Marvin Gaye e il Vietnam dietro WHAT’S GOING ON

Il 21 maggio 1971 la Motown pubblicava un album rivoluzionario, nel pieno di una guerra che continuava a macinare vittime. Marvin Gaye si propose come narratore di una sofferenza collettiva, incanalata nella sua storia autobiografica.

Per la celebre etichetta di Detroit, WHAT’S GOING ON fu il primo vero album politico. Uno scrigno dei diritti civili e del tessuto violento che attraversava l’America coinvolta nella Guerra del Vietnam. Così le strade si affollavano di manifestazioni studentesche contro la morte gratuita di milioni di giovani al fronte e contro una violenza ingiustificata e dominata dai poteri forti. Ma sul piatto c’era molto altro, in una considerazione più ampia sui diritti civili, votata a combattere la discriminazione razziale e promossa a difendere l’ambiente. Il 22 aprile 1970 si festeggiava, infatti, la prima Giornata Mondiale della Terra. E in tutto questo affiorava al vertice del suo splendore Marvin Gaye - portavoce della black music della Motown - che aveva recentemente perso la sua compagna di palcoscenico, la Tammi Terrel di Ain’t No Mountain High Enough.  

Ma la casa discografica non era celebre per il suo impegno civile, tanto che il motto del suo fondatore, Berry Gordy era: Sound Of Young America, non attivisti politici”. Tuttavia, in quel preciso momento storico, in cui la Guerra del Vietnam imperversava da oltre 10 anni, collezionando feretri di giovani vite, il suo cantautore di punta doveva farsi sentire. E lo fece con un album, pubblicato il 21 maggio 1971, che sin dal titolo si domandava chiaramente Cosa sta succedendo?”. Tutti se lo chiedevano e poterono trovare una voce di consapevolezza e preghiera nell’album di Gaye, condotto dalla sua title track che, ancora oggi, è una pietra miliare. Questa porta scritta tra le sue righe una frase di pregnante verità e profondo trasporto: la guerra non è la risposta, perché solo l’amore può vincere l’odio”.

Tuttavia, nonostante raccogliesse i sentimenti di una collettività universale alla ricerca della sua redenzione, il disco non piacque a Gordy. Questo lo definì letteralmente come la cosa più brutta che avesse mai ascoltato, in quanto si discostava troppo dalla venalità commerciale della musica Motown. Così Gaye avanzò per conto suo, convincendo i vertici della casa discografica a pubblicare What’s Going On nel gennaio 1971.

Gaye non guarda più la guerra con il romanticismo insito nel suo secondo album, THE STUBBORN KINDA FELLOW (1962). In particolare nella traccia Soldier’s Plea dove il conflitto è descritto come un evento epocale ed eroico. Il Vietnam ha ribaltato la maschera, per un musicista che, con i racconti del fratello soldato, Frankie Gaye, aveva vivida nella sua mente l’immagine dei bambini affamati che ravanavano nell’immondizia. Così la title track, che apre WHAT’S GOING ON, guarda in primo luogo alle famiglie, alle madri che piangono e ai fratelli che muoiono, dedicando loro un canto di una delicatezza sussurrata. E nella seconda traccia, quell’atmosfera di paura, perdita e alienazione riappare proprio nelle vesti del fratello Frankie, con la traccia What’s Happening Brother.

Gaye, figlio di una famiglia funestata, il cui padre sarà il suo carnefice, ha vissuto con Frankie la difficoltà del reinserimento sociale del veterano. In un Paese allo sbaraglio, il ritorno dalla guerra è una maledizione, davanti a un crescente tasso di disoccupazione e alle vivide immagini di crudeltà che si radicano in un disordine post traumatico. Tutto questo si traduce quindi in un verso esemplificativo del brano: “La guerra è l’inferno, quando finirà?”. E tale appello non può che intrecciarsi sia con la preghiera di pace e salvezza precedente, sia con la traccia che segue, Save The Children. Qui Gaye invoca un grido d’aiuto per i bambini del domani, destinati a soffrire in un mondo che si cura solo del successo e dell’affermazione, a scapito delle vittime che rimangono schiacciate.

Tutte le ferite di un mondo decadente ed egoista si ritrovano nella triste traccia finale, Inner City Blues (Make Me A Holler). Ed è per questo motivo che, anche a 50 anni di distanza, le nove canzoni di WHAT’S GOING ON continuano a veicolare un messaggio allarmante e attuale. Dal Black Lives Matter ai Fridays For Future, temi come la lotta alla discriminazione razziale e la salvaguardia ambientale sono in prima linea nella quotidianità. Così come una guerra che, dai drammatici conflitti armati in Medio Oriente e non solo, assume le più diverse conformazioni e latita in una realtà che ha sempre bisogno giustizia e speranza. Così Marvin Gaye ci regala un album immortale, stilisticamente e tematicamente stratificato in un inno che non muore mai.

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