Pink Floyd: 8 memorabili canzoni degli anni Settanta

I Pink Floyd sono sempre fonte di emozioni eterne, impresse in canzoni indimenticabili, dalla psichedelia alle atmosfere sci-fi lungo una narrazione dell'esistenza umana. Scopriamone 8 particolarmente significative per la discografia anni Settanta.

Summer Of '68 (1970)

La summer of love, la rivoluzione sessuale e culturale e il piano di Richard Wright introducono questo brano di ATOM HEART MOTHER. Un pezzo di personale trasporto, che evoca una relazione fugace con una groupie da parte del tastierista e cantante. Quest'ultimo canta l'energia soffusa, ma dirompente di quei 25 anni vissuti nello spirito impellente di amare e sperimentare. La gioia si sposa così con una tristezza velata da un addio troppo vicino al primo incontro. Eterno quel "We said goodbye before we said hello"Tutta la canzone si raccoglie in frammenti sensoriali che scrivono le prime esperienze senza Syd Barrett. 

Echoes (1971) 

L'ultima traccia di MEDDLE (1971) venne descritta da Roger Waters come “il potenziale che gli esseri umani hanno di riconoscere l’umanità presente nel prossimo e rispondere a questa con empatia piuttosto che disinteresse”. Con Echoesdunque, i Pink Floyd iniziarono ad abbracciare l'indagine esistenziale umana, nell'ottica delle interferenze che l'album indaga. Il risultato è un testo ipnotico, poetico e fortemente evocativo, come dimostra la bellissima esibizione a Pompei nell'ottobre 1971. E pensare che l'inusuale suono che si avverte all'inizio del brano fu creato casualmente da Richard Wright mentre suonava il piano con l'autoparlante Leslie.

Money (1973)

Estratto come singolo da THE DARK SIDE OF THE MOON il 7 maggio 1973Money è una firma inconfondibile della band britannica. A cominciare dallo scampanellio di monete che apre il brano e che preannuncia l'intero significato del testo. Come affermato da Waters, autore della canzone, un riff semplice e l'idea che il denaro sia la radice di tutti i mali odiernipreparano la genesi di un'opera memorabile. Non solo per uno degli assoli di basso più celebri della storia, ma anche per il lavoro ingegneristico di Alan Parsons, avanguardista di suoni rivoluzionari in tutto l'album. Celebre nel brano è anche l'assolo di chitarra di David Gilmour, preceduto da quello di sax di Dick Parry.

The Great Gig In The Sky (1973)

Una cosa è certa. La cantante Clare Torry ricorderà per sempre la registrazione di The Great Gig In The Sky come uno dei momenti più particolari della sua carriera. E non poteva essere altrimenti per un brano così sperimentale e simbolico, perla surrealista di THE DARK SIDE OF THE MOON. Così Clare ricorda come venne pagata £30 sterline per cantare. Che cosa, non era dato sapersi. Né Gilmour, quello che l'ha seguita maggiormente durante le prove, né il resto della band poteva spiegare a parole quello che serviva loro. Clare doveva lasciarsi avvolgere dal trasporto della musica, invocando quel grido che è diventato un marchio del rock. Un'integrazione perfetta dell'atmosfera onirica e fantascientifica che veste il disco.

Shine On You Crazy Diamond (1974)

Nonostante nel capolavoro WISH YOU WERE HERE (1975) la canzone venga divisa in due parti - (I-V) e (VI-IX) - il brano nasce come una suite in 9 parti, mirabile omaggio a Syd Barrett. Il Diamante Pazzo si presentò a sorpresa proprio durante le registrazioni del nono album dei Pink Floyd. Quando Roger Waters lo vide, cambiato dal tempo e dalla dipendenza dalle droghe, ingrassato e senza la folta chioma, si mise a piangere. A lui è dedicata Shine On You Crazy Diamond, dove le iniziali alternate creano la parola SYD. Un pezzo prevalentemente strumentale, in cui la band ricorda quegli occhi come due buchi neri e la mente camaleontica plasmata dall'LSD del loro amato collega.  

Wish You Were Here (1975)

La title track dell'omonimo album è un nostalgico, delicato e profondo omaggio a Barrett. Il protagonista di questo viaggio mnemonico e musicale riaffiora tra le note della chitarra di Gilmour, sul cui riff improvvisato Waters scrive il testo. Una composizione di bellezza disarmante, che inizia con la celebre Radio Sequence, ottenuta accostando il microfono allo stereo dell'auto di Gilmour. Il resto è affidato alla potenza emotiva del brano, che Waters tinge di una consapevolezza personale, ma comune a tutti i membri della band. Quella sensazione di straniamento, di algidità legata all'intoccabile figura della rockstar, che allontana amici e affetti. La canzone è un ritorno all'intimità. 

Another Brick in The Wall (1979)

Alienazione e paura scrivono invece uno dei pezzi più iconici dei Pink Floyd, visivamente rappresentato nel film che traspone il colossale THE WALL. Attribuito per il 90% alla mente creativa di Roger Waters, il disco trae ispirazione dalla rigida educazione delle scuole britanniche anni '50 e pone come protagonista Pink, un ragazzo empaticamente vicino a una condizione collettiva umana. Pink infatti sceglie l'isolamento, la separazione dal mondo attraverso un muro costruito, mattone per mattone, dalle ingiustizie della realtà. Le voci di un gelido maestro si interfacciano al potente coro di bambini che traccia l'impronta della canzone. Una trainante apoteosi musicale in due parti che cresce in un desiderio di ribellione.

Comfortably Numb (1979)

Un Pink piacevolmente insensibile scrive invece la vera punta di diamante di THE WALL. Un brano composto, tra screzi e controversie, tra i due giganti della band, Waters e Gilmour. Proprio loro, che oggi non riescono a conciliarsi per una reunion, diedero origine a un capolavoro testamentario. Il testo del brano richiama però una condizione autobiografica vissuta da Rogers nel 1977 quando, malato, fu costretto a esibirsi per il tour di ANIMALS. Una costrizione votata al proseguimento dello spettacolo, che però il bassista si legò al dito, trasponendola in quel personaggio che si stava sempre più avvicinando a Syd. Confortably Numb, anche per le sue turbolenze, è una canzone eccezionale, di magica pacatezza ed estasi contemplativa. 

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