Le società legate al marchio NIRVANA che si occupano della produzione e commercializzazione del merchandise sono state citate in giudizio per aver utilizzato senza licenza l'illustrazione dei gironi dell'Inferno di Dante in una versione inglese dell'opera del 1949. Scopriamo cos'è successo.
Risale a sabato 28 aprile la denuncia di Jocelyn Susan Bundy nei confronti di Nirvana LLC, Live Nation Merchandise LLC, Merch Traffic LLC e Silva Artist Management LLC. Tutte le società legate alla produzione e commercializzazione del merchandising con il marchio NIRVANA, che avrebbero utilizzato da tempo, senza licenza, un'illustrazione dei gironi infernali della Prima Cantica dantesca. A smuovere le acque è Miss Bundy, nipote di Wilfrid Scott-Giles, scomparso nel 1982 e illustratore della celebre immagine del vortice infernale in un'edizione inglese dell'opera, datata 1949. Ed è dal 13 febbraio che la querelante ha scoperto il traffico di merchandising abusivo che promuove, concede in licenza, vende e distribuisce prodotti con l'immagine. Proprio nel 2021, in cui ricadono i 700 anni dalla morte del sommo poeta.
Dalle tazze, alle felpe, fino ai portachiavi, l'immagine affiora in una divulgazione pervasiva e, dai documenti portati a testimonianza da Bundy, tale utilizzo inizia già dal 1989, anno di pubblicazione di BLEACH. Già due volte le società nominate sarebbero state citate per violazione di copyright. In un caso avrebbero risposto che tale illustrazione era stata realizzata da Kurt Cobain, nel secondo caso che era libera da copyright e utilizzabile senza vincoli in America. Così è stato riportato dalle fonti stampa USA:
Ulteriori ricerche hanno anche rivelato che nel corso degli anni, la band e le parti che agiscono per suo conto hanno regolarmente posto false affermazioni di proprietà del copyright nell'illustrazione inserendo notifiche di copyright fasulle sui prodotti.
Si tratta quindi di uno scontro diretto, schietto e acceso, in cui la Bundy dichiara che l'immagine rappresentata è esattamente la stessa disegnata dal nonno. Tuttavia sappiamo anche che Cobain aveva scoperto alla Biblioteca di Aberdeen l'opera dantesca e se n'era fortemente appassionato, in un periodo nomade e senzatetto durante i suoi 22 anni. Lui stesso ha affermato:
Ricordo che camminavo tutto il giorno senza meta, e finivo sempre in biblioteca. Ho passato lì così tanto tempo, seduto e leggendo tutto il tempo, aspettando la fine del giorno. Ero orgoglioso di essere in grado di sopravvivere senza un lavoro.
Il grunge anni Novanta si tinge così di una coltre di anime dannate, prima tra tutti quella di Cobain. Tuttavia, i riferimenti letterari che possono affiorare dalle opere dei Nirvana non coprono l'eventuale plagio di cui vengono accusate le società a loro legate. E non è la prima volta che queste si trovano al centro dell'attenzione mediatica, dato che dal 2018, NIRVANA è ancora coinvolta nella causa mossa contro lo stilista Marc Jacobs. Quest'ultimo ha utilizzato per una sua collezione il celebre smiley di proprietà della band dal 1991 e rivendicato da Robert Fisher, anche se dai contorni ondulati e con le iniziali M e J al posto delle X. L'immagine però è un elemento di connotazione iconica ed eterna di una band, anche dopo la sua sua dissoluzione, come nel caso dei Nirvana. Resta dunque da vedere quale evoluzione seguirà la causa.