Robert Plant e i sogni su John Bonham durante il lockdown

Nel 1980, la scomparsa dello storico batterista dei Led Zeppelin ha calato il sipario su un'era e forse non è casuale che il suo fantasma abbia fatto visita ai sogni di Robert Plant durante la difficile chiusura pandemica. Scopriamo come ne ha parlato il cantante nel suo podcast. 

È vero, la parola lockdown fa rabbrividire dopo un anno di emergenza sanitaria. Ma in questo caso a pronunciarla è Robert Plant, che recentemente ha risvegliato memorie e fantasmi nel suo podcast Digging Deep, già all’episodio finale della sua quarta stagione. E non è un caso che il titolo sia Life Begin Again, date le riflessioni del cantante che, accanto al co-presentatore e conduttore radiofonico Matt Everitt, ha fatto luce su momenti peculiari tra passato recente e lontano. La chiusura domestica, infatti, e l’allontanamento dall’energica vita sociale della rockstar, lo ha reso spettatore di sogni notturni inusuali.

In questi gli ha fatto visita il vecchio compagno di avventure John Bonham, vulcanico batterista la cui scomparsa ha messo un punto sulla carriera dei Led Zeppelin, decretandone la fine emotiva e professionale. Tuttavia il cantante ha dichiarato di aver visto nei suoi sogni anche il padre e il figlio Karac, morto a soli 5 anni a causa di un virus intestinale. Il tragico evento, avvenuto nel 1977, ha avuto luogo mentre i Led Zeppelin erano impegnati sul palco di New Orleans ed è stata la moglie di Plant, Maureen Clave, ad avvertirlo del malore del bambino. Dalle ceneri di quel momento distruttivo, Plant ha coniato uno dei capolavori degli Zeppelin: All My Love.

Ancora oggi tra le canzoni più celebri e amate della band, la traccia di IN THROUGH THE DOOR (1979), porta con sé una poesia di dolore e amore immortale. Così come i sentimenti che legano Plant a Bonham. Cosicché rivederlo in sogno è stato un momento piacevole per il cantante:

Ho sognato di essere tornato con vecchi amici come John Bonham, come mio padre, mio figlio che se n'è andato quando aveva cinque anni. E sono stati magnifici momenti di grande sollievo.

Facendo un confronto con il passato, Plant ha avuto modo di conoscersi e riconoscersi dopo che la frenesia delle attività quotidiane non gli aveva mai dato modo di riflettere sulle perdite passate, se non attraverso il motore terapeutico della musica. Così, nonostante il pensiero a John sia intriso di malinconia, quei sogni lucidi sono serviti a Plant per fermarsi un attimo e riflettere.

Ma crea una sorta di energia in me che ho dovuto manovrare in un'altra parte del mio essere: soggiogarla, metterla in un angolo. Perché ero sempre in movimento, pianificando sempre la prossima cosa. Quando dormo mi sembra di essere in un posto fantastico... mi sembra di essere andato da qualche parte, e ora di dover tornare indietro attraverso questi meravigliosi paesaggi.

Al tempo stesso Plant non ha mai abbandonato realmente il passato durante la pandemia, dato che uno dei suoi vicini di casa aveva suonato con lui e Bonham negli anni ’60. Forse anche questo piccolo dettaglio ha influito sull’immaginario onirico di Plant.

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