Pensare a opere della portata del disco che valse agli Oasis la consacrazione significa immergersi in un complesso di storie e aneddoti sui gloriosi trascorsi, incredibilmente interessanti. Oggi degli Oasis rimangono le canzoni di maggior successo, i dischi e l'amarezza per quanto accaduto in Francia, la sera in cui gli Oasis annunciarono lo scioglimento. In ogni caso, i fan continuano ad aspettarsi una reunion a sorpresa dei Gallagher che si apprestano a celebrare il ventiseiesimo anniversario dell'album con cui sono ascesi al firmamento. In questa classifica, vi proponiamo alcune interessanti curiosità su (WHAT'S THE STORY) MORNING GLORY.
Quando uscì, il disco vendette 347.000 copie nella prima settimana di uscita. All'epoca, si trattò del secondo disco più veloce a fare successo tra il pubblico, preceduto solo da BAD di Michael Jackson.
Pare che gli Oasis abbiano inciso MORNING GLORY in sole due settimane, prendendo le giuste pause, pur non scendendo a compromessi con lo stacanovismo che li contraddistingueva. Ci vollero solo due settimane affinché i fratelli Gallagher terminassero il loro album capolavoro.
Parte della melodia del brano appena citato proviene da Purple Parallelogram, un brano dei Lemonheads per il quale Noel Gallagher diede una mano nella stesura. Alla fine, la canzone sarebbe dovuta uscire in CAR BUTTON CLOTH, ma fu omessa sotto richiesta esplicita di Noel stesso.
La copertina del singolo di Don't Look Back In Anger vuole essere un rispettoso tributo a quella volta in cui Ringo Starr lasciò per un periodo i Beatles che, dopo averlo persuaso a tornare, dipinsero a sorpresa la sua batteria di rosso con motivi floreali.
(WHAT'S THE STORY) MORNING GLORY è un disco tutto da scoprire. Parliamo di un'opera madida di sfaccettature, della quale è possibile scoprire cose nuove anche solo ad una prima occhiata alla copertina, dove possiamo scorgere, alle spalle di Noel, il DJ Sean Rowley ed il designer Brian Cannon. Quest'ultimo, poi, dà le spalle alla cmaera, mentre Owen Morris, il produttore, si può scorgere sulla cover mentre mantiene un max tape contenente l'album. A suonare la batteria in tutte le tracce del disco, poi, è Alan White, ma per Some Might Say, il merito delle drum machine va solo a Tony McCarroll. L'album rimase, in ogni caso, nella top 3 dei dischi per ben sette mesi; un risultato davvero impressionante.
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