Come i Doors furono banditi a vita dall’Ed Sullivan Show

Doors

Disobbedire alle ferree regole di un programma in prima serata? Nessun problema per i Doors che, per salvaguardare il testo di una loro celebre canzone dalla censura, vanificarono le richieste di Ed Sullivan e il contratto di 6 presenze prestabilito. Ma ne valse la pena!

Negli anni Sessanta, la domenica sera americana era accompagnata dall'imperdibile Ed Sullivan Show, guidato dall'omonimo presentatore capace di incollare allo schermo milioni di spettatori. Così, quando un gruppo rock raggiungeva il primo grande successo della sua carriera, d'obbligo passava da Ed Sullivan, com'era successo con Elvis Presley, con svariate presenze alla fine degli anni Cinquanta, e con i Rolling Stones, prima nel 1964 e poi nel 1966. Ma l'anno successivo, più precisamente il 17 settembre 1967, fu il turno dei Doors, sulla bocca di tutti con la canzone Light My Fire e in procinto di tornare a New York per lanciare il loro secondo album, STRANGE DAYS (1967). Le canzoni scelte per la performance in prima serata furono la hit del momento e l'altrettanto iconica People Are Strangeda poco pubblicata con l'album. 

Niente di più avvincente per catturare l'attenzione del pubblico. Ma Sullivan fece delle richieste particolari alla band per adattare il loro live agli standard della rete televisiva CBS. E qui bisogna sottolineare il contesto di censura televisiva al periodo, in cui non era permesso parlare di droghe o sesso in prima serata e anche la semplice parola "incinta" doveva essere offuscata. L'anno precedente, gli stessi Stones avevano dovuto cambiare il titolo della loro Let's Spend The Night Together con Let's Spend Some Time TogetherInsomma, per chiunque ci fosse sul palco, le regole erano quelle. Così inizialmente Morrison, Ray Manzarek, Robby Krieger e John Densmore non fecero domande quando venne chiesto loro di cambiare un verso di Light My Fireperché anche i Rolling Stones avevano ceduto. 

Il verso incriminato era "Girl we couldn't get much higher" (Ragazza non potevamo sballarci di più) con un occhio di riguardo in particolare per higher. Questa venne ritenuta troppo esplicita, poiché nello slang giovanile indicava la spinta verso l'eccitazione provocata dalle droghe. Ecco dunque che un'apparentemente innocua richiesta stava stravolgendo il senso della canzone, con un'imposizione artistica non indifferente. Così, se i Doors potevano accettare la richiesta di sorridere di più davanti allo schermo, non proprio nelle loro corde, pensandoci meglio non avrebbero mai potuto accettare la volontà della rete. E successive ricerche di Andrew Solt e Greg Vines della SOFA Entertainment hanno rivelato che la frase sostitutiva sarebbe dovuta essere "Girl there's nothing I require"

Chissà quale effetto avrebbe generato sentir Morrison cantare il verbo require o ancora, secondo un'altra testimonianza, sostituire il suo higher con un innocuo better. Tuttavia, niente di tutto questo accadde, dato che il cantante propose la canzone nella sua versione originale, rivendicando una libertà espressiva che non piacque molto a Sullivan, tanto da bandire il gruppo a vita dal programma. All'esilio seguì dunque la rottura del patto di 6 presenze originariamente previste. Sembra che nel backstage, davanti alla strigliata di Sullivan, Morrison abbia risposto pacatamente: "Hey amico, abbiamo solo fatto l'Ed Sullivan Show". E Krieger si è unito alla posizione del collega, dichiarando "Pensavamo che stessero scherzando". Di certo i Doors non avrebbero cambiato il testo della canzone, in quel momento, al numero 1 nelle classifiche americane. 

Il chitarrista ha poi affermato: "Quindi, sì, non abbiamo mai più suonato all'Ed Sullivan Show. Ma non ci importava". E di certo non è servito un noto programma televisivo per consolidare il successo della band, che ha chiuso i battenti tre anni dopo, con lo storico ultimo concerto del 12 dicembre 1970. Nel frattempo, quel momento di disobbedienza allo show di Sullivan non solo è stato ricordato ironicamente nel film biografico del 1991 di Oliver Stone, The Doors, ma sancisce ad oggi una delle performance più memorabili che abbiano mai toccato quel palco. 

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