Serena Brancale torna al Festival a dieci anni di distanza dalla sua ultima partecipazione. A Sanremo 2025 la sentiremo cantare Anema e Core, che vanta però solo il titolo in napoletano. All’interno del brano, invece, a spiccare è il dialetto pugliese.
«Questo brano – racconta la Brancale in conferenza stampa – nasce dalla voglia di parlare di un’attitudine che mi rappresenta: un modo di vivere le cose al 100%. È l’idea di viverti qualsiasi cosa, dal Festival a una canzone d’amore, con lo stesso fuoco. Il bello di dare sempre te stessa. È anche però un brano in italiano che ha una bella parte in dialetto pugliese. Il titolo è invece un’espressione napoletana che mi rappresenta. Volevo lasciare questa parte solo nel titolo. E poi volevo omaggiare Pino Daniele che mi ha ispirato e insegnato a essere libera nel mio dialetto».
Del resto, come tanti prima e dopo di lei, Serena Brancale ha realmente visto la bellezza della Puglia solo dopo essersene allontanata.
«Appena sono andata via – spiega – ho iniziato a scrivere in dialetto. Grazie a Pino ho cominciato a credere che il mio dialetto potesse essere uguale e forte quanto quello napoletano».
Serena Brancale: a Sanremo con Alessandra Amoroso nella serata delle cover
Il legame con la Puglia si rinnoverà anche durante la serata delle cover. La Brancale sarà infatti accompagnata sul palco dell’Ariston da Alessandra Amoroso: canteranno insieme If I Ain’t Got You, iconico brano di Alicia Keys.
«Quando devi scegliere la cover – ci dice – scegli il brano che mette in evidenza alcuni lati di te. Anema e Core mette in evidenza la parte gitana, la cover è il soul, l’animo gospel che Alessandra possiede. Non a caso è entrata ad Amici con quel brano, quindi era perfetto per conoscerci e condividere una canzone super soul mondiale. Ovviamente, tutto è super made in Puglia».
Insomma, un Sanremo all’insegna di una nuova attitudine per Serena Brancale.
«Mi auguro che con Anema e Core la gente possa ricordarmi col sorriso. Perché a me fa sorridere, è un brano felice. Prima venivo ricordata come Serena, la cantante jazz. Io voglio che il jazz diventi world music, perché la musica non è solo un genere. Posso cantare anche la pizzica».
Il successo di Baccalà
Per Serena Brancale, in breve, «l’idea di chiudere una cantante in un genere musicale mi ha fatto sempre un po’ dispiacere. Per tutti, non solo per me». È un po’ anche ricerca di libertà, «quella che sento quando vedo Jovanotti: lui è eterno, perché l’artista non deve essere un genere».
«Dopo questo Sanremo – chiosa – mi auguro di non essere più Serena Brancale, la cantante jazz». Del resto, nel 2015 Serena Brancale aveva presentato il brano Galleggiare, ma da allora sono anche trascorsi dieci anni, di vita e musica.
«Ho messo in evidenza la mia personalità, perché nascondevo una parte di me. Quella più simpatica e più ballereccia. – dice l’artista – Sono diventata un po’ più lucida e guardo meglio le cose perché le metto a fuoco. Non potevo raccontare che ballavo la salsa o ascoltavo Gigi D’Alessio e ad un certo punto ti chiedi: ma perché? Se mi piace andare in discoteca perché me ne devo vergognare? È stata una crescita che mi ha fatto capire tante cose». E che ha portato anche a Baccalà e al suo successo («Un lato di me», dice la cantautrice).
«A chi mi conosce per Baccalà dico solo grazie – continua poi – e se qualcuno si incuriosisce capisce che c’è molto altro oltre Baccalà».
Foto di Alessandro Rabboni