Opera rock colossale e sesto album della band, QUADROPHENIA affiora negli anni Settanta dallo scandaglio interiore di Pete Townshend, narratore tormentato che mette sul piatto il 90% delle canzoni, tanto amate, e a volte considerate sottovalutate, dai fan.
Sopravvalutato o sottovalutato? Questo è un frequente interrogativo che accompagna da sempre il mondo della musica. Le risposte più interessanti emergono dalle parole dei fan, che potrebbero stilare centinaia di classifiche personali sull'intera carriera di una band.
QUADROPHENIA (1973) chiude una triade sacra della discografia Who, dopo l'affine TOMMY (1969) e il leggendario WHO'S NEXT (1971). Quest'ultimo, con il suo catalizzante successo - basti pensare l'eterna Won't Get Fooled Again al vertice di tutte le classifiche critiche - sembra oscurare la bellissima natura dell'album successivo.
Con uno sguardo agli anni Sessanta e agli scontri identitari tra Mod e Rocker, il protagonista, Jimmy, incorpora le quattro personalità degli Who, mentre vive un tumultuoso viaggio adolescenziale. E nella traccia di chiusura dell'album Love Reign Oe'r Me (Pete's Theme) divampa l'anima del chitarrista. Questo è proprio il pezzo più amato, che però all'epoca non raggiunse il successo sperato, collocandosi in 76esima posizione. In origine, poi, il brano era stato pensato come parte del grande seguito di TOMMY, nell'utopia ROCK IS DEAD - LONG LIVE ROCK, una sorta di compendio autobiografico degli Who.
La sua eredità musicale riposa in quella che è probabilmente una delle migliori performance vocali di Roger Daltrey e al tempo stesso di Keith Moon, che durante le registrazioni distrusse il suo kit alla batteria. Certo, non una rarità della filosofia distruttiva di Moon, ma il tutto incorporato in un brano profondamente emotivo, in cui Townshend si avvale dei sintetizzatori, raggiungendo il culmine in un assolo che poi si richiude nel silenzio. Con la ferocia di The Real Me non è solo uno dei brani più amati dell'album, ma anche tra quelli considerati più sottovalutati. Lo stesso vale per The Punk And The Godfather, dalla brutalità tagliente e tuonante e considerato, tra opinioni controverse, il brano più sottovalutato dell'album.
Tra i più apprezzati, la sua bellezza si traduce in riff graffianti di chitarra e tuonanti tamburi, incorniciati dalle precise linee di basso di John Entwistle. Quest'ultimo, che nell'album si affida anche a inediti archi e ottoni, valorizza il suo strumento in 5:15 con linee complesse e virtuose che rendono quest'ultima, prima traccia della terza parte, un'altra nella cerchia dei favoriti. Affiorano poi diverse sensazioni personali, come quella di un recensore e collaboratore di «Prog Archives»: "Secondo me, Quadrophenia è il miglior brano mai pubblicato". La title track contiene l'anima concettuale dell'album preferito da Pete Townshend, tradotto anche nell'omonimo film di culto del 1979, diretto da Frank Roddam e accompagnato da una colonna sonora eterna.
Così QUADROPHENIA avrebbe meritato una maggiore forza scenografica che accompagnasse il viaggio travagliato e spirituale delle sue canzoni. Perché dietro la sua corazza artistica traspare il respiro dei suoi musicisti, dalla figura ormai decadente di Moon all'esasperazione di Townshend, che diede corpo e anima per un'opera tale da sfinirlo psicologicamente. Così al suo interno ogni canzone è un frammento di vita degli Who e cerca un personale coinvolgimento dello spettatore. E nella selezione delle più amate capeggia dal lato della critica la valutazione di «Billboard» che pone in vetta alla classifica Love Reign Oe'r Me seguita da The Real Me. Sicuramente le più apprezzate su larga scala, anche se «Ultimate Classic Rock» valorizza The Punk And The Godfather come la canzone che avrebbe meritato più attenzione. Voi cosa ne pensate?