5 celebri canzoni dei Beatles che Lennon odiava (e perché)

john lennon

Il compianto cantautore è sempre stato molto critico verso se stesso e le canzoni, scritte e non, dei Beatles, per cui ricercava una perfezione stilistica. Così sono tanti i brani che non incontrarono la sua approvazione, ma qui ne ricordiamo 5, tanto celebri, quanto poco amati da John Lennon. 

Yesterday (1965)

Al soldo di 1600 cover, Yesterday  è uno dei brani di punta dei Beatles, oltre che una perla di mirabile bellezza. Questa trova spazio nel quinto album della band, l’iconico HELP! accompagnato dall’omonimo film di Richard Lester. E sembra che al suo interno, la canzone più odiata da John Lennon fosse It’s Only Love, a cui proposito il cantautore disse: It’s Only Love è mia. Ho sempre pensato fosse una canzone scadente. Le parole erano orribili. Ho sempre odiato quel brano”.

Tuttavia la vena ipercritica di Lennon si avvalla anche su Yesterday, che lo fece letteralmente impazzire, come dichiarò nel 2013 l’amico giornalista Howard Smith. Il motivo però non è legato alla composizione, sotto la firma di Paul McCartney, ma all’eredità leggendaria del brano. Macca dichiarò infatti in un’intervista alla BBC: La cosa peggiore per John è non aver scritto Yesterday”. Lennon fu infatti perseguitato da una paternità che non gli apparteneva, tanto che a New York si infastidì quando un musicista gli dedicò la canzone, pensando l’avesse scritta lui.

Hello, Goodbye (1967)

Pubblicata come singolo nell’autunno 1967, Hello Goodbye è una canzone che ha destato diverse controversie all’interno e fuori dalla band. E la sua origine è di particolare curiosità e improvvisazione, dato che nacque quando Alistair Taylor, assistente di Brian Epstein, chiese a McCartney di mostrargli come componeva una canzone. Allora quest’ultimo si mise all’harmonium e disse a Taylor di rispondere alle parole che lui improvvisava con il loro contrario.

Così nacque in un attimo il pezzo, che Lennon definì come tre minuti di contraddizioni e giustapposizioni senza senso e che non amò mai per la sua inconsistenza narrativa. Soprattutto quando il brano di Macca fu scelto al posto del suo I Am Walrus per occupare il Lato A del singolo del 1967. Questo perché il produttore George Martin riteneva che fosse più commerciale e pop per il target dei Beatles. Sempre con il solito aplomb Lennon ha quindi dichiarato: Non era un grande pezzo. La parte migliore era alla fine dove ho suonato il piano”.

Ob-La-Di Ob-La-Da (1968)

Quarta traccia dell’ipnotico WHITE ALBUM, Ob-La-Di Ob-La-Da racchiude una storia curiosa. Sembra infatti che Paul McCartney, parlando con il musicista nigeriano Jimmy Anonmuogharan Scott Emuakpor sia rimasto affascinato dall’enigmatica espressione, trasposta poi nel titolo della canzone, con cui la tribù Youruba traduce la frase Life goes on. Così la canzone affiora tra mille incertezze, dato che il sound su cui sta lavorando la band, richiamando lo ska, non funziona.

Ecco dunque che Lennon, esasperato, si mette al piano dicendo Ecco come dovrebbe suonare questa cazzo di canzone”. E qui il suo tocco pepato completa il ritratto cominciato da Paul, anche se i critici non apprezzarono molto questo brano nel frangente rock sessantottino, che abbracciava invece altre ispirazioni. Anche Lennon non ricordava con amore il pezzo, dato che, secondo le sue parole, i Beatles hanno passato molto più tempo in studio su questo che su qualsiasi altro brano dell’album.

Lady Madonna (1968)

Il funambolismo creativo dell’accoppiata Lennon-McCartney scrive quasi tutta la scaletta di HEY JUDE (1970), la raccolta di singoli che accoglie nella sua collezione anche Lady Madonna. Il brano venne originariamente pubblicato come singolo nel marzo 1968, prima che i Beatles fondassero la Apple Records e pochi giorni prima che partissero per l’India a conoscere il filosofo indiano Maharishi Mahesh Yogi. E la canzone divampa in quel sound rhythm ‘n blues al piano, che omaggia il musicista Fats Domino, e in un testo tra provocazione e preghiera che si rifà a una fotografia pubblicata sul «National Geographic».

Qui vediamo una donna intenta ad allattare il figlio, mentre gli altri suoi bambini la circondano guardando con ammirazione l’estrema forza di quella creatura materna. E il riferimento alla Madonna non creò problemi di censura, rafforzando l’effetto mediatico del brano, anche se, ancora una volta, non conquistò Lennon. Il cantautore affermò infatti: Un buon giro di piano, ma la canzone non è mai andata davvero da nessuna parte. Forse ho aiutato Paul nel testo, ma non ne sono comunque fiero.”

Let It Be (1970)

Composta da McCartney, Let It Be è un lascito testamentario dei Beatles sul ciglio della loro dissoluzione. Questa uscì come singolo il 6 marzo 1970 e venne inserita nel dodicesimo album dei Fab Four, l’omonimo LET IT BE, con una versione remixata da Phil Spector al soldo di chitarre più massicce, assenza di cori e uno sfondo orchestrale più preponderante. Tuttavia, nonostante la bellissima ballad sia un’impronta iconica della band e vanti un glorioso successo, è l'ennesima delusione per Lennon.

C’è chi sottolinea già le tensioni in studio tra la coppia di autori, che nel tempo avevano forgiato stili di scrittura diversi, tanto che Lennon definiva le canzoni di Macca musica per nonne”. Tuttavia, nel 1980, Lennon chiarì la sua percezione al giornalista e scrittore David Sheff, evocando anche Simon & Garfunkel:

Quello è Paul. Cosa puoi dire? Nulla a che fare con i Beatles. Poteva andare per i Wings. Non so cosa pensava quando ha scritto Let It Be. Penso che sia stato ispirato da Bridge Over Troubled Water.

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