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Blues Pills – Recensione – Blues Pills

Artista: Blues Pills

Titolo: Blues Pills

Etichetta: NUCLEAR BLAST

Autore: Lorenzo Becciani

 

Hard blues dal retrogusto vintage
Ascoltando la fantastica opener High Class Woman, sembra di trovarsi di fronte a dei musicisti consumati da lunghi tour e con numerosi dischi alle spalle, e non certamente a quattro ragazzi poco più che ventenni, con il futuro ancora nelle loro mani. Un Ep edito per Crusher Records e poi il contratto con l’etichetta metal più importante al mondo hanno portato la band all’attenzione del pubblico nel giro di un paio di anni, ma, prima di avere nei negozi il debutto su lunga distanza, abbiamo dovuto attendere l’uscita di altri due Ep e una serie di date con Orchid e Scorpion Child.
Devil Man e Live at Rockpalast hanno alimentato l’attesa, un po’ come avviene di consueto con i grandi eventi commerciali. Eppure di commerciale gli svedesi in pratica non hanno nulla. Quello dei Blues Pills è un blues rock spiritato, che richiama alla mente il sound della Jimi Hendrix Experience, Cheap Thrills dei Big Brother & The Holding Company e, volendo essere più intriganti, gli Shocking Blue di At Home (1969) o gli Undisputed Truth di Cosmic Truth (1975). Per fare centro al primo colpo, si sono rivolti al produttore Don Alsterberg, che con Hisingen Blues e Lights Out dei Graveyard aveva fissato gli standard per tutta la scena vintage nordeuropea. Tanto sono polverosi e retrogradi certi stacchi strumentali, che il disco sembra registrato nel giugno del 1966, quando Frank Zappa e le Mothers of Invention pubblicarono Freak Out!, introducendo di fatto l’utilizzo del multitraccia.

[quote align=’left’]Sembra di trovarsi di fronte a dei musicisti consumati da lunghi tour e con numerosi dischi alle spalle, e non certamente a quattro ragazzi poco più che ventenni.[/quote]

Oltre al singolo Jupiter, Black Smoke e Little Sun sono gli altri passaggi che vi manderanno fuori di testa, con il cantato sporco alla Janis Joplin della bellissima Elin Larsson a fare da perfetto contraltare per la chitarra di Dorian Sorriaux, acceso come un esorcista all’opera. Il resto lo fanno gli ex Radio Moscow Cory Berry e Zack Anderson, con grasse linee di basso, feroci parti di batteria e una disarmante attitudine live. A riprova che nulla è stato lasciato al caso, la scaletta è completata dalla cover di Gypsy di Chubby Checker, mentre la copertina è stata realizzata dalla madre della psichedelia, Marijke Koger-Dunham, che, nel corso della sua carriera, ha venduto dipinti e costumi ai Beatles, colorato le chitarre di George Harrison ed Eric Clapton e realizzato la scenografia del musical Hair. A corredo della release infine, un Dvd contenente il concerto tenuto dalla band lo scorso anno al rinomato festival tedesco Hammer of Doom.

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Lorenzo Becciani

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