Dire Straits: breve anatomia di BROTHERS IN ARMS

Nel 1985, il quinto album dei Dire Straits di Mark Knopfler fece faville, nella definizione di un formato musicale eclettico a cavallo tra anni Ottanta e Novanta. Un prodotto discografico da 30 milioni di copie vendute, che vi raccontiamo in pillole. 

Dal tocco pop di Money For Nothing...

Seconda traccia dell’album, Money For Nothing venne scritta da Mark Knopfler in collaborazione con Sting. Fu MTV, scrigno della popolarità commerciale anni ’80, a ispirare il celebre chitarrista. Quest’ultimo, al contrario dei volti pop dell’epoca, non amava comparire in televisione e pensò bene di scrivere un testo sul contrasto tra il proletariato e le celebrità dello star system. Così quando vide i Police nel celebre spot del canale, con sulle labbra lo slogan I Want My MTV, creò il suo piccolo capolavoro. Come lui stesso ha dichiarato:

Ho pensatoSe ci mettessi sopra le note di Don’t Stand So Close to Me funzionerebbe’. Ricordo di aver detto ai ragazzi ‘Mi piacerebbe davvero tanto che Sting lo facesse con noi’. Conoscevamo già i Police perché avevamo fatto un sacco di concerti insieme in Germania.

Così ecco Sting sui cori, per un pezzo che si posizionò in vetta alla Billboard Hot 100. E anche il coloratissimo videoclip, uno dei primi con animazione digitale, si guadagna diversi Awards, sebbene non rifletta l’originaria idea visionaria e onirica di Knopfler. Paradossalmente, BROTHERS IN ARMS venne passato talmente tanto su MTV da diventare un’icona, collezionando ad oggi 30 milioni di copie vendute. Piccola macchia sul curriculum della canzone? La sua censura in Canada qualche anno fa.

...al grigiore drammatico di Brothers In Arms 

In chiusura alla scaletta, Brothers In Arms propone uno scenario del tutto differente da Money For Nothing. Non più il patinato mondo televisivo, ma la cruda realtà di una guerra recente. Quando il singolo venne pubblicato, nell’ottobre 1985, erano passati tre anni dalla Guerra delle Falkland, che contrappose Argentina e Regno Unito per la sovranità sulle isole, di appartenenza britannica, nonostante gli argentini le rivendicassero dal 1810. Il conflitto colpì fortemente la sensibilità collettiva, con perdite di quasi 1000 uomini, oltre a ingenti danni, che nessuno si aspettava di vedere nuovamente dalla Seconda Guerra Mondiale.

I Dire Straits si proposero come narratori del contemporaneo, raccontando però la percezione personale del dramma. Al centro della canzone troviamo un soldato britannico morente, il cui ultimo pensiero si lega all’inutilità della guerra e all’immenso dolore che catalizza. Un tema che Knopfler ricordò in occasione del 25esimo anniversario del pezzo, con un’edizione speciale realizzata agli Abbey Road Studios al fine di raccogliere fondi per i veterani di guerra, le cui tragiche memorie non scompariranno mai. Anche per questo motivo la canzone è spesso utilizzata ai funerali militari. Ad accompagnare il brano, anche in questo caso, un originalissimo videoclip animato a matita, quasi a ricordare le malinconiche incisioni dell’Inferno dantesco di Gustave Doré.

Un album diviso a metà

I brani appena citati, capisaldi dell’album, contribuiscono a definire la polarità di questo prodotto, impostato come un concept album, ma segmentato in due componenti. Da un lato l’apertura si avvale di canzoni di successo, da Money For Nothing, a Walk Of Life, tra rock ‘n roll e disco, fino alle sfumature jazz di Your Latest Trick. Poi si chiude una parentesi e se ne apre un’altra. Ecco arrivare i soldati, vittime e carnefici su aspri campi di battaglia, rievocati dal sapore esotico di Ride Across The River. La violenza e il sangue sono all’ordine del giorno, in una concezione più ampia e simbolica della guerra in cui il soldato cerca redenzione, appigliandosi a un’universale speranza.

Questa riflessione chiude l’album, affidando alla sofisticata chitarra di Knopfler il compito di donare emozioni a brani dalla storia coinvolgente. E se il quinto album dei Dire Straits traspone ancora oggi la sua portata ereditaria è grazie alla capacità di muoversi da sinfonie delicate, a ballad malinconiche dal tocco blues, fino a venalità struggenti. Perché BROTHERS IN ARMS non è solo un binomio tra la vita e la morte, separate sui due lati dell’album, ma un climax ascendente che sa valorizzare ogni momento d’ascolto. Il disco proietta così un nuovo formato d’ascolto, intriso di sonorità rock, blues, jazz, folk e country. Un’esperienza discografica colossale, al soldo di 248 concerti tra cui il più famoso al Live Aid di Wembley, il 13 luglio 1985.

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