Ian Anderson: “Ecco perché il Punk non ha ucciso il Prog”

jethro tull
Foto di Craig ONeal CC BY-SA 2.0

Ian Anderson ha una teoria particolare per la quale il rock progressivo e i Jethro Tull, nello specifico, non siano stati spazzati via dall'avvento del punk. 

Nel corso di una recente intervista rilasciata alle penne del Telegraph, Ian Anderson ha parafrasato quanto accaduto con l'avvento del punk nel mondo della musica attraverso gli eventi più recenti riguardanti la pandemia. Al riguardo, l'artista ha dichiarato quanto segue: "Credo che i punk fossero sicuri di essere il triplo vaccino che avrebbe liberato per sempre la musica dall'orribile virus del rock progressivo. Sfortunatamente, come nel mondo reale, il virus tende ad arretrare e tornare, successivamente, in una forma differente"

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 Le riflessioni di Ian Anderson 

In separata sede, intervistato dal Guardian, Ian Anderson ha parlato di alcuni colleghi che annoveravano il panorama rock degli anni '60 e '70. "Amavo il blues, ma era un modo per aprire una porta e trovare la mia strada in musica. Volevo fare qualcosa come SGT. PEPPER'S e THE PIPER AT THE GATES OF DAWN", spiega. Secondo Ian Anderson, alcune delle band del passato avevano un modo di concepire la musica troppo simile l'uno con l'altro. L'approccio poco convenzionale dei Jethro Tull attrasse gli appassionati a prescindere dai cambiamenti che la scena di riferimento stava affrontando. L'auspicio dell'artista per la sua musica è che gli ascoltatori riflettano sul processo creativo da cui essa scaturisce: "Capisco perfettamente se le persone definiscono la mia musica arrogante o pomposa. Spero, però, che il pubblico si renda conto di quanta serietà, studio e passione sono coinvolte"

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