“Siamo più popolari di Gesù”: quando John Lennon scioccò gli USA

john lennon

Un grande album e un imminente tour americano fecero da sfondo nel 1966 a quella che, ad oggi, è probabilmente una delle dichiarazioni più forti e controverse della musica.

In un giorno come tanti del marzo 1966, John Lennon, nella sua casa di Weybridge, rilasciò una dichiarazione scottante. Al suo fianco la giornalista Maureen Cleave, particolarmente amata dai Beatles e dal loro manager Brian Epstein. Una sorta di amica, parte di quella cerchia di giornalisti fidati a cui i Fab Four potevano parlare con tranquillità, come ricorda Paul McCartney nella serie documentaria del 1995 The Beatles AnthologyE quello era un momento particolare per la band, ormai prossima alla pubblicazione del settimo album, REVOLVER

Il disco doveva sancire una svolta avanguardista e sperimentale rispetto agli esordi a sfondo beat e il clima era particolarmente febbricitante. Tuttavia Lennon aveva avuto modo di rilassarsi dopo la chiusura dell'album, abbandonandosi nella sua dimora familiare, con Cynthia e Julian, e dedicandosi a diverse letture. Tra queste una parte consistente era a tema religioso, tra cui il bestseller dello storico Hugh J. Schonfield, The Passover Plottradotto come Il complotto di Pasqua, in cui si metteva in dubbio la santità di Gesù Cristo, definendolo come un comune mortale artefice di miracoli fasulli e costruiti da lui e i discepoli. Ecco, questo può già fornire uno spunto per quello che John disse. 

Siamo più popolari di Gesù Cristo adesso. Non so chi morirà per primo. Il Rock and Roll o il Cristianesimo.

Questa frase, pubblicata nell'intervista della Cleave sul «London Evening Standard» del 4 marzo, non suscitò scalpore in Gran Bretagna. Come ricorda anche Macca, infatti, l'humor inglese era famoso per la satira a tema religioso e gli stessi Fab Four erano conosciuti per le loro risposte ballerine e scherzose alle interviste. Inoltre, data la verve spirituale di Lennon, si immaginava che il musicista non avesse voluto muovere una critica alla Chiesa, dettando una blasfemia nei confronti di Gesù. Tuttavia, quando il magazine statunitense «Datebook» richiese di poter pubblicare le parole di Lennon nel suo numero del 29 giugno, si scatenò un putiferio mediatico

In America si riversò un'ondata di protesta dai Paesi più conservatori del Sud. Tra i portavoce di tale dissenso non solo gruppi di fanatici religiosi, ma anche il Ku Klux Klan, che aspettava i Beatles negli Stati Uniti per una sorta di linciaggio collettivo. Non ultimo anche il Vaticano mostrò il suo dissapore per l'affermazione di Lennon. Di conseguenza, quando i Fab Four inaugurarono il loro tour americano, l'11 agosto 1996, si attendeva non solo un boicottaggio della costellazione di concerti, ma anche un eventuale pericolo di vita per Lennon, che aveva già ricevuto diverse lettere minatorie. 

E il Ku Klux Klan non si fece attendere, dato che l'arrivo della band in territorio americano fu accompagnata da falò da Tribunale dell'Inquisizione con cd e materiale di merchandising dei Beatles. Per questo il diplomatico Epstein decise di indire una conferenza stampa all'Hotel Astor di Chicago per le scuse pubbliche di Lennon. Questo quindi spiegò le sue buone intenzioni, sottolineando di essere molto religioso e lanciando una piccola frecciatina. Se infatti avesse paragonato il successo della televisione al Cristianesimo, nessuno si sarebbe opposto. Tuttavia, mentre tali affermazioni placarono il Vaticano, non furono sufficienti per il fanatismo religioso e la politica conservatrice. 

Il 19 agosto, infatti, Epstein fece pressione per mantenere un concerto a Memphis che le autorità volevano annullare. Tuttavia dopo il concerto pomeridiano, l'esibizione serale fu colpita da lanci di petardi sul palco, tanto che la band dovette lasciare le scene. Per il resto del tour non ci furono problemi, ma Lennon rimase sempre sul filo del rasoio negli Stati Uniti. Soprattutto dopo la sua ferma opposizione a Richard Nixon del 1972, accompagnata dal sostegno a gruppi politici comunisti. Ecco dunque come la sua dichiarazione del 1966 rimase nella Storia, tra rivoluzione e inimicizie, sancendo quale fosse la portata, e il peso mediatico, dei Beatles all'epoca.

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