Fender Stratocaster: tutto sulla Regina del Rock

David Gilmour Pink Floyd

L’impatto della Stratocaster sulla storia della musica è incalcolabile, più di quello di ogni altra chitarra.

Anche se per qualche anno dopo la sua introduzione la Telecaster rimase il modello più venduto, negli anni successivi la Strat si impose come la chitarra più amata e copiata della storia. La Strat è stata fondamentale sia per la sua capacità di produrre suoni puliti come quelli utilizzati dagli Shadow sia per sconvolgere il mondo della musica con il sound distorto di Jimi Hendrix.

Non a caso le chitarre più costose della storia sono proprio Stratocaster, quelle di Jimi Hendrix e di Clapton, e soprattutto la Stratocaster bianca venduta a un’asta di beneficenza per lo Tsunami in Asia con le firme di vari musicisti, da Brian May a Brian Adams, coordinatore dell’impresa, a una cifra impressionante: 2,7 milioni di dollari. Un prodotto così strabiliante non è però nato dal nulla e la Stratocaster ha una lunga storia di studio, successi e difficoltà.

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Le origini

Leo Fender è sempre stato affascinato dal mondo delle case automobilistiche, soprattutto era interessato al loro sistema produttivo, che era solito presentare modelli nuovi ogni anno. Questa era la sua ambizione: costruire ogni anno un modello di chitarra migliore del precedente grazie alle conoscenze acquisite con l’esperienza. Nel 1952, dopo aver introdotto due strumenti rivoluzionari come la Telecaster e il Precision Bass, Leo, il suo socio George Fullerton e il capo della produzione Freddie Tavares cominciano a pensare a una nuova chitarra. L’obiettivo è quello di proporre una chitarra che faccia sembrare la Telecaster obsoleta.

Dai musicisti per i musicisti

Per progettare una chitarra che risponda alle reali necessità dei musicisti si fa aiutare anche dai due chitarristi Bill Carson e Rex Gallion. Il gruppo opta subito per un corpo con doppia spalla mancante e sagomato in modo da essere più comodo della Telecaster, il famoso contoured body. Per dare maggior versatilità sonora si montano tre pickup, anche se Carson ne voleva ben cinque mentre Fender preferiva una coppia, con un selettore a tre posizioni. Viene inoltre corretto un punto debole della Tele, l’attacco del jack, che viene posizionato sul top del body. La paletta cambia forma, diventa più larga e ancora più simile a quella della Bigsby con cui già condivideva le meccaniche in linea.

I primi prototipi consegnati ad alcuni musicisti sono deludenti. A causa del sistema di vibrato del ponte le corde vibrano male e le chitarre producono una sonorità insoddisfacente. Carson arriva a dire che la chitarra suona come un banjo di scarsa qualità in un bidone. Scoperto il problema l’azienda progetta un nuovo ponte, sebbene Leo Fender, fiducioso nel sistema, avesse già acquistato migliaia di pezzi della vecchia versione. Il nuovo ponte mobile migliora notevolmente il suono e viene brevettato con il nome di “Tremolo”.

Inizialmente il prototipo monta tre molle fissate al retro del corpo con delle viti per mantenere il ponte piatto, la versione definitiva invece ha cinque molle ancorate a un gancio. Abbassando la leva del vibrato verso il corpo della chitarra si possono allentare completamente le corde e con una facile modifica, che consiste nel togliere due molle e adattare il gancio, si può mettere il ponte in posizione “fluttuante” a metà tra la tensione delle corde e delle molle e muovere la leva anche nel senso opposto.

Questione di nome

A questo punto manca solo il nome. Carson, in un impeto egomaniaco non del tutto ingiustificato, vorrebbe chiamare la nuova nata “Bill Carson Model”, come Les Paul aveva fatto in casa Gibson, ma Leo si oppone e alla fine si opta per Stratocaster. Debutta nel ’54 con un prezzo di listino di 249 dollari contro i 189 della Telecaster. La finitura standard è il sunburst a due colori con il logo “spaghetti style” Fender sulla paletta. Il manico è, come per la sorella Tele, in un solo pezzo di acero e il corpo è in frassino. Dopo un paio di anni il legno del body viene cambiato con l’ontano, tranne che per la colorazione Blonde che rimane in frassino, e il manico assume un dolce profilo a V fino al 1958, quando diventa a “D”.

Le valutazioni medie di queste chitarre all’inizio del 2.000 erano di 15.000 dollari per una ’54 e 9.000 per una del ’58. Nel frattempo sono molto cresciute. L’altra serie più ricercata dai collezionisti è quella tra il ’59 e il ’62 in cui vengono assemblate con la tastiera in palissandro slab board, chiamata così perché la parte inferiore da incollare al manico era piatta, risultando più spessa nella striscia delle due corde centrali. Vengono anche proposti nuovi colori custom con vernici della DuPont, di provenienza automobilistica, attirando l’attenzione dei chitarristi della surf-music. Sono celebri le varie versioni Fiesta Red, Lake Placid Blue, Sea Foam Green e Daphne Blue.

stratocaster fiesta red

Da CBS a oggi

Dopo la vendita della Fender alla CBS, le Stratocaster subisce una serie di mutamenti, il più vistoso dei quali è l’ingrandimento della paletta con il grosso decal “Stratocaster”. Altre novità datate ’71 sono l’attacco del manico con il micro-tilt per variare l’angolo manico-corpo e la barra di torsione che diventa accessibile dalla paletta con il caratteristico bullet nut. Due anni dopo si vedono i primi battipenna neri mentre il cambiamento più utile è il passaggio del selezionatore dei pickup da tre a cinque posizioni, nel 1977. Infatti già da tempo i chitarristi avevano scoperto che bloccando il selettore a metà tra una posizione e l’altra si potevano attivare due pickup insieme.

Purtroppo per aumentare i guadagni la CBS utilizzerà materiali sempre più economici e con un controllo qualità sempre meno severo gli strumenti non saranno più all’altezza dei precedenti. Gli anni Ottanta sono comunemente riconosciuti come qualitativamente i peggiori. L’inizio del decennio vede l’entrata della Strat, con una paletta meno arrotondata, nera con un logo Strat più moderno, le meccaniche dorate e la possibilità di selezionare nove configurazioni di pickup diverse tramite il selettore e un potenziometro. 

Nel 1981 esce la prima serie di Standard Stratocaster. Questa nuova versione è disegnata da Dan Smith, ex Yamaha U.S.A., assoldato insieme ad altri per risollevare il marchio. La sua chitarra richiama il periodo pre-CBS con la paletta piccola e quattro viti a bloccare il manico. Vengono prodotte anche le prime riedizioni del ’57 e ’62. La chitarra di Dan Smith però dura un paio d’anni, sostituita da forse la più brutta Stratocaster di sempre, con solo un pot volume e un pot tono e l’attacco del jack a fondo battipenna.

Per un paio di anni, come per altri strumenti Fender, sarà disponibile la versione Elite con circuitazione attiva. A questo punto della storia Fender quasi tutta la produzione è giapponese (a proposito, alcune serie prodotte nel paese del Sol Levante sono state riscoperte con il tempo, per esempio la celebre JV) e, con la vendita dell’azienda, non verrà prodotto quasi nulla negli Stati Uniti fino al 1987, anno in cui l’azienda ricomincia tutto da capo presentando la nuova American Standard, aprendo il Custom Shop e la nuova fabbrica in Messico. Soprattutto partiranno le collaborazioni con i chitarristi che porteranno alle Signature, partendo da Clapton e Malmsteen, e la produzione di diverse varianti della Stratocaster incrementerà notevolmente.

Varianti e modelli speciali

Dalla sua prima serie a oggi la Stratocaster è stata proposta in un’infinità di versioni e colori diversi, alcuni di questi sono stati dei “one shot” al solo scopo pubblicitario, come la Stratocaster del 1957 con il body in plexiglass prodotta per il NAMM di quell’anno o la Marauder costruita per Tavares con quattro pickup “invisibili” nascosti sotto il battipenna, ciascuno con uno switch a tre posizioni per usarlo in fase, controfase o spegnerlo.

Altre hanno avuto più o meno successo, come la versione a dodici corde o la Strato con una scalatura un po’ più corta costruita in Giappone, o sono rimaste allo stato di prototipo come la Stratocaster neck-through-body con la tastiera in ebano e parte del corpo in noce. Da ricordare anche una particolare finitura marmorizzata prodotta in un poco più di duecento pezzi, le “Marble Stratocaster”. Anche oggi la scelta di Stratocaster è molto ampia e comprende, oltre alla Professional, le varie Signature e le riedizioni di annate storiche.

Questo articolo è tratto da «Fender», lo speciale dedicato ai chitarristi (e non), disponibile in tutte le edicole e sul nostro store online.

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