Quando gli Yes aprirono un concerto per Janis Joplin

Janis Joplin (VI

Sul finire degli anni Sessanta, un inedito palcoscenico londinese accolse una stella cadente psichedelica e un astro nascente del progressive rock. Un concerto memorabile, che sancì la prima volta di Janis Joplin come headline in un live dopo l'epopea dei Big Brother & The Holding Company. 

L'effervescenza dei 26 anni di Janis Joplin è tutta per la Royal Albert Hall di Londra. Qui, il 21 aprile 1969 si consuma un concerto che consacra il battesimo di Pearl su un palco tutto suo in una sala storica dalle fattezze regali di South Kensington. Ma la giovane interprete, a un anno dalla sua tragica morte nel 1970, non è sola sul palcoscenico. Ad introdurla ci sono gli Yes, nati nel 1968 dall'alchimia tra il cantante Jon Anderson e l'eclettico bassista Chris Squire. Loro sono ancora dei neonati della scena rock, anche se il 26 novembre 1968 hanno già calcato le scene della Royal Albert Hall in apertura di un concerto dei Cream.

Perché la Londra di fine anni Sessanta è un ginepraio di stili musicali differenti, dove la stagione hippie si sta assopendo a favore delle sonorità progressive. Così gli Yes sono in procinto di pubblicare il loro primo album con l'Atlantic Records, l'omonimo YES, e di rilasciare il loro singolo di debutto, SweetnessPer questo la primavera del 1969 li vede così febbrilmente impegnati a promuovere la loro virtuosa musica, con una tappa del 17 aprile allo University College e una del 23 aprile allo storico Marquee Club, prima di imbarcarsi per la Svizzera e poi per la Germania. In mezzo dimora un incontro esclusivo, che li vide affiancare una giovane ribelle dalla voce abrasiva, al picco della sua popolarità. 

Janis Joplin, cresciuta con il blues di Bessie Smith, aveva infatti esordito nel 1966, con i Big Brother & The Holding Company. Alla band serviva una voce femminile solista e fu l'amico di Janis, Chet Helms, a introdurre quella ragazza dionisiaca al gruppo, che l'anno seguente infiammò le scene al Festival di Monterey. Ecco dunque che Janis non era più la timida ragazza scappata dal suo Texas, ma una ruggente leonessa alla conquista di New York. Qui, al Chelsea Hotel, culla di artisti e girovaghi, la poetessa e cantante Patti Smith le conferirà un soprannome eterno, Pearl. Quello che sarà anche il titolo del suo poetico album postumo. 

Quando feci per andarmene si guardò allo specchio e sistemò i boa di piume. “Come ti sembro, amica?”

“Una perla,” le risposi. “Una perla di ragazza”.

Patti Smith, Just Kids (2010), Universale Economica Feltrinelli, p. 182

Così Janis sprigionò tutta la sua delicatezza felina e la sua bramosia musicale in quell'occasione, tanto da ammaliare il pubblico presente. Lei aveva la capacità di creare un terreno partecipativo e coinvolgente, un sipario elettrizzante tale da ipnotizzare chiunque la vedesse. E la sua magia traspare dalle molteplici fotografie che la ritraggono quel giorno, scattate da Ethan Russell, Keith Morris ed Eric Hayes, vere chicche per i collezionisti oggi. Ma la protagonista indiscussa fu la musica, su una scaletta di 11 brani composta principalmente da cover, tra cui la celebre Piece Of My Heart di Emma Franklin e l'altrettanto drammatica Summertime di George Gershwin

Non mancarono poi pezzi inediti come Me Work Me, Lord, pregni di quell'enfasi catalizzante che solo Janis poteva donare. E in questa cornice rimangono in eterna memoria le profonde parole di un articolo del «Telegraph». Questo sottolinea quale impatto liberatorio e immersivo ebbe quella performance, considerata come un vero happening ad opera d'arte che fece ballare tutti in sala. Fino ad allora, la Royal Albert Hall non aveva mai visto un evento di così magica spontaneità artistica, se non per una lettura internazionale di poesia nel 1965.

Dimenticate tutto ciò che potreste aver letto o sentito... Qui infatti c'era la voce confortante incarnata di amore, dolore, desiderio, libertà ed esperienza estatica, un fuoco che parla dal cuore di una carne calda e rotonda.

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