The Doors: breve storia dietro l’album e le canzoni di L.A. WOMAN

L'ultimo album dei Doors di Jim Morrison è ricco di venature di funk, blues e jazz e di un trasporto biografico che rimanda sempre al Re Lucertola e alla cerchia dei virtuosi Ray Manzarek, Robby Krieger e John Densmore.

Il 19 aprile 1971 l’Elektra Records rilascia il sesto album dei Doors, L.A. WOMAN. A tre mesi dalla sua uscita, Jim Morrison morirà in una Parigi così lontana da quella Venice Beach che ha battezzato una delle band sovrane degli anni Sessanta e Settanta. In quel frangente storico, le dipendenze e i problemi con la legge avevano sfregiato l’immagine da “David di Michelangelo”, come lo ricorda il batterista John Densmore, del Morrison degli esordi. Ma l’album trasuda la sua piena anima musicale.

Per il disco vengono infatti chiamati in formazione il chitarrista Marc Benno e il rodato bassista Jerry Scheff, che aveva già suonato con Elvis Presley. Ma il prodotto non conquista tutti i cuori, soprattutto quello del produttore Paul Rothchild, che avverte quelle canzoni come una noiosa iniezione soporifera. Così, con Rothchild da parte e l’ingegnere del suono Bruce Botnick alla guida, affiora una prima grande delusione. La traccia di apertura del Lato B, L’America, completata prima delle sessioni in studio, viene rifiutata dal regista Michelangelo Antonioni per il suo cult Zabriskie Point (1970). La scelta ricade invece su Careful With That Axe, Eugene dei Pink Floyd, con risentimento di Ray Manzarek.

Il successo catalizzante dell’album si deve alla traccia di chiusura, l’eterna Riders On The Storm. Manzarek l’ha definitauna canzone cinematografica” per la sua ipnotica carica evocativa: vediamo chiaramente il serial killer di cui parla Morrison, in un’atmosfera tetra e oscura che però si trasforma in una sinfonia jazz carica di un messaggio di redenzione e speranza. In questo modo, l’album si consolida come un testo bifronte, dove niente è come sembra. Lo dimostra la title track, L.A. Woman, che omaggia la soleggiata città natia della band, ma vista nella sua prospettiva notturna, ambigua e complessa.

Morrison aveva raccolto in un taccuino una serie di pensieri, parole e poesie che hanno dato vita alle canzoni di L.A. WOMAN. Da qui emerge la quarta canzone del Lato A, Cars Hiss By My Window. Non solo, perché anche il brano di apertura dell’album, The Changeling, il primo ad essere registrato in studio, nasce tra quelle pagine. Racconta di una creatura del folklore europeo, dell’infanzia e della morte con un forte trasporto autobiografico. Perché dal 1968, come ricorda l'ex moglie del cantautore, Patricia Kennealy-Morrison, molte persone avevano abbandonato Jim, non riconoscendovi più un’icona, ma solo una fragile creatura abbandonata dalla vita.

Quest’importante riflessione esistenziale è simbolica degli ultimi mesi di vita di Morrison. E l’album, letto dai colleghi della band in chiave retrospettiva, dopo la morte di Jim, ha trasmesso loro messaggi inequivocabili tra le righe. Pensiamo a Been Down So Long, che già dal titolo trascina verso il basso qualsiasi anelito di felicità o ottimismo: questo brano ritrae una quotidianità cupa, che rispecchia lo spirito di Morrison, descritto così da Manzarek: "Era stanco e sfinito. Aveva bisogno di stare in un posto più tranquillo e calmo."

Anche Densmore ha avvertito questa sensazione, dettata dal suo bisogno, in quel momento, di avere un amico al suo fianco e di trovare il suo rifugio personale. C’è quindi Jim, in tutte le sue sfaccettature, nell’album. E anche quando la sua presenza non è fisica, come in Love Her Madly, scritta dal chitarrista Robby Krieger, la sua ispirazione aleggia sul testo. Perché Morrison rende tutto ciò che lo circonda parte di sé. La canzone Hyacinth House, per esempio, si ispira alla vecchia casa di Krieger e a un suo ricordo d’infanzia, ma riguarda anche Jim, come coinvolge tutti noi in modi diversi.

Così come Crawling King Snake, terza traccia del Lato B, che rievoca memorie di un Re Lucertola ubriaco, folle e dionisiaco. Quello era il suo abito, la sua maschera, il suo travestimento per incorniciare un’icona stravagante in una rete di debolezze. Nonostante Morrison fosse a Parigi durante il missaggio di L.A. WOMAN, ogni pezzo contiene parte della sua anima. E quando chiamò Densmore dicendogli Se alla gente piace questo aspetta che sentano cosa ho in mente per il prossimo non sappiamo se avesse ancora indosso la sua maschera o se si fosse abbandonato a un piccolo momento di speranza.

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