Qual è la storia dietro “Polly” dei Nirvana?

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Il sesto brano del celebre NEVERMIND rievoca un'atmosfera cupa e drammatica, incorniciata da un semplice accompagnamento acustico e ispirata a un vero fatto di cronaca degli anni Sessanta. Volete saperne di più? 

L'iconica band fondativa del Seattle sound ha fatto proprio il grido di ribellione di un'intera generazione, tratteggiata dal grunge delle chitarre distorte e da quella fragile rudezza compositiva. Così la voce spezzata di Kurt Cobain ha sempre saputo plasmare una narrazione profonda ed emotivamente pregnante. Ancor più se pensiamo a Polly, una delle canzoni più distintive di NEVERMIND (1991), più di Smells Like Teen Spiritmai amata dal suo cantante, ma dall'indubbio lascito ereditario. 

La storia di Polly non riposa però dietro le scorribande di una serata tra amici, ma in un conturbante e drammatico sfondo cronachistico. Prima però analizziamo il titolo, dal nome femminile, che sembra richiamare il modo in cui Cobain aveva nominato il suo canarino. E infatti il brano inizia con quella celebre frase "Polly wants a cracker"che sottolinea un pensiero in prima persona, dello stesso cantautore, che ricorda di dover dare da mangiare al suo uccellino chiuso in gabbia. Non a caso, originariamente il brano doveva titolarsi Cracker. 

L'origine della frase di apertura rimanda però a un contesto ottocentesco, quando l'azienda americana Nabisco lanciò il suo omonimo cracker nel 1876. In seguito la stessa espressione fu usata nel film d'animazone della Warner Bros del 1937I Wanna Be A Sailor. Ed è interessante notare il contrasto tra una pellicola per bambini e il significato che i Nirvana attribuiscono alla stessa immagine. Così l'infantile richiamo a un canarino si traduce in una storia di violenza e stupro, perché subito dopo i primi versi, Kurt tratteggia con la sua voce una ragazza e la sua tragica esperienza. 

Questo ci rimanda al secondo titolo pensato in origine per la canzone, Hitchhikerletteralmente "autostoppista" e ci svela l'altro volto di Polly. Una ragazza come tante, ma vittima delle insidie di un maniaco violento, ritratto sull'immagine di Gerald Arthur Friend, un ventiduenne che, negli anni Sessanta, rapì e violentò una dodicenne che chiedeva l'autostop insieme al fratello. Tuttavia Cobain decide di non raccontare la vicenda con il distacco cronachistico dei giornali, ma di affrontarla in maniera immersiva. Con un approccio interessante e controverso, il cantante proietta il suo punto di vista su quello del carnefice. 

Così l'uccellino domestico nella sua gabbia sicura assume le fattezze di una ragazzina imprigionata dalle angherie di un giovane uomo malato. Sembra impossibile fuggirgli ma, la storia vera, racconta di come la bambina sia riuscita a scappare dalle percosse, tuffandosi in un fiume e nuotando verso la salvezza. La versione dei Nirvana è però leggermente romanzata, tracciando un diverso epilogo della vicenda. Polly infatti, nonostante il terrore vissuto sulla carne, rimane affascinata dal suo rapitore, in quella comunemente intesa come Sindrome di Stoccolma

Tuttavia il suo dolore è talmente grande da spingerla al suicidio. Un atto che inorridisce il carnefice. La storia ha un finale aperto, ma l'orrore trasuda da un canto sofferto, acustico, svezzato solo da chitarra e basso. Sembra così differente dal sound martellante degli altri brani dell'album, ma la sua dichiarazione pura e profondamente personale non può non attraversarci. Un passo prima di Rape Meun approccio inedito e coraggioso a un tema difficile. 

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