Dancing Queen: la canzone degli ABBA dedicata alla regina di Svezia

abba-hor

Considerata come una perla pop di rara bellezza, la hit degli ABBA nasce a metà degli anni Settanta sullo sfondo di una leggendaria incoronazione. E con un testo che guarda drammaticamente a una giovinezza perduta, il brano sfiora la storia personale della sua protagonista. 

Il fertile terreno della disco-pop anni Settanta richiede agli ABBA di sfornare un album dietro l'altro. Sono giovani, pieni di promesse e speranze e patinati in vistosi abiti che riflettono l'estetica dei Paesi Scandinavi. Così la loro Svezia si posiziona vincente all'Eurovision Song Contest del 1974, con il brano WaterlooLo segue a ruota, nel 1975, l'omonimo album ABBA, con hit del calibro di Mamma Mia! S.O.SE poi sopraggiunge ARRIVAL, nel 1976, che brilla della luce eterea di Dancing QueenQuel brano vale ai quattro artisti svedesi una memorabile fortuna, avvolta nella danza eterna sulla pista da ballo di una misteriosa regina danzante

Si tratta del primo brano della band a raggiungere la prima posizione della classifica Billboard di quell'anno, sostando per sei settimane in vetta agli ascolti anche in Gran Bretagna e Svezia, per non contare le otto settimane di primato in Australia. Non solo, ma la canzone detiene anche il primato per la genesi più lunga, consolidatosi in un anno di preparazione. Quando Benny Andersson e Björn Kristian Ulvaeus entrarono per la prima volta nei Glen Studios di Stoccolma, infatti, era il 4 agosto 1975 e il brano si intitolava BoogalooNon aveva ancora un'impalcatura stabile, ma già invocava quelle fattezze malinconiche e nostalgiche della sua evoluzione futura. Fu Stig Anderson, manager degli ABBA, a intitolarlo Dancing Queen. 

Quando la cantante Frida, moglie di Andersson, ascoltò la canzone per la prima volta, si mise a piangere. Perché quella melodia incorporava già l'intimità universale di più storie personali. Quelle che incorniciano tutte le danzatrici che hanno messo da parte le loro scarpette da ballo e guardano una gioventù perduta dalle retrovie di una discoteca. Il sogno dei diciassette anni, dell'ebrezza da venerdì sera e dell'infatuazione della danza sopravvivono solo per poco. In breve, il tempo e le sue trasformazioni erodono le promesse giovanili, affacciandosi all'età adulta, con la consapevolezza che il meglio della vita appartenga a qualcun altro. 

Una delle canzoni pop più gioviali della storia si lega all'esperienza personale di Silvia Renate Sommerlath, futura regina di Svezia. Non a caso il brano viene performato per la prima volta davanti a un pubblico il 18 giugno 1976, durante un gala televisivo in omaggio alla Royal Swedish Opera di Stoccolma. Esattamente un giorno prima, quindi, delle fastose nozze che uniscono in matrimonio Silvia e il principe Carl Gustaf, erede al trono di Svezia. La canzone evolve in una dedica alla futura regina, di 33 anni e non più 17, che guarda con trasognato desiderio l'altra sé oltre lo specchio. E se il suo futuro si prospetta fiabesco e onirico, al tempo stesso affonda in un carico di responsabilità che abbandonano la spensieratezza. 

La giovane Silvia, tedesca di nascita, da bambina è volata a San Paolo con la famiglia, imparando il portoghese e condividendo le sue giornate con una scimmietta domestica. Poi ha imparato lo spagnolo, il francese e l'inglese, ritornando in Germania con l'obiettivo di diventare un'interprete. E quale migliore occasione delle Olimpiadi di Monaco del 1972 dove, in qualità di hostess, ha rubato il cuore a un affascinante giovane reale. Da lì l'incanto di un lungo corteggiamento, durato tre anni, e poi l'anello al dito e la corona sul capo, simbolo di un Paese. Ma l'esistenza idilliaca di Silvia ha poi dovuto subire l'ombra di un passato retaggio nazista del padre e dei tradimenti, veri o chiacchierati, del marito. 

Insomma, una fanciulla dai capelli corvini è diventata prima principessa e poi regina. In un battito d'ali la sua esistenza ha quindi abbandonato la discoteca, rifugio di quelle anime giovanili protette dalla magia notturna. E gli ABBA hanno perfettamente rappresentato la fine della magia e il dissolvimento della speranza. Perché la loro Dancing Queen, egemone compagna di danza, è in realtà una cornice di pochi minuti che racchiude l'estasi di una notte. Poi arriva l'alba ed emergono tutte quelle preoccupazioni che adombrano la maturità. In un attimo la carrozza si trasforma in zucca e Cenerentola si inchina a quella notte che le ha donato una giovinezza eterna

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You May Also Like