Kayron: la metal band italiana si interroga sulle sorti del mondo con “HAS HUMANITY FAILED?”

Arrivano da Milano, i Kayron, novità sulla scena metal pronta ad affermarsi sulla scena nostrana ampliando gli orizzonti degli ascoltatori attraverso la commistione di grinta e riflessività che caratterizza le loro produzioni.

Si fondano per volere del chitarrista e cantante Giacomo Noia, del bassista Giovanni Micucci e del batterista e percussionista Ettore Bianchi. Sono i Kayron, una band il cui spettro sonoro si estende lungo variegati landscapes del paradigma metal. Il gruppo forma la propria identità artistica con la prerogativa di miscelare le sfaccettature più aggressive del genere in cui trovano dimora con inflessioni più soft, in grado, non solo di fornire texture più interessanti alla propria opera, ma soprattutto di mettere il sound al servizio della ricercatezza autorale che gli permette di affrontare tematiche ampie e, soprattutto, di libera interpretazione. I Kayron presenteranno presto al pubblico il loro album di debutto. Si intitola HAS HUMANITY FAILED? Lo abbiamo ascoltato in anteprima in modo da indirizzarvi nei confronti di un atto decisamente interessante su una scena, quella italiana, sempre presa fin troppo poco in considerazione dagli appassionati autoctoni e non solo.

Kayron: il percorso della band fino al disco di debutto

I Kayron devono il loro sound all’unione delle influenze ed ispirazioni che, nel tempo, hanno spinto i suoi membri ad imbracciare i propri strumenti e a costruire un percorso in musica: dal blues al reggae, fino ad arrivare allo ska ed il funk. I Kayron si presentano originali, scioccando chi ascolta attraverso il loro approccio appassionante e, soprattutto, appassionato, capace di stravolgere i costrutti su cui diversi sottogeneri musicali, oggi, si ergono, utilizzando un playing coinvolgente, privo di compromessi e, soprattutto, empatico. Ciò che maggiormente colpisce nei loro lavori, infatti, è l’apporto umano che li contraddistingue. Ogni strofa viene interpretata con trasporto, ogni riff è lanciato con l’adrenalina alle stelle ed ogni groove sudato fino all’ultima goccia. Sacrificio, amore e dedizione sono i baluardi concettuali dietro il sound di una band chiaramente e pienamente coinvolta in ciò che fa. Il loro primo album, HAS HUMANITY FAILED? Uscirà ufficialmente il 20 maggio 2022.

È stato inciso e mixato ai RecLab Studios di Larsen Premoli e presenta 11 brani inediti scritti e prodotti interamente dai membri della band. Una fatica discografica nel vero senso della parola, come gli stessi Kayron ammettono. Sebbene il processo di creazione dell’album, infatti, si sia presentato spontaneo e diretto, la messa in pratica dei concetti si è rivelata lunga e difficoltosa. Si tratta, del resto, di un lavoro estroso, in cui la band ha impiegato ogni energia per fornire interpretazioni libere ai testi, pur trattando argomenti differenti, seppur capaci di intersecarsi grazie ad ideali condivisi, in grado di aprire dibattiti, essere accettati, contestati o criticati da chiunque ascolti, a prescindere dal proprio background. È questo ciò che maggiormente colpisce dei Kayron. Sebbene le loro intenzioni siano chiare e mirate, principalmente, al mondo del metal e di generi, in ogni caso, considerati, spesso, di nicchia, le produzioni del gruppo hanno il giusto potenziale per catturare anche l’attenzione dei meno avvezzi, senza mai rivelarsi eccessive o erudite in termini di ricerca dell’unicità. I Kayron si mostrano ambiziosi e, soprattutto, determinati, presentandoci il loro progetto come qualcosa di selvaggio, libero da ogni preconcetto e, per questo, capace di espandersi come edera, ben oltre i confini del panorama di riferimento.

HAS HUMANITY FAILED? La nostra opinione

Ascoltando HAS HUMANITY FAILED? Abbiamo avuto l’impressione di avere tra le mani qualcosa in grado di accomunare praticamente chiunque. La domanda sorge spontanea ad un orecchio attento: “Come può un disco così originale arrivare a raggiungere sfumature catchy, in grado di convincere anche chi, del metal, proprio non vuole saperne?”. Un quesito che, sicuramente, attanaglierà i sonni degli ascoltatori più meticolosi e che riuscirà a sollevare diversi dibattiti. La musica unisce, negli ideali, come nella capacità che ha di appassionare le persone. Un punto, questo, che dovrebbe essere fondamentale per ogni artista e che, per i Kayron, diventa una prerogativa assoluta, pur riuscendo a trovare una sorta di equilibrio nel mare di incertezze che travolge i musicisti ogni qualvolta affrontano una nuova release. HAS HUMANITY FAILED? È chiaramente, come già accennato in precedenza, un disco che viene dalla passione e dalla spontaneità. Non è un prodotto creato a tavolino per soddisfare un pubblico di massa, tantomeno il vezzo di un manipolo d’artisti indirizzato ad una nicchia ristretta di appassionati.

Sbalordisce, però, con quanta pulizia i Kayron siano stati in grado di chiarire le proprie idee e valori. Ecco come una band davvero valida diventa la prova regina di quanto importante sia assimilare le proprie influenze individuali, al punto da renderle il punto di forza dell’identità artistica dell’intero progetto, convogliandole nelle giuste direzioni. In HAS HUMANITY FAILED? Le orecchie più attente scorgeranno fonti d’ispirazione provenienti da ogni dove. Un progetto unico, in cui convogliano sonorità avvezze allo spettro di gruppi come i Tool, gli Slipknot e i Korn, ma anche i Black Sabbath e i Metallica (specie nell’interpretazione delle linee vocali e nella solenne grinta che le contraddistingue). Unire orizzonti sonori tanto aggressivi con il jazz - fidatevi ce n’è parecchio - la ska e, addirittura, il blues, non è assolutamente cosa da poco. Il disco ha un potenziale sconfinato dal vivo, presentandosi, ad oggi, sì, come prodotto finito, ma anche come tela bianca per live straordinariamente adrenalinici. In HAS HUMANITY FAILED? I fasti della chitarra shred tornano a splendere, senza mai risultare stantii, presentandosi misurati e ben amalgamati con il contesto.

I Kayron forniscono la loro visione del doom e del thrash metal, senza mai risultare bruschi (paradossalmente) negli switch di sonorità, costanti in 9 brani su 11. Fatto salvo di Death Will Be Strong e You Will Not Fade, infatti, ogni traccia si mostra camaleontica all’estremo, mutando di punto in bianco, sorprendendo anche i più scettici e strappando un sorriso sulle bocche di tutti coloro in cerca di qualcosa di nuovo, originale e concreto. In ogni brano si percepisce un’emozione indescrivibile, quella provata da ogni appassionato quando imbraccia il proprio strumento. Non importa quanto eclettico l’ideale del gruppo possa essere o quanto tecnicamente accurato possa presentarsi, il progetto Kayron si erge su una base limpida e pura, quella della passione; un motore potente, in grado di spingere artisti ed ascoltatori verso orizzonti condivisi, trovando una sinergia speciale tra l’uno e l’altro capo delle cuffie o tra i due lati del palco.

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