FRANZ ZAPPA: ritorno al Rock

Terminata la troppo costosa avventura dei Mothers, versione big band innervata di jazz-rock, Frank Zappa si trova di fronte la scadenza del contratto con la Warner Bros. E nel gennaio del 1973 insieme al suo socio Herb Cohen lo rinegozia. Sia la Straight sia la Bizarre vengono sostituite dalla neonata DiscReet, l’indipendenza è garantita e ci sono più dollari. Non tanti, però: nel 1979, in una intervista all’«International Musician And Recording World» Zappa si lamenterà che “nella sua infinita saggezza, la Warner Bros. ci aveva concesso un budget di 60.000 dollari per album. E quello era un periodo in cui un suo gruppo di medio successo spendeva un quarto di milione per Lp”. Inoltre, adesso ci sono i Mothers da ricostruire: a parte il trombonista Bruce Fowler, tutti i musicisti che hanno composto la line-up per il Petit Wazoo Tour o non sono stati confermati o si sono resi indisponibili. Del resto, suonare con Zappa è bello e dà prestigio ma di soldi non se vedono tanti. E per i migliori ci sono appuntamenti più remunerativi come sessionmen da rispettare. Oltretutto, la fatica è tantissima: il leader è tanto divertente quanto esigente e talvolta la cosa può provocare frustrazione. Per esempio, Aynsley Dunbar il gruppo l’ha abbandonato dopo le incisioni in contemporanea di WAKA JAWAKA e THE GRAND WAZOO: “Quando finii di laorare con Frank, ogni cosa era scritta, anche le parti di batteria”, racconterà in Zappa! di Don Menn.

“C’erano spazi per i soli in cui potevi improvvisare, ma la musica era troppo studiata e cominciò ad allontanarsi dalle mie convinzioni. Lui aveva bisogno di un musicista classico, di qualcuno che leggesse, cresciuto con quel tipo d’idea. Dato che io suono con le sensazioni più che con la lettura a prima vista, era arrivato un momento in cui la mia mente si è era impantanata nel lato tecnico delle cose. Così sono arrivato al punto in cui dovevo semplicemente andarmene e suonare qualcosa di diretto, qualcosa che venisse immediatamente dal cuore. Avevo bisogno di interpretare un po’ di più me stesso”…

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Mario Giugni

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