La storia di come David Bowie si unì al suo “mentore” Pete Townshend

Apparentemente agli antipodi, ciò che lega il leggendario Duca Bianco con l'icona della chitarra hard rock Pete Townshend è, in realtà, un legame di profonda ammirazione reciproca.

Townshend lo ha ricordato in diverse occasioni, il primo incontro con David Bowie. Era il 1966, forse il '67 e il non ancora chitarrista degli Who stava passeggiando lungo Ebury Street, dove al tempo dimorava quando, ad un certo punto, una figura chiaramente carismatica, ma ancora sconosciuta, cominciò a declamare il suo nome a gran voce. Townshend fu raggiunto dal giovane Bowie in compagnia della sua ex moglie Angie, il quale gli rivelò di aver ascoltato alcune sue demo durante le ore lavorative, essendo un impiegato alla Essex Records e di esserne rimasto folgorato. Quello fu il primo incontro tra due artisti appassionati che, di lì a poco, avrebbero scolpito i propri nomi nella leggenda.

L'amicizia tra i due artisti

Townshend descrive David Bowie con parole d'encomio. Vista l'indole sprezzante del chitarrista, sembrerebbe che il compianto Duca abbia compiuto un'impresa unica entrando nel cuore del chitarrista degli Who. In ogni caso, i due hanno condiviso per molti anni un'amicizia splendida che, all'arrivo del Terzo Millennio, culminò con una scintillante collaborazione. In Slow Burn, infatti, la chitarra di Townshend brilla e travolge con un riff unico, impreziosito dal buon gusto di David. Quest'ultimo, avrebbe descritto il lavoro del collega ed amico sulla traccia come qualcosa di eccentrico e aggressivo, una delle sue migliori produzioni, aggiungendo che, per lui, Pete Townshend fosse stato una sorta di mentore, nonché un amico presente. Inutile dire, dunque, che per Pete Townshend, la morte di David Bowie abbia rappresentato un profondo shock, peggiore, sicuramente, di quello subito dalla stragrande maggioranza del panorama musicale moderno all'apprendere della notizia.

Claudio Pezzella

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Claudio Pezzella
Tags: david bowie

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