I THE KINKS raccontano “Waterloo Sunset”

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Quando Ray Davies riversò i suoi sogni e le sue aspirazioni giovanili in una canzone destinata a diventare un classico del rock, oltre che l’inno ufficioso di Londra.

Una mattina del febbraio 1967 Ray Davies caracollò giù dal letto nella sua casa un po’ cadente nella zona nord di Londra, e trovò una canzone ad aspettarlo. “Waterloo Sunset mi è apparsa in sogno”, racconta Davies a «Classic Rock». “Mi svegliai, e lei era là”. La canzone che sarebbe diventata uno dei classici del suo gruppo, i Kinks, e addirittura l’inno di Londra, iniziò in realtà come una lettera d’amore a un’altra città. “Originariamente meditavo di chiamarla ‘Liverpool Sunset’”, rivela Davies.

Amavo Liverpool e il Mersey Beat. Ma sapete cosa consigliano agli scrittori? Scrivete di quello che conoscete. E io, senza dubbio, conoscevo Londra meglio di Liverpool. Così cambiai soggetto. Waterloo è un posto molto importante per la mia vita”, continua Davies. “E ci avevo visto moltissimi tramonti. Una volta, da bambino, ero molto malato e mi trovavo al St Thomas Hospital quando ne vidi uno sul Tamigi. Anni dopo, andando a scuola al college art, mi capitava di passare sempre davanti alla stazione. E fu sempre a Waterloo che incontrai la mia prima ragazza, che poi sarebbe diventata la mia prima moglie”.

Come naturale per una canzone nata in sogno, i testi hanno un’atmosfera quasi impressionistica, molto più attenta agli stati d’animo che non a una narrazione lineare. E mentre Davies vaga nei suoi ricordi di gioventù, due nomi saltano fuori all’improvviso: “Cantai i nomi di Terry and Julie”, ricorda, “e mi sembrò che non servisse una spiegazione. Mi piaceva che l’ascoltatore ci mettesse del suo ed evocasse le sue immagini. Le sue personali. Se tutti si fossero fatti un’immagine di Terry e Julie, allora ognuno gli avrebbe attribuito il volto di qualcuno di sua conoscenza”.

All’epoca in molti si convinsero che quei due nomi si riferissero a una della coppie di attori più note della Swingin’ London, quella formata da Terence Stamp e Julie Christie. Ma Davies, sempre molto restio a svelare i segreti della canzone, nega il legame: “Penso che i personaggi abbiano a che fare con i desideri delle mie sorelle maggiori, che crebbero durante la Seconda guerra mondiale e si persero del tutto gli anni Sessanta. Pensavo al mondo che avrei voluto avessero loro”.

Alla canzone mancava però ancora un elemento che legasse strofe e ritornello, e Ray la suonò a suo fratello Dave: “Ebbi subito la sensazione che sarebbe stato un successo”, scrisse il più giovane dei Davies nella sua autobiografia Kink. “Aveva una linea di basso discendente ipnotica in un modo stupendo, che contrastava magicamente con le armonie vocali, che invece ascendevano, una tessitura sonora gentile ma anche inquietante. Iniziammo subito a canticchiare delle parti vocali sul ritornello”.

Quando Ray la fece sentire al produttore del gruppo, Shel Talmy, anche lui ne rimase impressionato: “Ray era uno degli autori più prolifici che avessi mai conosciuto. Sembrava fosse in grado di scrivere anche una dozzina di canzoni in una sola nottata, per poi venire a farmele sentire, in modo che io potessi scegliere  le più adatte. In tutto il tempo che lavorai con lui, le quattro che mi sembrarono da subito dei sicuri numeri uno furono You Really Got Me, Tired Of Waiting For You, Sunny Afternoon e Waterloo Sunset”.

Il 12 marzo il gruppo si radunò negli studi nella cantina della Pye Records, a London Marble Arch, per la registrazione della nuova canzone di Ray, che fu incisa in diretta su un quattro piste. Ma chi effettivamente ne fu il produttore, è rimasto a lungo in questione. Durante la produzione del disco del 1967, something else, i Knks e Talmy cessarono la loro collaborazione.

Ray si era detto insoddisfatto delle prime prove di Waterloo, e così decise di prodursela da solo.

Talmy naturalmente non è d’accordo su questa versione dei fatti: “L’ho prodotta io, e non so davvero chi possa affermare il contrario. Se ero menzionato nei crediti come produttore di una canzone, vuol dire che l’avevo rodotta io”.

Qualunque sia la verità, non c’è alcun dubbio che l’esecuzione del gruppo, che Davies descrive come “parca ma ben arrangiata”, fu magica. Dopo che Ray ebbe registrato la voce base, aggiunse una serie di arrangiamenti vocali a cascata, che vedono Dave, il bassista Pete Quaife, e la moglie di Ray, Rosa, cantare “oooh”. Ma mancava ancora il tocco finale. Racconta Dave Davies: “Ci baloccammo un po’ con alcune idee per la chitarra e suoni vari, prima di provare a deciderci:  vremmo dato alla chitarra un piccolo effetto delay, con un leggerissimo fuori sincrono. Funzionò alla grande”.

In una primavera prodiga di classici indimenticabili (A Whiter Shade Of Pale, Strawberry Fields Forever), Waterloo Sunset era perfettamente in linea con i tempi, e arrivò fino al numero 2 nelle classifiche uk. Ray Davies ama citare una cosa in particolare di quella prima scalata delle chart da parte della sua canzone: “Ricordo un momento in cui Jimi Hendrix e io eravamo tutti e due a Top of the Pops. Ci incontrammo nei corridoi e lui mi disse: ‘Amico, adoro la tua canzone’. E mi suonò Waterloo Sunset, usando le dita della mano sinistra per picchiettare le note sul manico della chitarra, assolutamente in Hendrix style”.

Hendrix non fu l’unico ad amarla: Pete Townshend e Damon Albarn mi hanno detto entrambi che è la loro canzone preferita. Il critico Robert Christgau la definì "La canzone più bella di tutta la lingua inglese”.

Nella classifica elaborata da «Rolling Stone» sulle 500 canzoni migliori di tutti i tempi, Waterloo Sunset si è piazzata al numero 42, e il popolarissimo «Time Out» la definì addirittura l’inno ufficiale della città di Londra.

Waterloo Sunset: una bellissima maledizione

Se le versioni cover sono il riconoscimento più grande della fortuna di un brano, allora Ray può dirsi soddisfatto, visto che fra gli artisti che si sono dichiarati fan di Waterloo Sunset ci sono David Bowie, i Def Leppard e Peter Gabriel. Eppure malgrado tutto questo, Waterloo Sunset divenne quasi una maledizione per Ray, che nel 1976 disse: “Quel che mi preoccupa è che quando la gente sente le mie nuove canzoni dice: ‘Ah, ecco la nuova Waterloo Sunset di Ray’”.

E nel 1970, quando lo interrogarono sulla canzone, osservò: “Graham Greene non può scrivere sempre e solo Brighton Rock. Gli autori possono solo farsi venire in mente idee nuove”. Ma nell’album del 2010 see my friends, disco dove Ray duetta con altri artisti rifacendo classici dei Kinks, si sentì abbastanza a suo agio da rivisitare la canzone in un duetto assieme a Jackson Browne. Sebbene Ray ami ascoltare altri artisti misurarsi con quella che è diventa la sua canzone più rappresentativa, deve ammettere che “Nulla può ricatturare l’atmosfera della versione originale dei Kinks. Quando entra in scena la chitarra di mio fratello, accade qualcosa di davvero magico”.

 

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