Prima di diventare una star con gli AC/DC, Bon Scott era il frontman dei rocker australiani Fraternity. Gasati dalla pubblicazione di un box set antologico, i suoi vecchi compagni hanno deciso di raccontare la storia di una band che non ce l’ha fatta.
Testo: Jerry Ewing
Bon era pronto a tutto. Il suo soprannome era ‘Ronnie-ci-prova’. Un autentico soldato rock’n’roll che beveva, fumava e scopava più di chiunque altro. Era la sua immagine col pubblico, ed era anche ciò che era davvero. Ma, allo stesso tempo, era quello che al mattino ti chiedeva se volevi una tazza di tè. Era un ottimo amico. Pur essendo una rockstar, non aveva grilli per la testa. Era un tipo a posto, che amava divertirsi.
Sam See, chitarrista e pianista dei Fraternity, ricorda il membro più famoso del gruppo di Adelaide, Bon Scott, che cantò e suonò il flauto dolce (esatto, proprio il flauto dolce) con loro tra il 1970 e il 1973. Per anni, il ricordo di Scott ha oscurato le imprese dei Fraternity. Dopo la sua tragica morte, nel febbraio del 1980, sono apparse diverse ristampe non ufficiali, spesso attribuite ai ‘Bon Scott’s Fraternity’, sbagliando volutamente il nome, e riducendo il gruppo a una semplice nota a piè pagina della storia ben più vasta degli AC/DC con cui Scott trovò fama e fortuna a partire dal 1974.
Questa visione delle cose viene finalmente corretta grazie all’uscita di SEASONS OF CHANGE: THE COMPLETE RECORDINGS 1970-1974, un box set triplo pubblicato lo scorso gennaio dalla Cherry Red. Parliamo di una storia affascinante, che coinvolge nomi del calibro di Black Sabbath, Status Quo, Geordie, Cold Chisel e Jimmy Barnes, anche se musicalmente è lontanissima dal rock teso che Scott avrebbe poi realizzato con gli AC/DC.
Il box set è un atto di amore da parte di Victor Marshall, fan 29enne dei Fraternity, che l’ha assemblato mettendo assieme uno scrigno pieno di chicche finora inedite. In collaborazione con il primo manager dei Fraternity e direttore della Grape Organisation di Adelaide, Hamish Henry, Marshall ha curato la rimasterizzazione di due dischi dei Fraternity, LIVESTOCK e FLAMING GALAH del 1972, pubblicati rispettivamente dalla Sweet Peach e dalla RCA. La ciliegina sulla torta di SEASONS OF CHANGE è il terzo disco del boxset, SECOND CHANCE, che aggiorna la storia della band con i nastri di session a lungo credute perdute e con un buon numero di registrazioni live.
Nel booklet ci sono delle foto che non avevo mai visto prima - esclama John Freeman, batterista dei Fraternity dal ’71 al ’74. - Victor ha dimostrato tutto il suo amore per la nostra musica, dedicando così tanto tempo e impegno a questo progetto. Senza di lui, non sarebbe potuto succedere. Ne siamo rimasti tutti colpiti.
Credo che questa sia la prima pubblicazione, dal 1972, a presentare degnamente il nostro lavoro. Victor invece ci ha permesso di prendere parte al processo in ogni passaggio. Ha preso in considerazione i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre idee su come dovesse essere presentato il nostro lavoro. Non potevamo chiedere di meglio.
SEASONS OF CHANGE illumina un periodo affascinante, non solo per la carriera pre-AC/DC di Bon Scott, ma anche per il rock australiano in generale: stava nascendo una scena rock in cui formazioni emergenti come Buffalo, Bakery, Chain, Blackfeather e Fraternity mischiavano le suggestioni prog, hard e country rock che arrivavano dagli USA e dall’Inghilterra.
I Fraternity si formarono a Sidney sulle ceneri dei Levi Smith’s Clefs, un gruppo r&b anni 60. Nello stesso momento, Bon Scott si stava facendo conoscere come uno dei due cantanti di un gruppo beat di Perth, The Valentines, assieme al suo amico Vince Lovegrove. I Valentines erano sul punto di sciogliersi. Il bassista Bruce Howe, che aveva spinto per abbandonare i Levi Smith’s Clefs assieme al chitarrista Mick Jurd, il tastierista John Bissett e il batterista Tony Buettel, cercava un cantante che permettesse a lui e Bissett di concentrarsi sugli strumenti.
E qui entrano in gioco Bon Scott e il suo fidato flauto. Il gruppo si era già fatto un nome nel circuito live di Sidney, e si era assicurato un contratto con un’etichetta locale, la Sweet Peach. Quando l’etichetta li spinse in studio per registrare il disco d’esordio, il batterista Buettel era stato sostituito da John Freeman, che il gruppo conosceva come giornalista musicale per il quotidiano di Adelaide, «The News».
All’inizio i Fraternity erano influenzati da nomi come i King Crimson, ecco perché il primo disco LIVESTOCK aveva brani in stile prog rock - spiega Freeman - Ma presto assorbimmo influenze, tipo The Band, e molte nostre canzoni svilupparono un sound country/folk. Successivamente, aggiungemmo altri membri, John Eyers all’armonica e Sam See alla slide e al piano. Quando ci spostammo ad Adelaide il nostro manager, Hamish Henry, comprò un nuovo equipaggiamento e questo contribuì a cambiare il sound del gruppo.
Il 1971 fu un anno cruciale per i Fraternity: non solo pubblicarono LIVESTOCK, ma ebbero una hit nazionale, sia pure in tono minore, con il singolo Seasons Of Change, e all’inizio dell’anno apparvero assieme a Black Sabbath, Daddy Cool, Billy Thorpe and the Aztecs, Company Caine e Chain al Myponga Pop Festival. Fu un altro passo cruciale per il gruppo, di cui Vince Lovegrove, scrivendo per il giornale musicale australiano «Go-Set», avrebbe detto: “Questo sestetto allargherà gli orizzonti musicali australiani”.
LIVESTOCK è un disco grezzo, ma non privo di un suo fascino. Raglan’s Folly, ispirato dalla carica della Brigata Leggera a Balaclava, Grand Canyon Suites di Mick Jurd, Jupiter Landscape e una cover di Question dei Moody Blues presentano il lato più prog, mentre la title-track e l’eccellente Somerville strizzano l’occhio al country rock dei Little Feat. Ma su tutto spicca la voce pre-AC/DC di Bon Scott.
Sempre quell’anno, il gruppo trasferì armi e bagagli in una fattoria ad Aldgate, sulle colline vicino Adelaide.
All’inizio tutto il gruppo viveva lì, ma poi Bon e Bruce si spostarono in città, dove viveva John Bissett con la famiglia - ricorda Freeman - La tenuta di Aldgate era grande, con un lago e un cottage dove stavano Mick Jurd e sua moglie Carol. C’era una capra selvatica, che si chiamava Archie e ogni tanto capitava pure Clutch, il cane di John Bissett. Spesso Bon andava in giro per la tenuta con la sua Suzuki 250, e ogni tanto cappottava.
I Fraternity chiusero un anno di successi con stile, vincendo il concorso nazionale Hoadley’s Battle of the Sounds, surclassando i Sherbet in un concerto alla Melbourne Festival Hall. Il premio sarebbe stato sufficiente a finanziare il nuovo disco e a permettere al gruppo di andare in Inghilterra. Ma ciò che in teoria doveva essere un passo in avanti verso il successo, si sarebbe rivelato la loro fine. Sam See, membro fondatore dei Sherbet e già amico del gruppo, si unì ai Fraternity nel 1971, portando la formazione a sette membri per FLANING GALAH.
Anche se non si esibì con loro al concorso, Hoadley aveva ben chiaro che il percorso intrapreso dai Fraternity dopo la vittoria nel contest non era quella giusto.
Potevamo rimanere in Australia, ma corremmo il rischio e cercammo di ottenere ciò che tutti i gruppi australiani sognavano, il successo all’estero - dichiara Freeman. - Anche se fu dura, e non raggiungemmo l’obiettivo che ci eravamo prefissati, ricordo ancora il nostro periodo inglese con soddisfazione.
Fu proprio mentre era nei Fraternity che Scott conobbe il cantante che anni dopo l’avrebbe rimpiazzato negli AC/DC: Brian Johnson, il cantante dei Geordie. “Strano, vero?”, ricorda See sorridendo. “Erano amici. Era un po’ più giovane di noi. E ovviamente nessuno ci ripensò fino a molti anni dopo”.
Lo stress del trasferimento in Inghilterra iniziò a pesare: Bissett e See se ne andarono, gli altri cambiarono nome in Fang, nella speranza di accrescere il loro appeal sul pubblico glam rock. Non funzionò, e quando nel 1973 i membri del gruppo tornarono in Australia, i Fraternity in pratica erano finiti. Scott si sarebbe unito ai Mount Lofty Rangers, periodo nel quale fu ricoverato in ospedale per un brutto incidente di motocicletta, il che alla lunga lo portò a ritrovarsi coinvolto con gli AC/DC (aveva conosciuto il maggiore dei fratelli Young, George, quando faceva parte dei Valentines). John Freeman avrebbe suonato la batteria nelle prime jam di Scott con Angus e Malcolm Young.
I Fraternity suonarono dal vivo per tutti gli anni 70 e 80. Ora che l’interesse per il gruppo è tornato, si parla di una celebrazione per il 50esimo anniversario, Covid permettendo. Ma è sempre Bon Scott, l’amabile teppistello che sarebbe divenuto una rock star famosa in tutto il mondo, a evocare i ricordi commossi degli ex compagni dei Fraternity.
Ci incontrò tutti nel suo ultimo viaggio in Australia, prima di tornare a Londra - ricorda See - Mi disse che ne aveva abbastanza di tutto quel circo. A quel punto però, gli AC/DC avevano un tale successo che avrebbe potuto comparare un pub ed esibirsi lì dentro quando gli andava.
Bon era un amico, uno di noi - ricorda sorridendo Freeman - Manca a tutti.