Marvin Gaye e la violenta morte per mano del padre

Il primo giorno dell'aprile del 1984, un diverbio domestico pose fine alla vita della punta di diamante della Motown. Un musicista appassionato e controverso, che si spense prima dei suoi 45 anni in modo tragico.

Lungo gli anni Sessanta, un treno a tutta velocità sfrecciava con inciso il nome di Marvin Gaye, simboleggiando la portata epocale di un artista che ha saputo combinare, con maestria  e sensualità, sonorità soul, R&B, jazz, gospel e pop. Quel giovane di Washington era una promessa sin da quando mise piede alla Motown di Detroit. La celebre casa discografica, fondata nel 1959 da Berry Gordy, era conosciuta per uno stile distintivo, alfiere della black music e portavoce inedito di eclettiche sfumature di musica leggera. Come Stevie Wonder, Diana Ross, le Supremes e i Jackson 5, Marvin Pentz Gay Jr., in arte Marvin Gaye, raccolse una costellazione di successi discografici. Ma quel ragazzo ventiduenne forse non poteva aspettarsi che, poco più di vent'anni dopo, sarebbe morto per due colpi di arma da fuoco dalla Smith & Wesson del padre. 

Certo, l'infanzia di Gaye non è stata delle più tenere e delicate. Lui e i cinque fratelli e sorelle dovevano subire un padre autoritario, verbalmente tagliente e stravagante. Sembra che un giorno, questo disse che avrebbe ucciso chiunque dei figli lo avesse contraddetto. Così, Marvin Gay Senior era un noto pastore della Chiesa Ebrea Pentescostale del sobborgo in cui viveva la sua famiglia. Un uomo eccentrico, che era solito intrattenere i fedeli con performance canore domenicali e che si supponga abbia sviluppato una crescente invidia nei confronti dell'apoteosi musicale del figlio. 

Al tempo stesso quest'ultimo era un nato bad boy. Sin da quando, nel 1956, lasciò la scuola per arruolarsi nell'Air Force e, dopo l'ottenimento di una posizione che non lo soddisfaceva, finse una malattia mentale per essere congedato. Così la sua strada incontrò la famiglia Gordy della Motown e, con essa, la sorella maggiore di Berry, Anna. Fino a quel momento, la sua più fedele partner musicale era stata Tammi Tarrell, con cui, nel 1967, incise l'iconica Ain't No Mountain High Enough e un'altra sequenza di brillanti canzoni. Tuttavia la Tammel morì prematuramente nel 1970, a causa di un tumore maligno al cervello. Nel 1971, quindi, parte dell'album più leggendario di Gaye, WHAT'S GOING ON, vide come collaboratrice in scrittura Anna Gordy

Il rapporto professionale confluì in una relazione amorosa e in un matrimonio, terminato nel 1977. A quel punto subentrò Janis Hunter, una ragazza di appena 17 anni, con cui Gaye restò sposato fino al 1982. E non fu un matrimonio rose e fiori dato che la ragazza ricorda come il musicista si fosse acceso spesso in sprazzi di gelosia violenta, arrivando una volta a puntarle un coltello alla gola. Qui ritroviamo anche la coscienza di un uomo che probabilmente aveva assistito a episodi di violenza domestica verbale e fisica. Lo si descriveva come un latin lover, ma anche come un carnefice, soprattutto verso sé stesso. Sembra infatti che Gaye avesse tentato per tre volte il suicidio e che gli anni prima della sua morte, avvenuta nel 1984, fosse diventato paranoico, sfregiato da manie di persecuzione e perennemente accompagnato dalle sue guardie del corpo. 

E la madrina di tale discordia fu in primo luogo la cocaina, di cui Gaye iniziò ad abusare in un profondo stato di depressione. La stessa che lo portò, nel 1983, dopo l'uscita del suo ultimo album, MIDNIGHT LOVE (1982), a tornare a vivere dai suoi genitori. Nella loro casa di Los Angeles, Gaye poteva sperare di trovare un rifugio, dopo diversi mesi passati in Europa per cercare di disintossicarsi e fuggire dai debiti da milioni di dollari con il fisco statunitense. Per il suo ultimo album, poi, aveva troncato qualsiasi rapporto con l'eterna Motown, passando alla Columbia Records. Poteva essere l'inizio di una nuova parentesi discografica, ma non fu così, nonostante l'album vendette 2 milioni di copie e vinse un Emmy Award.

Quello che pose fine alla vita di Marvin Gaye, come nel caso del suo predecessore Sam Cooke, fu un diverbio finito male, tragico epilogo di un momento quotidiano votato alla follia. Così l'1 aprile 1984 il cantante e il padre iniziarono a litigare, si presero a parole, si spintonarono, finché Marvin Sr. prese la sua Calibro 38, regalatogli proprio dal figlio a Natale, e sparò a quest'ultimo due colpi. Il primo fu quello decisivo, che perforò al cantante cuore e polmoni, impedendo a una successiva rianimazione in ospedale di aiutarlo in alcun modo. Marvin Gaye Jr. morì un giorno prima di compiere il suo 45esimo compleanno.

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