Beatlemania: la celebre mezza tonnellata di parrucche e altri fun facts

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La Beatlemania fu un fenomeno collettivo e sociale, ai limiti dell'isteria da adorazione, che coinvolse i fan dei Beatles in quei tre anni dall'ottobre 1963 all'agosto 1966, proprio in concomitanza all'ascesa della giovane rock band, simbolo di una trasformazione generazionale. 

Il debutto americano esplosivo 

La prima volta che i Beatles approdarono in America era il 7 febbraio 1964, a poco più di tre mesi dall'omicidio di John Fitzgerald Kennedy. In un clima di spaesamento e paura collettiva, si condensò la Beatlemania, a partire dalla celebre partecipazione dei Fab Four all'Ed Sullivan Show, il 9 febbraio 1964. Qui si registrò l'audience più alta di tutta la storia americana, con un pubblico di 73 milioni di spettatori. 

Questo è il primo lascito testamentario dei quattro di Liverpool dal faccino pulito. La british invasion si faceva sentire, grazie all'incredibile successo di I Want To Hold Your Hand. Le canzoni dei Beatles venivano passate in radio ogni quattro minuti e per il loro piccolo tour americano fu ordinata dall'Inghilterra, il 19 febbraio, mezza tonnellata di parrucche.  

La battaglia dei Jelly Bean 

Chi non conosce le celebre caramelline colorate a forma di fagiolo? Sono le Jelly Belly, protagoniste di un folle gesto d'apprezzamento al Colosseo di Washington. In quell'occasione i Fab Four si esibirono su un ring, con l'esigenza di girarsi continuamente lungo i quattro lati del quadrato affinché i fan in ogni posizione li vedessero in volto. Pensate al povero Ringo Starr e al suo armamentario alla batteria! Tuttavia non fu tanto quello l'incomodo, quanto un'interpretazione errata delle parole di George Harrison

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Quest'ultimo aveva dichiarato in un'intervista quanto gli piacessero i "bambini gelatinosi"alludendo così agli iconici orsetti di gomma. I fan invece si armarono di jelly bean, lanciandoli ai loro idoli sul palcoscenico. Peccato che, mentre i gummy bear sono morbidi, i fagioli di caramella sono duri all'esterno e fanno male fisicamente se lanciati ad alta velocità. Così per i musicisti, che ricevettero anche in faccia le caramelle, non fu proprio una bella sorpresa. 

Chi sono gli Apple Scruffs?

L'espressione Apple Scruffs ci riporta alla memoria una canzone di George Harrison del suo celebre album ALL THINGS MUST PASS. Non forse tutti sanno, però, che il brano è dedicato alle più ferventi ammiratrici dei Beatles, che vennero invitate una volta da Harrison agli Abbey Road Studios, con la performance della canzone a loro dedicata. Queste erano donne di tutte le età, principalmente casalinghe che si dedicavano totalmente ai Fab Four con estrema devozione. 

Il loro nome, da loro stesse attribuitosi, richiama l'Apple Corps, l'edificio davanti a cui si appostavano nell'attesa di vedere i loro paladini. Prima, però, iniziarono con le scalinate degli Abbey Road Studios e con le case private dei musicisti. Quella di Paul McCartney, per esempio, era la più vicina agli studi e la più frequentata, tanto che una volta il cantante dedicò loro Blackbird dalla finestra. Un'altra volta, però, redarguì pesantemente le sue ammiratrici, quando, arrampicatosi con una scala alla finestra, rubarono alcuni oggetti di Linda

Possiamo parlare di isteria femminile?

Nel 1966, le fan dei Beatles vennero catalogate come giovani donne tra i 15 e i 20 anni, caratterizzate dalle tipiche urla dinnanzi ai loro idoli e da comportamenti esagerati. Lo stesso atteggiamento era già comparso in precedenza con Frank Sinatra ed Elvis Presley, ma con i Beatles era diverso, perché i giovani ragazzi apparivano molto più accessibili, tanto che le adolescenti avevano il desiderio di poterne sposare uno. Così la sessualizzazione intrisa in un'epoca di pura libertà, giocò la sua parte. 

Alcune groupie, come Maureen Cox e Pattie Boyd, divennero celebri per il matrimonio con alcuni Beatles, nello specifico Ringo e George. Per i restanti casi, il giornalista Paul Johnson arrivò a dire che non esisteva differenza tra isteria e nevroticismo, come conseguenza di un fattore sociale e culturale in grado di rispondere a precise esigenze emotive in una delicata fase di transizione e crescita.

Quello scambio tra Ringo Starr e Jimmie Nicol 

A testimonianza di tale euforia affiora un evento del giugno 1964, quando a causa di una tonsillite, Ringo non poté andare con i colleghi in tour. Così venne chiamato Jimmie Nicol, batterista ventiquattrenne che poté godere di quei 15 minuti di celebrità descritti da Andy Warhol. Da solo era un ragazzo come tanti, ma non appena si affiliò agli altri tre Beatles una folla di fan impazzite cominciò ad attorniarlo, tanto che Ringo aveva paura di essere stato dimenticato

Mentre Paul mandò un bigliettino di pronta guarigione al suo batterista del cuore, Nicol assaporò per poco la tanta agognata idolatria da strapparsi i capelli. Con in regalo un orologio e un premio da 500£ fu gentilmente liquidato e, con la sua band, gli Shubdubs, non andò molto lontano. Capitò però che alcuni fan chiesero ancora di Nicol tempo dopo, ma non ai livelli di quella Beatlemania che aveva avvolto i Fab Four. 

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