Un pioniere assoluto della musica alternativa, ma anche un poeta ed un artista sovversivo, in grado di modificare radicalmente la concezione contemporanea della cultura pop. Lou Reed è stato questo e molto di più, covando una passione sfrenata per il blues, ma anche idee controcorrente che lo portarono, ad esempio, ad esecrare la produzione dei Beatles e ad apprezzare soltanto alcuni stralci della produzione solista di John Lennon. Intervistato da Rolling Stone nel 2003, poi, Reed fornì alcuni interessanti retroscena dietro il collezionismo di vinili di cui era, sin dalla tenera età, dipendente. Riportiamo le sue parole di seguito.
Quando gli fu chiesto quale fosse il suo disco preferito più sorprendente, Reed citò The Fat Man, singolo rilasciato dai Fats Domino nel 1949. L'ex frontman dei Velvet Underground andò avanti spiegando l'impatto positivo che la loro musica aveva avuto sulla sua controversa e tumultuosa giovinezza a Long Island: "Ero un grande fan di Meade, Lux, Lewis ed Albert Ammos - Disse - I giganti del piano boogie-woogie. Poi, ascoltai The Fat Man e rimasi scioccato. Fu uno dei primi dischi che abbia mai comprato nella maledetta Long Island, l'ascella del mondo. Volevo unirci una chitarra e mischiare tutto con Ooby Dooby di Roy Orbison e Red Hot di Billy Riley. Quello è il mio stile".
Inoltre, Reed declamò il suo amore per la traccia nel 2006, durante un'intervista con Anthony DeCurtis. L'ex Velvet Underground aggiunse di continuare ad ascoltarla, pur non riuscendo ad attribuire significato ad alcuni versi. L'artista spiegò, poi, che non erano i testi a suscitare in lui quell'amore smisurato e, che se avesse dovuto scegliere sotto quel punto di vista, avrebbe ascoltato Leonard Cohen o Bob Dylan. Quanto letto in queste righe rappresenta un esempio lampante di quanto eclettico Reed sia stato e di come, la sua opera, sia stata influenzata in modo del tutto originale dal suo fitto background musicale.
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