Divino e celestiale nel suo completo azzurro, David Bowie inaugura gli anni Settanta con una perla di immortale fascino. Con Life On Mars?, quarta traccia di HUNKY DORY (1971), il cantautore rinuncia ai giochi estetici che caratterizzeranno i suoi videoclip avanguardisti e si propone con la sua sola presenza scenica.
Un’altra parentesi storica è quella che scrive il manifesto generazionale del 1977, figlio della Trilogia Berlinese sotto la firma immortale di "Heroes". Ancora una volta il videoclip, diretto da Stanley Dorfman, vede protagonista la presenza di Bowie. Il cantante, in un mare di luci, governa lo spazio vuoto con la sua sola voce.
Chi può dimenticare l’intramontabile maschera di Pierrot in uno dei videoclip più celebri, e costosi, degli anni Ottanta? A inaugurare la decade c’è Ashes To Ashes, un capolavoro sia musicale che inventivo, diretto da David Mallett, fedelissimo all’arte di Bowie. Il cantautore rievoca il Maggiore Tom della sua Space Oddity (1969), vestendolo della follia dionisiaca e distruttiva dell’abuso di droghe, nella tanto amata dimensione fantascientifica.
Contro le discriminazioni razziali e la repressione capitalista, Bowie invoca l’estrema genuinità di una coppia di aborigeni, Terry Roberts e Jolene King. Un ragazzo e una ragazza che, nel 1983, prendono parte all’iconico videoclip di Let’s Dance, title track dell’omonimo quindicesimo album del cantautore. Sotto la regia di Mallett, il videoclip comunica attraverso la semplicità della danza, forma di comunicazione universale che combatte ogni ingiustizia e regola di un sistema omologato, rappresentato dalle invitanti scarpette rosse.
Lo stesso album accoglie un brano memorabile, incorniciato da quello swing distintivo impossibile da dimenticare. Lo stesso che ritorna sul palcoscenico dello Spectrum Theatre di Philadelphia, dove il regista Jim Yukich immortala un Bowie di giallo vestito, principe di uno stile retrò dal sapore carismatico. Con questo concerto del Serious Moonlight Tour Bowie incanta il suo pubblico, dettando legge come leone da palcoscenico.
La fascinazione enigmatica è uno dei punti di forza del camaleontico artista, in grado sempre di sorprendere lo spettatore con un velo di mistero. Così accade in Loving The Alien, dove Bowie collabora ancora con Mallett un anno dopo il precedente successo. In questo caso l’arte metafisica di Giorgio De Chirico, che fa da sfondo all’esibizione, si intesse con la religione, in un’ipnotica concatenazione di immagini da decifrare, ma fortemente evocative.
Il noir delle sigarette, i lunghi impermeabili e i vicoli notturni fa da padrone nel videoclip di Absolute Beginners, diretto erede dell’omonimo film di Julien Temple in cui Bowie aveva recitato come attore nello stesso anno, il 1986. Nonostante il film sia un patinato affresco anni Cinquanta, Bowie usa frammenti della pellicola per il suo elegante e crepuscolare videoclip, diretto dallo stesso Temple e sicuramente più celebre del film.
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