Tutto è pronto (più o meno) per il quinto Festival di Sanremo di Achille Lauro. Il cantautore – dopo essere stato in gara del 2019 con Rolls Royce, nel 2020 con Me ne frego, nel 2022 con Domenica e nel 2021 aver partecipato come super ospite – porta al Festival Incoscienti giovani, ispirata a una storia vera. È un Achille Lauro nuovo, tuttavia, quello che vedremo durante la settimana della kermesse. O, sarebbe meglio dire, che è un Achille Lauro più consapevole.
«È da un po’ di tempo che non pubblico un album. – esordisce subito Lauro in conferenza stampa – Sono stato molto a lavorare sulla musica e a cercare la mia vera identità, anche se ho spaziato con mille generi. Ho pubblicato tanta musica diversa».
Una sperimentazione che deriva anche dal fatto di non aver «paura di perdere il mio pubblico». «Penso che in studio vada provata la spontaneità. E poi ogni album è differente da quello precedente. – continua – Sono stato all’estero e credo di aver scritto le canzoni più belle della mia carriera. Ho trovato un’identità che porterò avanti. Ho capito dove voglio andare e quello che veramente mi piace. Sono cresciuto con i grandi cantautori italiani e romani e la musica rilegge quel mood lì, quelle canzoni che ascoltavi andando al mare con i genitori».
È un mood che riguarda in realtà tutto il lavoro sul nuovo progetto discografico, iniziato già con il lancio di Amore Disperato. «Rispecchia ciò che sono – dice ancora Achille Lauro – e oggi non sono più un ragazzino». L’album – «super ricco» – uscirà prima dell’estate, ma Lauro ricorda anche il già annunciato «regalo ai fan: un album sperimentale». E la nascita di una Fondazione a supporto dei ragazzi in difficoltà.
Achille Lauro a Sanremo con Incoscienti Giovani
Torniamo prima però a Incoscienti Giovani. «Ho scritto le prime parole e i primi accordi di pianoforte un paio di anni fa. – racconta Achille Lauro – E ho capito subito che c’era qualcosa di grande. Parla della mia storia, perché è più facile rubare dalla realtà piuttosto che inventare qualcosa. Parla però anche di giovani tormentati cresciuti ai bordi del Raccordo. Ed è una dedica a chi è cresciuto con me e come me. Poi ognuno le legge come vuole. Per me è la storia di una bambina e di ragazzi, ma puoi leggerla in tante chiavi: potrebbe essere mia madre o un mio amore. È una ragazza che non si sente amata e fa tutto per essere diversa da chi l’ha cresciuta».
Sia per il brano che per ciò che oggi è, insomma, per Achille Lauro «sarà un Sanremo diverso». «Sono sempre stato me stesso – aggiunge – ma quest’anno ho una veste diversa. Questa canzone merita un grande palco. E poi la verità è che nei Festival precedenti non ho mai cercato di stupire il pubblico. Io volevo solo portare la mia musica a un livello più alto, rifacendomi alle grandi produzioni internazionali e alle grandi rock star degli anni ‘70. Sanremo rispecchia veramente chi sono io oggi, racconta il nuovo me».
La cover con Elodie
Rientra in quest’operazione di recupero anche la cover scelta: con Elodie, Achille Lauro intonerà infatti un tributo a Roma sulle note di Rino Gaetano.
«Sono anni che volevo duettare con Elodie, siamo molto vicini per come viviamo le canzoni. – dice in proposito Lauro – Amo quando interpreta i brani. Non è solo una cantante, è il dramma romano tipico di chi è cresciuto nelle periferie della città. Io ho proposto A mano a mano. Sono cresciuto a Monte Sacro, quei quartieri in cui Gaetano è venuto a mancare, e quel pezzo è un simbolo di quello che è stata la mia adolescenza. Molte volte si tende ad emulare con le cover, invece credo sia molto spontanea e molto nostra. Elodie ha proposto Folle città, un brano non mainstream che parla di una folle città da cui non si riesce ad andare via».
Foto di Marcello Junior Dino