggiatore Chris Ayres. Non solo, ma c'è anche un secondo volume, Trust Me, I'm Dr. Ozzy, che infarcisce lo scrigno narrativo. Tra le pagine tanti momenti gloriosi e non e incontri leggendari, come quello con Robert Plant. Leggere per credere. 

Just Kids (2010), Patti Smith

Arriviamo dunque alla sacerdotessa del rock, la cui autobiografia in tre volumi è stata completata con dedizione di dettagli e talento compositivo. Perché Patti Smith non ha mai abbandonato la scrittura e la poesia è parte integrante della sua essenza. Così nel 2010 viene pubblicato da Feltrinelli Just Kids, prima opera della trilogia, che ritrae il rapporto di amicizia-amore della cantautrice con l'artista Robert Mapplethorpe. Un assaggio di una ricca esperienza artistica e personale, condotta lungo altre due autobiografie: M Train e Devotion. Il primo libro ha inoltre vinto il National Book Award per la saggistica. 

Life (2010), Keith Richards

Una panoramica autentica, pregnante e sfrontata è quella che accompagna la brillante autobiografia di Keith Richards, scritta insieme al giornalista James Fox. Anche in questo caso affiora Feltrinelli come messaggero alato per condurci nelle trame più labirintiche e curiose del pirata dei Rolling Stones. Così dal turbolento ed emozionale rapporto con Mick Jagger, alla passione smodata per la cocaina, fino al lusso e lo sfarzo di una carriera agognata da sempre, Richards si racconta a pieno. Cosa c'è di meglio, dunque, che crogiolarsi oltre il trucco, gli anelli e la bandana che il chitarrista porta sempre con sè, per conoscerlo meglio. 

Born To Run (2016), Bruce Springsteen 

"Scrivere di sé stessi è una cosa curiosa" ha dichiarato il Boss in riferimento alla sua attesa autobiografia, ispirata all'omonimo album del 1975. E ne sono passati di anni, anche se Bruce Springsteen sembra non accogliere le pieghe del tempo, conservando la sua eterna giovinezza. Quella che racconta in Born To Rundistribuito in cinque Paesi con il marchio di Simon & Schuster, mentre in Italia porta la bandiera Mondadori. Tutto iniziò dal Big Bang quando Bruce vide Elvis Presley esibirsi e poi il resto è storia, con la firma della E Street Band

Face It: A Memoir (2019), Debbie Harry

Il premio NME (New Musical Express) Award, non vinto da Richards e Springsteen, lo conquista invece Debbie Harry. La sua intrigante autobiografia è ad oggi solo disponibile in inglese, con un'edizione di Dey Street Books, che articola la vita della bionda e underground cantante dei Blondie in oltre 350 pagine. C'è quindi tanto da scoprire sul glorioso sfondo della New York anni Settanta, tra Iggy Pop, i Ramones e i Talking Heads e quell'evoluzione dirompente della new wave. In questa dimensione eclettica e plurireferenziale si ancora un'esistenza incendiaria, che non mancherà di sorprenderci. 

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