Sei musicisti che sono quasi morti sul palco

I, Flowkey CC BY-SA 2.5

In passato, non esistevano rockstar lontane dal pericolo. Sin dalla notte dei tempi, insomma, questi artisti venivano definiti poeti maledetti e protagonisti dell'anticonformismo. Questo, li ha portati diverse volte a sfiorare la morte proprio nel loro habitat naturale, il palco.

Da Elvis Presley a Keith Moon, i più grandi talenti musicali hanno, almeno una volta, rischiato la pelle mentre suonavano e non solo. Alcuni di essi, del resto, sono entrati nel mito dopo che la loro vita è finita in tragedia. Insomma, la mitologia delle rockstar vede queste ultime danzare su un filo col Diavolo ogni volta. Oggi, le star del rock si mostrano più pacate, vivendo la musica in un contesto meno mistificante. Negli anni d'oro del genere, però, i suoi principali protagonisti hanno vissuto ogni istante fino all'ultimo respiro. Come detto, alcuni artisti hanno messo la propria vita a repentaglio anche sul palco. Scopriamo, di seguito, i casi più sensazionali.

Keith Richards

Il leggendario chitarrista dei Rolling Stones è scampato al tristo mietitore innumerevoli volte. Nel 1968, poi, durante uno show a Sacramento, in California, Richards notò che il suo microfono stesse puntando nella direzione sbagliata. La band stava eseguendo The Last Time quando, al momento di intonare le voci di coro, egli decise di spostarlo. Fu un errore catastrofico, siccome il microfono non era collegato a terra correttamente. Quando la chitarra lo toccò, quindi, divenne un campo elettrico potentissimo, in grado di portare corrente alle corde. Richards subì un pesante shock, venendo portato d'urgenza all'ospedale, sopravvivendo quasi miracolosamente.

Frank Zappa

L'ingresso di Frank Zappa in lista non sorprenderà i rocker della vecchia guardia. Il leggendario artista ha, infatti, assistito ad innumerevoli incidenti sul palco. I più significativi, comunque, rimangono 2. Il primo, occorso il 10 dicembre del 1971, ebbe luogo durante un live dei Mothers Of Invention al Rainbow Theatre di Londra. Nel mezzo di una cover di I Want To Hold Your Hand dei Beatles, il ventiquattrennte Trevor Howell emerse dal pubblico per spingere il frontman fuori dal palco. Frank rimase privo di conoscenza fino all'arrivo dei soccorsi, mentre i suoi fan furono trattenuti dalla polizia, desiderosi di aggredire il sovversivo dopo i fatti. L'altro evento clue, immortalato nel classico dei Deep Purple Smoke On The Water, ebbe luogo al Montreux Casino, in Svizzera, il 4 dicembre dello stesso anno, quando un incendio doloso spinse Zappa a far evacuare il posto, raso al suolo dalle fiamme.

Keith Moon

Un altro artista selvaggio che fece degli eccessi e dell'edonismo il suo pane quotidiano. Durante uno show a San Francisco, nel 1971, Moon assunse dei tranquillanti che, in realtà, si rivelarono essere droghe pesanti. Durante il set, il batterista collassò due volte, prima di essere portato d'urgenza in ospedale.

Bill Berry

Il primo batterista dei R.E.M. ha goduto di una carriera stellare con il gruppo che finì per passare da eroi dell'indie a giganti della scena mainstream. Il 1 marzo del 1995, però, la vita e il percorso artistico di Berry cambiarono radicalmente dopo uno spettacolo al Patinoire Auditorium, in Svizzera. Il batterista collassò sul palco a seguito di un aneurisma cerebrale. Dopo essersi riabilitato, tornò sul palco con la band, prima di lasciare nel 1997, a causa del trauma subito.

James Hetfield

Anche l'inarrestabile frontman dei Metallica ha avuto un incontro ravvicinato con la morte mentre era sul palco. Nel corso della sua brillante carriera, Hetfield è diventato famoso, oltre che per le hit della band, per spingersi oltre ogni limite dal vivo. Quando i titani del thrash metal si esibirono a Montreal, in Canada, nel 1992, il cantante camminò, per errore, verso uno dei fuochi d'artificio in procinto di decollare. L'incidente gli arrecò ustioni di terzo e quarto grado.

Chris Rea

Nel 2017, l'artista collassò sul palco mentre si esibiva ad Oxford. Era la trentacinquesima data del suo tour e rischiò di perdere la vita a causa di quello che, successivamente, sarebbe stato riconosciuto come la conseguenza di un infarto da cui fu colpito l'anno prima.

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