Intervista di Daniele Caroli
Luca Pollini, giornalista e scrittore, nel 2022 ha rilevato la testata «Re Nudo», rivista storica dell’underground italiano di cui ora è editore e direttore responsabile, nell’intento di rilanciarla: “Avevo l’idea che la cultura underground necessitasse di uno spazio”, dice. “Dopo l’acquisizione della testata ho commissionato una ricerca di mercato nelle grandi città, in particolare quelle sedi di università, e ne è risultata l’esistenza di una domanda, sebbene di nicchia. In effetti quando parliamo di cultura già parliamo di nicchia; di conseguenza la cultura underground è una nicchia nella nicchia”.
Dal marzo 2023 sono usciti sei numeri di «Re Nudo». Alla rivista hanno contribuito tra gli altri Marco Cappato, Franco Mussida, Mario Giusti, Stefano Senardi, Monica Palla e diversi scrittori e sociologi, inclusi giovani autori. La testata, di 136 pagine, è trimestrale ed è venduta sul sito renudo. org, su alcune piattaforme e-commerce e nelle librerie.
I festival ieri e oggi
Viene spontaneo chiedere a Pollini quali relazioni si possano stabilire tra la testata storica insieme alle attività che a essa facevano capo negli anni Settanta e la realtà odierna: “Onestamente, il mio progetto di rilancio non vuole essere un’operazione di nostalgia”, risponde. “Come «Re Nudo», abbiamo un background storico di cultura underground, fatto di festival e di testi scritti, e perciò tutto il diritto di parlarne. Sono passati però più di cinquant’anni e ovviamente ci sono nuovi giocatori di cui dobbiamo tenere conto.
Il festival che stiamo organizzando, ‘Le Notti dell’Underground’, che si svolgerà il 21, 22 e 23 giugno alla Fabbrica del Vapore a Milano, non si presenta perciò come un raduno di reduci ma un happening originale aperto e prodotto alle e dalle nuove generazioni. Grazie al sito di «Re Nudo» che annuncia l’evento e presenta contenuti dei numeri già usciti, ho ottenuto le adesioni di numerosi artisti under 30. Negli
anni Settanta ovviamente non c’erano siti Internet né social media. Un’altra grande differenza rispetto ai sei storici festival degli anni Settanta, le Feste del Proletariato Giovanile di Ballabio, Zerbo, Alpe del Vicerè e Milano (al Parco Lambro, dal 1974 al 1976), è che allora la cultura underground era rappresentata quasi interamente dalla musica ed era inoltre fortemente politicizzata dato che in quel particolare periodo storico su parte della musica italiana venivano veicolate ideologie.
Oggi, in una società in cui contano tanto le immagini, ‘Le Notti dell’Underground’, che si tiene a cinquant’anni dal primo festival del Parco Lambro, alla musica affianca fotografia, performance teatrali, pittura, grafica, installazioni video e diverse altre forme artistiche, con un trait d’union che le accomuna e ci accomuna alle feste di «Re Nudo» dell’epoca: offrire contenuti alternativi al mainstream. Non parlerei di ‘controcultura’ perché usando tale termine si dà per assodato che esiste una cultura predominante, mentre oggi a mio avviso esiste un gigantesco vuoto culturale”.
Spazi alternativi?
Una problematica che oggi interessa da vicino anche la musica: “Ne ho discusso con vari discografici i quali mi hanno detto che per loro un cantante rap che si
fa le registrazioni in casa premendo una serie di pulsanti costa molto meno di un gruppo prog che richiede uno studio di registrazione, strumenti aggiuntivi, arrangiamenti e così via”, osserva Pollini. “Per di più, può succedere che il cantante rap abbia 100.000 follower che il gruppo prog neanche si sogna. Io scelgo di offrire una chance al gruppo prog…