JIMMY PAGE: i Led Zeppelin dopo John Bonham

Cosa sappiamo sull’ultimo album dei Led Zeppelin? Sappiamo solo che una parte di loro, morì insieme al loro batterista John Bonham

Quando John Bonham morì il 25 settembre del 1980, gli Zeppelin morirono con lui. Due anni dopo, arrivò Coda, il nono e ultimo album in studio. 

Mentre si ascolta Page discutere di questo materiale, fatto di piccoli tesori nascosti, si percepisce una certa dose di riluttanza. D’altro canto, una volta, Plant descrisse il suo caro vecchio compagno “Un uomo misterioso. Nascosto nell’ombra.“. Eppure, si intravede una certa dose di innocenza, anche se la parola “innocenza” difficilmente potrebbe trovarsi nella stessa frase di “Led Zeppelin“, ma questo era prima che il buio e l’intensità li soverchiassero, ed è qui che si capisce quanto la morte di John Bonham abbia influito su di loro e soprattutto su Page.

Coda era un album difficile.” Ricorda Page “Appena due anni prima abbiamo perso John, e quando abbiamo iniziato a fare Coda, la sua perdita ancora si sentiva. Era un album contrattuale, abbiamo dovuto farlo.

Foto via: teamrock.com

Quando gli viene chiesto qual è stato il suo approccio, lui risponde:

Doveva avere credibilità, perchè sarebbe potuto risultare sgradevole. Ci ha aiutato il fatto di avere Darlene, Ozone Baby e Wearing And Tearing, ma solo John ed io sapevamo di Bonzo’s Montreux. Era una cosa che avevamo fatto insieme, soltanto lui ed io. Volevamo fare qualcosa che sembrasse un’orchestra di tamburi. Era divertente, ma non sarebbe mai stato adatto a nessun album.

Per quanto riguarda il viaggio in India fatto con Robert nel ’72, e di cui non si sapeva molto riguardo la musica elaborata in quel periodo, Page dice: “Avevamo pensato di andare in uno studio EMI a Bombay, insieme ad alcuni musicisti indiani classici. Volevo vedere se era possibile entrare con una chitarra e un interprete, e far accadere qualcosa. Nel 1972 quei musicisti erano immersi nel loro mondo, non avevano mai sentito parlare dei Led Zeppelin. Ma il brano Friends è stato scritto intorno all’idea di musica indiana.” ricorda “Per quanto mi riguarda, ero in paradiso. Ero andato lì per fare qualcosa che sembrava impossibile, e l’avevo fatto!

Jimmy Page e la sua passione per la musica indiana

Page è sempre stato un fan della musica indiana, infatti, da adolescente si dilettò per un po’ con un sitar durante le sue prime sessioni di musica. Tanto che ha avuto il piacere di conoscere anche il maestro Ravi Shankar, conosciuto durante un concerto a Londra. Ad oggi, Jimmy continua a giocherellare col suo sitar, ma non crediamo lo vedremo molto presto a suonarlo dal vivo. “E’ una disciplina spirituale. Ci sono dietro duemila anni di cultura, ascoltare Ravi è incredibile!” dice Page.

Negli ultimi anni, Page è stato protagonista di una sorta di campagna di rilancio che però lo ha visto muoversi in solitaria, e quando gli viene chiesto perchè Robert Plant e John Paul Jones non sono stati al suo fianco, lui ha risposto: “Non li ho sentiti, ma sanno come le cose si sono sagomate. Tutti noi sappiamo che ho formato la band e sono stato produttore, e di conseguenza un punto di riferimento, più di chiunque altro. Le persone possono anche aver dimenticato tutte le cose che abbiamo fatto, ma io no.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You May Also Like