Tony Iommi: 6 tra i suoi più iconici riff con i Black Sabbath

Black Sabbath

Il maestro dei riff demoniaci, imbracciata la sua Gibson SG "Monkey" Special, ha dettato legge negli anni Settanta, irrobustendo il rock nelle incendiarie sfumature dell'heavy metal. Da un incidente alla mano in giventù, creò uno stile invidiabile. Riscopriamo 6 brani con i Black Sabbath.

Black Sabbath

Composta dai quattro cavalieri dell'apocalisse heavy metal, Ozzy Osbourne, Tony Iommi, Geezer Butler e Bill WardBlack Sabbath lancia il primo album omonimo della band. Il brano svetta come un'inno apocalittico che accenna a Satana, con tanto di appetito dei media che hanno coniato la celebre Triade del Diavolo. Sin da subito, quindi, il sound si accompagna a un'aura funerea, introdotta da campane a morto e dalla pioggia scrosciante. Un suono cupo, duro e tuonante, che divampa sulle note alla chitarra di Iommi, perfettamente equilibrate con la batteria impetuosa di Ward. 

N.I.B.

Oltre all'altrettanto meritevole Wicked World, in chiusura al debuttante BLACK SABBATH, una menzione di pregio va a N.I.B. Si tratta indubbiamente di uno dei pezzi più conosciuti della band e calamita per perpetui riferimenti occultisti. In realtà, il titolo richiama il pizzetto di Ward, simile al puntino di una penna stilografica. E se un ruolo predominante spetta a Butler, autore del brano che impreziosice con il famoso riff di basso, Iommi emerge con un denso assolo alla chitarra. Questo è stato riallacciato dalla critica a Sunshine Of Your Love di Eric Clapton, anche se l'assolo di Iommi è più cupo e pesante, pioniere di una nuova era. 

War Pigs 

Ad aprire le danze di PARANOID (1970), secondo album dei Black Sabbath, troviamo War Pigsche originariamente doveva dare il titolo all'album. Secondo Osbourne il pezzo conserva un'anima antibellica universale, mentre secondo Butler è specificatamente rivolto alla Guerra del Vietnam, che all'epoca imperversava con ferocia. Qui l'assolo di Iommi adagia i suoi accordi su sonorità mortifere, chiudendo il brano, della durata di quasi otto minuti, con una specifica sezione intitolata Luke's Wall

Paranoid 

Nonostante l'importante suite introduttiva, è la title track, Paranoid, a muovere le fila del disco insieme ad Iron Man. Con 468.733.902 riproduzioni su Spotify e un disco d'oro nel Regno Unito, il pezzo rimane impresso per il suo stile ruvido, rabbioso ed essenziale. Alla guida troviamo Iommi che, con la fedelissima Gibson SG Special, e un amplificatore Laney, scrive un riff che in pochi dimenticano. E pensare che in origine Paranoid doveva essere solo una traccia riempitiva dell'album!

Iron Man 

E dai primi testi a sfondo pacifista, si passa a un colosso di matrice fantascientifica. Uno dei grandi classici della discografia Sabbath, forse anche migliore della title track secondo Osbourne, che lo definì un blocco gigante di ferro che marcia”. E come dargli torto ascoltando il timbro colossale di questo riff di Iommi, immediatamente riconoscibile e fondato sulle radici blues dei maestri anni Sessanta. Come alcuni tra i più grandi assoli, nacque quasi casualmente, grazie a un intro di batteria di Ward. Lo racconta Iommi stesso: 

Ho visualizzato questa immagine nella mia mente, come di qualcosa che ti striscia su per la schiena. E quella cosa riflette il riff. Nella mia testa, potevo sentirlo come un mostro e così ho tirato fuori quel riff.

Children Of The Grave 

Il nostro ultimo giro di giostra raccoglie Children Of The Gravequarta traccia di MASTER OF REALITY (1971). Ed è un'ottima scelta per dare una svolta al centro del disco, dove il riff galoppante di Iommi si dispiega lungo cinque minuti di canzone, in un coinvolgimento immersivo. Ancora una volta ci rapportiamo a una traccia anti-militarista, in cui si respira il tocco buio e cavernoso della chitarra di Iommi, abbassata di un tono per quest'album, così come il basso di Butler. Si tratta sia di una scelta sonora ed artistica che fattuale, per permettere un più comodo uso dello strumento a Iommi a causa della sua menomazione alla mano destra. 

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